Undici sorpassi in tre giri: questo, in estrema sintesi, lo spettacolo meraviglioso che ci è stato regalato da Pecco Bagnaia e Jorge Martín nella domenica di Sepang. Roba mitologica per quello che è stato e, sopratutto, per il momento in cui è successo: entrambi avrebbero pagato carissimo una sbavatura e hanno semplicemente dato tutto lo stesso, come se si trovassero in un kartodromo con due minimoto con accensione a strappo il mercoledì pomeriggio. Una generosità così andava premiata con quello che, in fin dei conti, è stato il risultato più giusto considerando i valori in pista, con questi due piloti nettamente più veloci di tutto il resto dello schieramento.
Delle due partenze, dei primi giri e di tutto quello che è successo fino alla bandiera a scacchi, a impressionarci di più è stato il giro di Pecco Bagnaia a cinque giri dalla fine, quindi quando la gomma morbida all’anteriore avrebbe dovuto subire un calo maggiore rispetto alla media scelta da Martín: degli oltre due secondi di distacco che aveva accumulato sullo spagnolo, Bagnaia perde di colpo quasi sette decimi, ma senza commettere un errore. Così, a quattro giri dalla fine, il distacco con Martín crolla drasticamente a un secondo e mezzo, Jorge torna a spingere e per un attimo perde l’anteriore. A quel punto, Bagnaia ricostruisce il gap e chiude con distacco, quasi rilassato, i due si danno la mano e in qualche modo capiscono di aver prodotto qualcosa di sensazionale.
In conferenza stampa abbiamo domandato a Pecco di quel calo a cinque giri dalla fine, chiedendogli se ha rallentato di proposito per invogliare Jorge a un recupero matto e disperato che potesse indurlo all’errore: “Immagino che non lo sapremo mai”, risponde Bagnaia sorridendo. Poi parla Martín, divertito: “Anche io ho pensato che volesse farmi provare!”. A questo punto, Bagnaia comincia a spiegarsi: “In realtà ho cambiato la mappa, ma era troppo conservativa così sono tornato a quella che avevo prima e sono riuscito a essere un po’ più veloce. A volte quando fai queste cose rallenti un pochino”.
Convincente? Sì, magari non del tutto perché alzare il ritmo di quasi un secondo è molto, senza sbavature o errori percepibili dallo schermo. Di sicuro sono anche con piccolezze come questa che si decidono i mondiali, specialmente in una situazione in cui la prima cosa da fare è non commettere errori. In questo senso a Barcellona, tra due settimane, sarà tutto più difficile: fa freddo, l’asfalto offre pochissima aderenza e sbagliare sarà facile, specialmente in curva 2 - la prima a sinistra dopo una lunga sequenza a destra - e in curva cinque. Con 23 punti a dividere i due a Jorge Martín potrebbe bastare vincere la Sprint, ma la sensazione è che sarà comunque durissima.