KTM sta lavorando a una vera e propria rivoluzione sull’aerodinamica, Aprilia avrà (forse) un nuovo telaio in carbonio, Honda ha già programmato ben 22 giornate di test per sfruttare al massimo le nuove concessioni. E Yamaha? Yamaha, tra le inseguitrici di Ducati, sembra quella che è rimasta alla finestra: non ha una squadra satellite, sembra non avere un progetto rivoluzionario per la nuova M1 e, anche nelle dichiarazioni del pre stagione, tiene i toni decisamente bassi. Tanto che sono in molti, nel paddock e sui social, a dirsi certi che la casa di Iwata non ha più voglia di imporsi nelle corse.
E’ vero? Assolutamente no. E se non bastano le recenti dichiarazioni di Fabio Quartararo, dovrebbero bastare, invece, i fatti concreti . Semplicemente Yamaha sta portando avanti un lavoro meno vistoso, sicuramente più distante dai riflettori, ma che potrebbe rivelarsi, invece, la scelta giusta. Che Lin Jarvis abbia pescato in casa Ducati è cosa nota: due ingegneri che conoscono ogni segreto della Desmosedici sono già al lavoro sulla nuova Yamaha M1. E, adesso, se ne è aggiunto anche un terzo. Non proviene da Borgo Panigale, ma, metaforicamente, arriva dal web e dai social. Sì, per giocarsi un titolo si potrebbe dire che Yamaha ha assunto un influencer per rilanciarsi in MotoGP. Solo che strategie di comunicazione e ferragnate varie non c’entrano niente.
C’entrano, invece, i numeri. Che non sono quelli dei follower del influencer appena assunto da Yamaha, ma sono quelli che hanno reso popolare quell’influencer: Mirco Bartolozzi all’anagrafe. C’è lui dietro il famosissimo account Twitter "FDataAnalysis". E’ un ingegnere e, rendendo pop e a portata di social i numeri del motorsport, s’è fatto strada tra le migliaia di pagine che commentano il mondo delle corse. E in particolare la Formula1. Adesso Yamaha ha scelto di puntare su di lui per aiutare i tecnici giapponesi e i nuovi uomini Yamaha Racing a far andare forte di nuovo Fabio Quartararo e Alex Rins. A annunciarlo è stato lo stesso Bartolozzi, ovviamente dalla sua pagina social: “Il team Yamaha MotoGP ha un nuovo performance engineer: io! Lavorerò per sfruttare tutto il potenziale della moto, ottimizzando la configurazione in base ai dati di telemetria, eseguendo attività in pista, confrontandomi con Fabio e Alex e sviluppando strumenti di simulazione".
Yamaha, quindi, ha scelto la strada dei numeri e delle formule matematiche per coniugare la necessità di avvicinarsi al metodo di lavoro degli europei senza abbandonare la tradizione giapponese. Provare e riprovare materiali potrebbe non servire a niente, così come potrebbe non servire anche mandare in pista allo sbaraglio piloti e tester solo perché ora le concessioni lo permettono. Servono, invece, professionalità nuove e magari anche un po’ atipiche, mentre la parte manageriale porta avanti un altro tipo di lavoro. Su tutti quello di individuare per il 2025 un nuovo team satellite, visto che su un fatto sono tutti d’accordo: il principale problema della Yamaha è quello di avere due sole moto in pista.