“La paura è importante, va provata e ascoltata, ma non deve essere paralizzante”. Non è una frase da soldato? L’ha detta Luca Marini: il leader della classifica mondiale del campionato di Moto2. Non “il fratello di”, ma Luca Marini il pilota. Anzi, chiamatelo Luca Marine. Uno che, insomma, la divisa se la mette spesso, anche se non è quella della fanteria anfibia statunitense, ma quella di pelle che si usa per correre in moto. È un soldato Luca Marine e ormai glielo riconoscono tutti. Perché sarà pure vero che il suo non è uno di quei talenti che ti fanno balzare in piedi dopo cinque metri in moto, ma è uno che quanto a impegno, sacrificio, dedizione e coraggio non è secondo a nessuno. Tanto che adesso è primo, a pochi passi da un sogno che si chiama “titolo mondiale” e ad un paio di passi in più (comunque pochi) da quello che si chiama MotoGP.
Miracoli della disciplina. Non quella tipica da caserma, sia inteso, ma quella di chi riesce a lavorare sulla propria persona fino a trovare la capacità di impegnarsi in una personalissima guerra contro l’esercito dei piedi per terra. Chi sono? Sono quelli che davanti a un sogno ti dicono “lascia stare, non fa per te”. E con i quali ha dovuto fare i conti persino Luca Marini. Che, però, s’è vestito da Luca Marine e li ha impallinati tutti, marciando diritto verso il fronte. Dalla sua trincea di Tavullia, passando per la naja nel paddock e, soprattutto, per quel campo di esercitazione che è il Ranch, agli ordini dei sergenti della VR46, insieme ai camerata (fermi tutti, la politica non c’entra!) Franco Morbidelli, Francesco Bagnaia, Andrea Migno, Stefano Manzi, Niccolò Antonelli e tutti quelli che hanno vestito lo stemma dell’esercito tavulliese.
“Luca – ha raccontato la mamma, Stefania – è un preciso, era anche bravo a scuola. Un bambino per nulla sopra le righe, come magari era Valentino da piccolo. Non pensavo che con le moto avrebbe fatto sul serio o che sarebbe stato il suo futuro”. All’inizio, come tutti, anche la mamma ha creduto potesse essere solo un desiderio di emulazione tipico di tutti quelli che sono cresciuti vedendo vincere Valentino Rossi. Figuriamoci, appunto, di suo fratello. “Invece adesso – ha continuato Stefania – vederli tutti e due lì, a condividere la stessa passione, a confrontarsi e scambiarsi opinioni anche a casa, ad allenarsi insieme, è una cosa bellissima”.
E verrebbe quasi da dire che se l’esperto Valentino ha trasmesso all’ambizioso fratellino un po’ dei suoi segreti, magari Luca Marini ha trasmesso al leggendario fratellone un po’ di disciplina. Che non lo sappiamo se è vero, ma ci piace pensarlo. Anche perché domenica, dopo la gara di Barcellona, il “gioco” dell’ammirazione sembra aver invertito i ruoli: “Gli consiglio di restare ancora un anno in Moto2 – ha scherzato Valentino Rossi – Così ne avrò uno in meno difficile da battere con cui dovermi confrontare”.
E poi ancora: “La vittoria di Luca (riferendosi al successo al GP di Catalunya) è molto positiva e può aiutarmi a mandare giù il mio errore. Oggi mi ha colpito molto per come ha guidato la moto. È come una macchina. Non ha mai commesso errori”. Lo ha detto Valentino Rossi, il fratello di Luca Marine!
PS
L'immagine di apertura è naturalmente un fotomontaggio (che dobbiamo alla maestria di @giagius_), ma quanto sembra a suo agio il Maro vestito così?