Lucio Cecchinello comincia a correre a fine anni Ottanta, nel campionato italiano Sport Production da cui sono passati la maggior parte dei piloti dell’epoca: era un modo accessibile - ben più dei campionati nazionali di oggi - per confrontarsi con gli altri e capire in fretta se c’era modo di trasformare in un mestiere la voglia di correre. Lucio vince subito a Monza, terzo appuntamento stagionale. Comincia a correre nel mondiale nel 1993 e lo lascia dieci anni più tardi, quando passa a gestire la LCR che nel 2006 debutta in MotoGP con Casey Stoner. L’inizio però è stato qualcosa di spettacolare: “È il 1988, ho una Honda NSR 125 da strada, potevo andare a correre nella Sport Production”, ha raccontato Lucio in un incontro col giornalista Nico Abad. “Però non ho i soldi per le gomme, la licenzia, l’assicurazione, i ricambi… Faccio la lista di tutte queste cose e capisco che mi serve una cifra che oggi potrebbe essere di 1.200 euro”.
Quindi? Semplice: “La mia fidanzata dell’epoca voleva comprare una moto. Così chiamo suo padre e gli dico ‘Guarda, ti più interessare comprare la mia moto per tua figlia?’ E il padre ‘Sì, mi piace questa idea, quanto vuoi?’. E ovviamente io gli chiedo 1.200 euro. Così vendo la moto, prendo i soldi e non avevo la moto, ma… avevo la mia fidanzata che aveva la moto! Quindi torno da lei e le dico… mi puoi restare la moto per andare a correre?”.
È una storiella divertente, funziona. Più di tutto il resto però, è un ottimo modo per spiegare al mondo fino a che punto bisogna essere di sposti a rischiare, inventare e probabilmente soffrire per raggiungere il paddock del motomondiale. O qualsiasi altra cosa possa valere lo sforzo. Per Lucio Cecchinello, quella Honda NSR 125 è servita a fare più volte il giro del mondo.