Luca Marini arriva al Sachsenring con addosso le belle sensazioni vissute al Mugello, dove ha chiuso la gara della domenica al quarto posto nonostante un fastidioso infortunio al polso della mano destra. La verità è che raddrizzare un weekend partito male, per un pilota, è un godimento surclassato soltanto dalla vittoria: farlo ti restituisce una bella confidenza e probabilmente anche un po’ di fede. Con Luca abbiamo appuntamento nel tardo pomeriggio del giovedì, al camion del Mooney VR46 Racing Team - che per i più precisi si chiama Technical Truck - parcheggiato nel retrobox. Trattasi di una struttura perfettamente organizzata comprendente lo spogliatoio, una sala riunioni, una stanza per la fisioterapia e, soprattutto, la terrazza con vista paddock da cui Luca ha appena finito di rilasciare un’intervista alla televisione greca. La fortuna di parlare con lui è sempre la stessa: ogni volta che lo ascolti capisci un po’ di più come funziona una moto, come ragionano i piloti e dov’è la verità, perché è capace di spiegarsi un po’ meglio degli altri e non ha nessuna paura a dire quello che pensa.
Ciao Luca! Come sta la mano?
“Dai, non male. Lunedì dopo la gara mi dava abbastanza fastidio, però abbiamo fatto fisioterapia tutti i giorni e oggi mi sento abbastanza bene”.
Domenica dopo la gara sembravi contento, addirittura felice. È per via del fatto che hai raddrizzato un weekend partito male?
“Esatto, venerdì sono partito veramente male. Ero molto in crisi, pensavo sarebbe stato molto difficile. Poi piano piano abbiamo trovato buone soluzioni e ci siamo messi a posto: abbiamo cambiato le manopole, messo una protezione dentro il guanto… abbiamo fatto un sacco di cose che poi mi hanno aiutato ad essere veloce domenica”.
Cambiato le manopole?
“Le ho messe più piccole! Mi faceva male il pollice, non riuscivo a tenerlo abbastanza aperto. Quindi le abbiamo sostituite con altre più piccoline e mi sono trovato meglio”.
Il Sachsenring è un circuito speciale per te: ci hai fatto il primo podio in Moto2, l’anno scorso una top 5. Potrebbe essere la pista giusta per tentare il colpaccio?
“Ah, è impossibile da stabilire. Ogni anno è diverso, secondo me non c’è più la pista in cui un pilota fa così tanta differenza. Secondo me diventa difficile anche per Marc Marquez. Puoi essere andato forte l’anno scorso, ma questo non significa che potrai esserlo ancora. Perché cambiano le gomme, l’aerodinamica… da un anno all’altro cambia davvero molto”.
Forse è una domanda stupida, perché chiunque potrebbe rispondere ‘frenando dopo e accelerando prima’. C’è però un settore chiave in questa pista, un punto in cui si può fare il tempo?
“Secondo me qui l’unico modo per fare il tempo è fare bene tutta la pista, perché tra il primo e il decimo di solito ci sono uno o due decimi. Se riesci a mettere insieme ogni curva al 90%, senza farne una al 100% e un’altra al 70%, allora fai la differenza”.
L’anno scorso nelle prime gare la moto ufficiale aveva qualche problema. Quest’anno invece è diverso: cos’hanno in più secondo te le Desmosedici 2023?
“Vanno fortissimo, al Mugello le 2023 mi sono arrivate tutte davanti: Pecco, Martín e Zarco. So cos’hanno in più a livello tecnico, ma senza provarle è difficile dare una valutazione. Quello che è certo è che Ducati ha fatto un ottimo lavoro”.
C’è una vecchia intervista di quando eri bambino in cui dici ‘non mi si vede tanto col ginocchio per terra sulle foto perché la raddrizzo il prima possibile’. Te la ricordi?
“No, non me la ricordo. Ma tocco poco ancora adesso il ginocchio, non consumo mai troppo la saponetta”.
Pensi mai a quanta strada hai fatto dai tempi delle minimoto?
“Sempre. Sono molto soddisfatto, è stata dura ma so solo io quello che ho passato. Da fuori sembra tutto molto più semplice di quanto lo sia in realtà. Mi faccio un po’ di complimenti da solo, mi dico ‘grazie per averci creduto’, sono felice di essere arrivato in MotoGP nonostante i momenti difficili… e ce ne sono stati tanti”.
È chiaro che nel momento in cui tu, Luca Marini, cominci a correre in moto, qualcuno ti fa notare che per te non sarà come gli altri. C’è stato un momento in cui hai affrontato questa cosa con te stesso?
“Me l’hanno detta un sacco di volte questa cosa ma non l’ho mai percepita, non so nemmeno se sia esistita per me. Tanto ogni pilota deve fare i conti e il paragone con Valentino Rossi, anche Marc Marquez. Essere suo fratello non cambia niente, ci sono lati svantaggiosi ma anche altri molto positivi, non mi sono mai sentito troppo in difficoltà da questo punto di vista. Ho fatto la mia strada”.
