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Ok, ma perché in questa MotoGP cadono la metà dei piloti? Colpa delle gomme, anche se Michelin...

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

17 aprile 2023

Ok, ma perché in questa MotoGP cadono la metà dei piloti? Colpa delle gomme, anche se Michelin...
No, non è colpa di Michelin se Pecco Bagnaia e altri otto piloti sono caduti ad Austin. Oltre alla tendenza tutta americana di produrre incidenti a favore di camera però, la domenica del COTA ha presentato ai piloti il conto delle gomme

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Tra le cose più sorprendenti del GP delle Americhe ad Austin, ben più della vittoria di una Honda non guidata da Marc Marquez, c’è la gara di Joan Folger: fuori da sei anni dalla MotoGP e decisamente più lento dei collaudatori, il tedesco ha seriamente rischiato di subire un doppiaggio da Alex Rins ma ha comunque chiuso a punti, addirittura quattro, in dodicesima posizione. Questo, ovviamente, per via di un’infinita serie di cadute che hanno messo lui e altri in una situazione alla Steven Bradbury, indimenticato pattinatore australiano vincitore di una medaglia d’oro ai giochi di Sydney in seguito alle cadute di chi era davanti.

Questo tra le altre cose ha anche permesso a Fabio Quartararo di finire sul podio, perché il ritmo sulla sua Yamaha era più che consistente ma a giudicare dal sorpasso subito da Luca Marini - che viaggiava forse a 15 Km/h più veloce sul rettilineo - non avrebbe avuto modo di passare tutti quei piloti. Ma perché il Texas ci ha restituito così tante cadute, nove in tutto su un totale di 22 piloti al via? Abbiamo pensato al nuovo format, ma almeno direttamente non è così: in Argentina, per altro sul bagnato, di cadute ce ne sono state decisamente meno ed è stato così anche a Portimão, dove la prima gara sprint della storia ha prodotto una serie di drammi ancora non del tutto risolti.

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Così buona parte della responsabilità è sulle spalle del circuito Texano, che in quanto tale richiede dai piloti uno stile di guida diverso rispetto al resto del mondialie. Gli americani, che più della MotoGP guardano la Nascar - dove più auto esplodono più biglietti si vendono - dal motorsport vogliono soprattutto questo, ovvero l’imprevisto e l’incidente. Così la pista è composta da quattro diversi tipi d’asfalto ed è volutamente piena di buche (o avvallamenti, se preferite) tanto che i margini d’errore come quelli di manovra sono ridotti al minimo. Il che, ironia della sorte, ha restituito agli spettatori del COTA una noiosa gara ad eliminazione.

L'appetito americano per gli incidenti però non basta a spiegare l’ecatombe scaturita da questa edizione: nel 2022 sono caduti in due (Alex Marquez e Marco Bezzecchi), nel 2021 anche (Johann Zarco e Aleix Espargarò) mentre nel 2019 furono quattro (Jorge Lorenzo, Marc Marquez, Aleix Espargarò e Cal Crutchlow), numeri che nemmeno combinati assieme riescono a pareggiare le nove cadute del 2023. Nell’ordine, quest’anno il COTA ha consegnato all’asfalto Jorge Martín, Alex Marquez, Aleix Espargarò, Jack Miller, Raul Fernandez, Pecco Bagnaia, Joan Mir, Takaaki Nakagami e Stefan Bradl. Tra questi anche qualche eccezione, come Espargarò scivolato a causa di un guasto all'abbasstore (come del resto Fernandez) e Alex Marquez abbattuto da Martín.

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Detto questo la colpa principale evidentemente sembra degli pneumatici, anche se Michelin non c’entra nulla. Durante il venerdì di prove libere infatti i piloti hanno guidato soprattutto con la gomma media all’anteriore, ma le temperature del sabato sono salite così tanto rispetto al giorno precedente da richiedere l’utilizzo della gomma dura per la gara sprint, andando quindi a sacrificare un po’ di prestazione per evitare di squagliare la mescola nel giro di un paio di passaggi. La cosa ha funzionato a meraviglia e, di conseguenza, dalla gomma media pensata il venerdì si è passati all’idea di correre con la hard la domenica, dimostrando che quando i piloti dicono che la sprint serve anche per mettersi a posto in ottica gara un fondo di verità c’è. Quello che è successo tra la corsa del sabato e quella della domenica è stato un leggero abbassamento delle temperature, che combinato al forte vento in pista hanno reso la gomma dura una scelta azzardata. Poi i tempi venivano - il passo gara è stato decisamente veloce - ma il range di utilizzo della gomma si è ulteriormente assottigliato producendo quello che ci auguriamo sarà il record di cadute in una singola gara in questa stagione. Detto questo, un dubbio rimane: la media all’anteriore avrebbe consentito ai piloti di finire la gara? forse sì, ma probabilmente tenere il passo di chi ha corso con la dura (senza cadere!) sarebbe stato più difficile.

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