Pecco Bagnaia resta l’uomo da battere in questa MotoGP, poco importa se le cadute di Austin e Termas de Rio Hondo lo hanno rallentato nella sua personalissima raccolta punti: le due vittorie nella sprint di COTA e Portimão hanno limitato i danni e l’assenza di Marc Marquez ed Enea Bastianini - probabilmente i suoi rivali più credibili per il titolo - fanno sì che ora Bagnaia si trovi ad appena 11 lunghezze dal leader della classifica Marco Bezzecchi. Eppure, finita la gara, l’amarezza di Pecco era tutta concentrata sulla dinamica dell’incidente, a suo modo di vedere inspiegabile: “Ovviamente sono qui a metterci la faccia, sono il pilota e se sono caduto è perché ho commesso un errore io, ma sarebbe bello capire quale è stato il mio errore, questo è quello che chiederò alla mia squadra perché non sto capendo come sia possibile fare sessanta, ottanta giri in tre giorni e poi cadere il giorno della gara senza fare niente di diverso”, ha raccontato a Sky.
Una teoria piuttosto plausibile però ce la restituisce Luca Marini, che dopo aver festeggiato il primo podio in carriera è andato immediatamente dai suoi uomini per studiare i dati della corsa. Così, grazie allo scambio di dati con le altre Desmosedici, è riuscito a farsi un’idea sulla scivolata di Bagnaia: “È stato strano, perché è successo in una curva in cui si cade raramente”, ha detto ai colleghi di Speedweek riferendosi alla scivolata. In curva 2 però, durante le qualifiche del sabato, è caduto perdendo l'anteriore anche Jorge Martín. “Ho visto la linea di Pecco, che era molto stretta - ha continuato poi Marini - Per tutto il fine settimana ha preso la curva 2 più veloce di qualsiasi altro pilota Ducati. Forse anche il vento ha giocato, lui si è avvicinato alla curva un po' bruscamente e l'ha presa circa 10 km/h più veloce di noi. Forse ha messo troppo a dura prova la gomma anteriore, ma non lo so, questo devi chiederlo a lui".
La sensazione è che l'errore di Bagnaia lo si deve ad un insieme di cose: la scelta della gomma dura per la domenica, l'asfato difficile, la fuga con Rins e, magari, proprio quei 10 Km/h in più che in una MotoGP così al limite fanno spesso la differenza. D'altronde, almeno statisticamente, quando un pilota non riesce a spiegarsi una caduta è proprio perché stava andando troppo forte. Secondo la Gazzetta dello Sport poi, la telemetria di Bagnaia parla chiarissimo, indicandolo fuori traiettoria di circa trenta centimetri rispetto alla norma.