Il motorsport è un gioco per scommettitori sregolati: vince quello che frena più tardi e che accelera prima e spesso quello che rischia di più. Luca Salvadori questa roba la sapeva, anzi non aveva mai avuto problemi a parlarne. Il giorno dopo della sua scomparsa c’è questo video che gira, è lui che parla delle corse su strada e del rischio ad esse collegato. Parla di quello stato di allerta che si accende in un pilota nel momento in cui mette il casco e sa che quella roba può succedere, che lo accetti. Correre e accettarne il rischio non è diverso dal vivere, è solo una presa di coscienza a un livello più alto. Più concreto. Se corri, puoi morire. La vita funziona allo stesso modo ma scordarsene risulta molto più facile.
Un anno esatto prima della sua morte, il 14 settembre 2023, su MOW usciva Intervista definitiva a Luca Salvadori, che nella giornata di ieri è stata ripresa da più fonti ed è arrivata a riempire le pagine della Gazzetta dello Sport questa mattina, nel ritratto che Paolo Ianieri ha dedicato a Salvadori. È la chiusa dell’intervista, un agglomerato di parole che a leggerle tutte assieme ti aggrovigliano lo stomaco e il cuore. Colpisce ancora di più pensare che quelle parole Luca, che questa intervista l’ha voluta rivedere fino al raggiungimento della cinquantaduesima versione, le ha trovate subito giuste, subito adatte a lui. Ecco perché le riportiamo qui.
Che rapporto ha con la morte Luca Salvadori?
“Più che dalla morte, sono spaventato dall’idea di rimanere a metà, per esempio in sedia a rotelle. In questo sport il rischio è all’ordine del giorno e penso sia durissima da accettare, perché in un paese come il nostro con problemi economici, sociali e via dicendo chi ha una disabilità viene trattato da schifo. La società tende ad abbandonare gli ultimi e questo per me è sbagliato, spaventoso e molto triste”.
Come sogna di morire Luca Salvadori?
“Facendo quello che più mi piace, senza accorgermene. Oppure godendomi la mia vita fino a novant’anni e andarmene alle Maldive, su di una spiaggia bianca. Non vorrei soffrire, vorrei che fosse indolore”.
E cosa scriveresti sulla tua tomba?
“Like a Sir, perché no. In qualche modo racchiude tutto me stesso”.
La sua famiglia, in un paio di righe pubblicate nella mattinata di ieri, ha scritto che Luca Ci ha lasciati inseguendo la sua passione, che poi è l’unica cosa che valga la pena dire. Sognava di morire facendo quella roba lì, le corse. A noi resta di immaginarlo alle Maldive, su di una spiaggia bianca, rilassato su una sdraio con qualcosa di fresco in mano, come un signore.
Anzi, Like a Sir.