Lunga vita ai sorpassi difficili, ai piloti che chiudono la porta in faccia, a chi frena un attimo dopo e mai un attimo prima. E abbasso queste penalità inutili viste al Red Bull Ring che creano precedenti, puniscono quando non ci sarebbe nulla da sanzionare e confondono le idee su ciò che si può e ciò che non si può fare in pista.
Lando Norris che rischia di perdere il podio per colpa di 5 secondi di stop, Sergio Perez che invece - penalizzato due volte - riesce comunque a posizionarsi comodamente davanti a Charles Leclerc, per ben due volte teoricamente, stando alle logiche usate dai commissari di gara, costretto ad alzare il piede in fase di sorpasso per evitare un incidente con Perez.
E poi a scendere tutti gli altri, tra chi ha toccato la linea bianca entrando in pit lane e chi non ha frenato all'ultimo giro, dopo l'incidente di Kimi Raikkonen e Sebastian Vettel. Sanzioni che cadono dal cielo, in una gara in cui ci sono state più penalità che sorpassi.
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La sanzione di Norris, la prima di una lunga serie, ha creato un precedente che ha così a sua volta innescato una serie di penalità impossibili da non assegnare, considerando quanto fatto in precedenza con il britannico. Il risultato? Una dinamica di gara e una gestione dei sorpassi completamente diverse rispetto a quanto visto, solo una settimana fa, sempre al Red Bull Ring.
Un cambio di rotta che anche i piloti faticano a comprendere, sempre incerti su quanto si possa spingere, e su dove sia posta l'asticella del limite. Già in precedenza, nel corso delle passate stagioni, si era parlato di quanto fossero mutevoli i limiti in Formula 1, e di quanto da gara a gara potessero cambiare risultati e sanzioni.
Tema che torna caldo dopo questa sfida in Austria, dominata dalle penalità più che dal divertimento, e che ci fa preparare al Gran Premio di Silverstone - in arrivo tra due settimane - con una sola preghiera da rivolgere ai vertici della FIA: ridateci le sportellate, e finiamola con queste sanzioni.
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