Però hai un gran carattere, una grande forza mentale. Un altro al posto tuo - Pecco Bagnaia per esempio ne ha parlato al Mugello - si innervosirebbe a leggere i commenti sui social.
“Questo è vero, forse anche perché da piccolino sono sempre stato sotto una luce diversa rispetto ad altri. Ecco, lì era molto peggio rispetto ad ora”.
Adesso però dovete fare i conti anche con i social.
“I social sono una cosa molto strana. Alla fine gli hater che ci sono sui social se ti incontrano per strada ti chiedono la foto, l’autografo. Oppure ci puoi parlare tranquillamente. Anche io tante volte mi vorrei sfogare, poi dopo però non puoi dire niente, non puoi fare niente in questo periodo”.
Tu cosa faresti per portare più gente alla MotoGP?
“È difficile rispondere, secondo me la MotoGP è incredibile così com’è, c’è poco da aggiungere. Perché le gare sono incredibili, il format è stupendo. C’è stato un momento di flessione, ma credo che adesso la gente tornerà”.
Quindi a te questo nuovo format piace?
“Sì, adesso che mi sono abituato dico di sì. Ovviamente è molto più stressante, molto più difficile per noi - e si vede - però si fa”.
Pensi che sarebbe meglio se le prove del venerdì non servissero ad entrare in Q2?
“Per noi piloti sarebbe un gran miglioramento. Avremmo tempo di sistemarci e prendere i riferimenti in pista, capire le curve, le buche e il grip senza dover per forza gettare il cuore otre all’ostacolo per cercare il girone. Molte volte poi capita di cadere nei giri normali, quando sei più tranquillo”.
E secondo te come mai?
“Perché giri poco, quindi perdi gli automatismi. Il venerdì fai veramente pochi giri, ti manca sempre qualcosa. Prima ti potevi sistemare sempre bene, adesso dipende moltissimo da come cominciano le cose”.
Avere un buon setting di base è diventato ancora più fondamentale.
“Ah, ormai tutti i piloti di MotoGP lavorano in questo modo: ognuno sulla sua moto cerca di non toccare niente, se sei fortunato funziona… altrimenti magari cominci a stravolgere”.
Hai un riferimento tra le altre sette Ducati come stile e assetto?
“Per quanto riguarda gli stili ognuno ha davvero il proprio, a parte Pecco che ha il suo setting speciale tra tutti gli altri ci siamo avvicinati molto”.
Setting speciale?
“Sì, quello che piace a lui. Io non so neanche se l’ho mai provato, lui la moto la tiene così. La mia moto e quella di Bez si assomigliano sicuramente di più”.
Quindi non guardi molto i dati degli altri piloti Ducati: lavori su te stesso.
“Sì, perché tanto ti devi fidare delle persone che lavorano insieme a te, il capotecnico e l’elettronico fanno un grandissimo lavoro da questo punto di vista e il pilota non ha il tempo né le energie mentali per stare dietro a queste cose”.
Ti chiamano ancora il russo?
“Meno”.
È noto più o meno a tutti che sei il pilota più veloce al Ranch di Tavullia. Perché? Stile, talento innato…
“Un insieme di cose. Poi io lo prendo come un allenamento e cerco di lavorare su me stesso, nel lavoro che faccio lì c’è qualcosa di simile al lavoro che faccio qui. Arrivi, ti prepari, cerchi di capire in quale curva migliorare, ti attacchi dietro agli altri per capire cosa fanno, modifichi un po’ la moto… e cresci ogni anno. Adesso sono il migliore ma non penso che mi fermerò, voglio continuare a crescere e migliorare esattamente come in MotoGP: voglio trovare un’opportunità per il mio futuro, per andare ancora più forte e lottare per il titolo”.
Senti, hai festeggiato l’addio al celibato a Ibiza?
“Sì, direi che è andata bene! Eravamo molto disorganizzati però, quindi è stato abbastanza tranquillo. Adesso però ci torno con la mia futura sposa (Marta Vincenzi, ndr.) a fare un addio al celibato tra di noi”.
Niente male. Sei pronto? C’è una specie di tensione pre gara?
“Ah, tantissimi dettagli da organizzare… tensione no, però sistemare tutto è dura. Per fortuna abbiamo una wedding planner molto brava”.
Il capotecnico del matrimonio!
“Ah si, ha fatto la differenza!”.
Chiudiamo: se vinci al Sachsenring?
“Forse mi faccio un tatuaggio, sarebbe il primo. Perché a me sugli altri piacciono, ma su di me non mi ci vedo, poi ho paura di stufarmi e sono una persona estremamente indecisa, specialmente avendo una scelta così ampia: innanzitutto dove lo faccio il tatuaggio, e poi cosa faccio! È veramente complicata come decisione, probabilmente mi ci vorranno degli anni per scegliere”.