L'Italia in piazza con le bandiere, che festeggia in una domenica pomeriggio di fine marzo. I clacson, le grida, la felicità. L'Italia che impazzisce per lo sport e che no, questa volta non è scesa in piazza per la nazionale di calcio. È il motorsport, a renderli così. È la Ferrari, che è tornata a vincere. La Ferrari che in una domenica di fine marzo ha iniziato il mondiale, il mondiale della speranza e del cambiamento, con una doppietta rossa in Bahrain. Charles Leclerc, forte e concreto, intelligente contro il campione del mondo Max Verstappen, che torna a vincere in rosso dopo la gioia infinita di Monza 2019. Alle sue spalle, concreto e veloce, lo spagnolo Carlos Sainz, acquisto intelligente di una Ferrari che non sembra aver più paura di vincere.
Il campionato è lungo, gli avversari aggressivi e in crescita, le variabili impossibili da calcolare. Ma non importa, in quella domenica di clacson e felicità condivisa, non importa perché lo sport italiano è sul tetto del mondo. Lo è anche dopo il secondo posto di Leclerc a Jeddah, dove con Verstappen si sono di nuovo giurati battaglia fino alla fine della stagione, facendo divertire e sperare gli appassionati. Mentre si prepara per correre a Melbourne la Ferrari può guardare la classifica e sorridere: primi nei costruttori, primi tra i piloti. Non succedeva da troppo tempo e a Leclerc, in Formula 1, non era mai successo.
E non sembra importare più così tanto che l'Italia della nazionale calcistica non si sia qualificata per i mondiali del 2022 se questa Italia qui, quella rossa della velocità, quella della storia della Formula 1, è tornata a farci sognare. Non sembra importarci più di tanto perché, con lei, è tornata a splendere anche l'Italia del motomondiale. Una Aprilia da sogno in una pazza gara argentina ha trovato il suo primo successo con Aleix Espargaró, coronando un sogno che non sembrava realizzabile.
Una MotoGP dal via di campionato con più sorprese che certezze, dalla prima vittoria del ducatista Enea Bastianini, favola realizzata del team Gresini, alle prospettive di crescita di una Ducati ufficiale partita in sordina fino ad arrivare all'idillio argentino dell'italianissima Aprilia.
C'è tutto quello serve quindi, a questo motorsport, per lottare nei rispettivi mondiali. Per ritrovare gli italiani davanti a tutti, sul tetto del mondo. Per non sentire la mancanza di una nazionale di calcio che, sconfitta alle qualificazioni, non ci riporterà al sogno azzurro vissuto durante gli Europei. C'è tutto quello che serve per tornare in piazza, a sventolare bandiere e cantare e ridere e godere dello sport. Dei mondiali che vogliamo conquistare, senza pensare a quelli a cui non andremo.