“Il ruolo di Vale era molto importante quando correva e noi non eravamo ancora in MotoGP, perché lo avevamo come riferimento. Ma poi il riferimento è cambiato” – Lo ha detto Luca Marini, che, oltre che fratello di Valentino Rossi, è anche pilota del team che porta il nome della leggenda di Tavullia. Una frase secca, per spiegare qualcosa che, invece, sta semplicemente nelle cose: quando si lavora in gruppo il riferimento di tutti è sempre quello che in quel preciso momento ha i risultati migliori.
“All'inizio – ha infatti proseguito Marini – Franco (Morbidelli) era quello con i risultati migliori e è diventato il punto di riferimento e tutti noi abbiamo cercato di crescere ogni giorno per batterlo. Poi è stato Pecco che ha fatto un grande salto di qualità fino a vincere il campionato, e adesso è lui il riferimento”. Confrontarsi e provare a superarsi, quindi, come mission di un gruppo che prima era di ragazzini, ma che adesso è fatto di uomini che competono nella massima categoria delle corse in moto. Con Marini che, però, garantisce che nessuna delle amicizie nate sotto il cielo di Tavullia e sopra la terra del Ranch è a rischio.
“Non so cosa significhi allenarsi da solo – ha spiegato il pilota della Ducati con il numero 10 - perché da quando ho iniziato sono sempre stato in gruppo. Secondo me è una buona occasione, un'occasione per spremerti, non è un vantaggio garantito, è una cosa che fai normalmente, ma devi essere coraggioso e intelligente per approfittarne perché ci sono altri piloti che si allenano in gruppo che penso non siano riusciti a sfruttare questo al 100%. L’Academy è una esperienza grandiosa proprio per questo. Si tratta di capire la tua situazione e cercare di essere umile per imparare dagli altri, dai tuoi avversari, che sono anche i tuoi compagni di allenamento. Vedi dove sono forti, capisci cosa ti manca e cerchi di imparare, di scambiare informazioni con calma senza nascondersi le cose. Viviamo il gruppo in modo positivo, cercando, come dicevo, di imparare. Quando è nata l’Academy non c'era un obiettivo fissato, sicuramente Vale non pensava che noi quattro saremmo arrivati in MotoGP. È stata una bella sorpresa”.
Invece ci sono arrivati e anche con risultati importanti, visto che Pecco Bagnaia ha già vinto un mondiale, Franco Morbidelli ci è andato vicinissimo nel 2020, marco Bezzecchi è salito già due volte sul gradino più alto del podio della MotoGP e Luca marini è in crescita continua. Anche se adesso Valentino sta un po’ più defilato rispetto al passato. “Ora lui corre in macchina – ha proseguito marini – E’ chiaro che non può esserci sempre, ma ha sempre tanti consigli per tutti. E’ comunque presente. Il motociclismo è molto cambiato e quindi ora è molto difficile fare paragoni con il passato. Quanto a me, non è un problema che mi si chieda sempre di Vale molto di più di quanto non si faccia con gli altri piloti dell’Academy, ci sono abituato e per me è così da sempre”. Da sempre e probabilmente anche per sempre, con marini che comunque sembra per nulla infastidito da questo. A infastidirlo, piuttosto, ci sono un paio di occasioni che lui stesso ha definito perse: “E chiaro che mi aspettavo di più da Portimao e dall’Argentina – ha concluso – A Termas abbiamo iniziato a lavorare molto bene; sull'asciutto sarebbe stato meglio per me, ma sul bagnato con l'assetto che avevamo non avevo molto grip sul posteriore ed è stato molto difficile per me. In generale mi sento molto bene, sono contento di come sono cresciuto come pilota, della mia velocità in questa stagione e della squadra, perché anche la squadra è cresciuta molto rispetto allo scorso anno. E adesso arriva il GP d’Italia. Mi piace molto il Mugello e il mio sogno è salire sul podio proprio lì, magari vincere. È quello che cercherò di fare anche quest'anno, ma in MotoGP non si sa mai, perché devi lottare contro altri 20 piloti di altissimo livello in ogni gara”.