L’antefatto è tra i più chiacchierati delle scorse settimane: Aprilia ha chiesto di poter mettere Jorge Martín su di una MotoGP prima del suo effettivo rientro in pista in modo da testare le reazioni fisiche dello spagnolo su di un mezzo che non ha paragoni rispetto a quelli consentiti dal regolamento. È, tutto sommato, una proposta giusta e intelligente: non solo i costruttori con le concessioni possono svolgere test senza limiti di alcun tipo, ma far provare la MotoGP a Jorge Martín lo metterebbe anche in una situazione di maggior sicurezza, evitando di affrettare il rientro con conseguenze che - basti pensare a Marc Marquez - possono essere disastrose per il pilota.

Le altre case, in un primo momento, si oppongono: concedere un vantaggio all’avversario, nelle corse, è l’equivalente di svantaggiare sé stessi, niente di meno. E di filantropi a lavorare nel paddock non se ne è mai visto uno. Così Massimo Rivola rende noto alla stampa che questa regola, ineccepibile sul piano etico e della sicurezza, non viene approvata dagli altri costruttori per un tema legato alla competizione. Poi però, quando l’associazione dei costruttori (la MSMA) si è riunita per discutere questa modifica al regolamento, Ducati ha votato per la sua approvazione: “Diciamo che nell’unica votazione ufficiale che c’è stata, che è quella di ieri, Ducati ha deciso di seguire la maggioranza, quindi il nostro non è sicuramente un no”, ha spiegato Gigi Dall’Igna a Sky dopo il primo turno di libere ad Austin. “Lo abbiamo fatto perché comunque Martín è un pilota importante per Ducati, insieme abbiamo vinto un campionato del mondo e ci è sembrato giusto fare una concessione nei suoi confronti. Normalmente è chiaro che le regole durante la stagione non dovrebbero essere cambiate. È stata questa la nostra idea durante la prima riunione in Argentina”.
Giusto anche questo, perché le apparenze vanno sempre e comuque preservate anche in un gioco spietato come la MotoGP. A questo punto però, Dall’Igna esce - come aveva fatto Massimo Rivola - dal piano sportivo per andare su quello etico: "Devo dire però che non ci è piaciuto assolutamente il modus operandi di Massimo Rivola, che secondo noi ha messo in giro delle notizie che non erano vere e soprattutto ha messo in giro delle notizie confidenziali, perché durante le riunioni della MSMA quello che si dice dovrebbe rimanere all’interno della MSMA. Ieri qualcuno, non Ducati, non ha votato a favore. Quindi la cosa è ancora in discussione”.
In un certo senso questa è una battaglia che vogliamo continuare a vedere: Massimo Rivola gioca le sue carte, Dall’Igna risponde a tono. L’opinione pubblica è come un cagnolino richiamato da due padroni, fa avanti e indietro trotterellando senza un’idea chiara della parte in cui stare. Proprio per questo da Aprilia è arrivata un’altra notizia: ad aver detto di no al test di Martín, stavolta in modo ufficiale, è stata la Honda. Che dovrà misurare i vantaggi sportivi e quelli d’immagine (che sono importanti sempre poco ai giapponesi) mentre Ducati può tornare a parlare di sportività con il cosueto leggerissimo velo d'ipocrisia che ricopre il paddock.
