Radici e futuro. Due parole che raccontano due valori e che, di fatto, basterebbero da sole a sintetizzare un pomeriggio a Riccione. Non un pomeriggio normale, ma quello che ha formalizzato l’approdo di due fratelli dentro una famiglia. Non due fratelli normali: Alex e Marc Marquez. Non una famiglia normale: i Gresini. Non una squadra normale: anima da provinciali, ma con dieci mondiali in sella e una donna, Nadia Padovani, a capo di un’avventura che fino a ieri sarebbe stata considerata per soli uomini. Tutto così incredibilmente non normale al punto da definire una storia di normalità. Straordinaria. Pazzesca. Incredibile. Ma di normalità.
Tanto che anche lo scenario scelto, il Cocoricò di Riccione, non è stato altro che la discoteca che ha cresciuto generazioni di romagnoli, che ha rappresentato l’approdo al divertimento. Perché il divertimento, sia chiaro, è sempre e solo un approdo. E a dirlo è stato anche Marc Marquez, prima con una scelta, lasciare la Honda ufficiale per una Ducati satellite, e poi con le parole: “Sono qui perché voglio tornare a divertirmi”. Con lo stesso spirito, insomma, di un ragazzino che sceglie una discoteca per passare un sabato sera. Solo che non sarà solo una sera e, per ora, si parla di una stagione intera. Ma a guardare gli occhi, a guardare le affinità, a guardare due fratelli accolti dentro una famiglia, viene quasi da fare una scommessa: questi non si separeranno più. Vada come vada.
Supposizioni, sia inteso, ma che forse meritano un po’ di spazio in più di ciò che, oggi, ha trovato spazio, con tutti a parlare del main sponsor che ancora non c’è. Se non c’è è perché non serve. Se non c’è è perché potrebbe arrivare una qualche altra sorpresa. Se non c’è è perché così i Gresini hanno scelto. Niente che disturbi le linee e meno che mai che possa disturbare un progetto a cui, comunque, nessuno vuole togliere il nome di “sogno”. La notizia di ieri è una e una sola: è successo veramente. E è l’inizio di qualcosa di impensabile e maestoso. Per lo sport e, soprattutto, per il messaggio che porta: il coraggio di provarci e la forza di riuscirci sono tutto ciò che conta. Loro, Nadia Padovani e i suoi Gresini, ci sono riusciti. Adesso tocca ai Marquez, quasi in una continuità che cambia solo nei cognomi. E che, main sponsor o meno, non è cambiato nei colori. E quelle due moto per nulla stravolte rispetto al passato non sono il segno di grafici pigri o scarsa volontà di lanciare segnali, ma sono esattamente il segnale: ok arriva Marc Marquez, ma questo eravamo e questo vogliamo restare.
Le radici, appunto, e il futuro. Quello che è cominciato in un pomeriggio di gennaio in una discoteca di Riccione, con più gente del solito, con più riflettori del solito, ma con la stessa sostanza di sempre: esserci e puntare al massimo. E con due fratelli, adesso, in cui per uno di quei giochi strani che fa la sorte, quello più piccolo e meno vincente si ritrova pure nei panni dell’esperto che ha da insegnare. Alex Marquez ieri a Riccione c’ha pure scherzato sopra: “Io sono il veterano – ha spiegato – e per far capire chi comanda ho anche scelto io per primo il mio lato del box”. Dichiarazioni quasi da guascone, mentre l’altro, l’ingombrante Marc, sembrava quasi intimidito, pur se perfettamente a suo agio dentro a una tuta con colori che mai avremmo pensato di vedergli addosso. “Voglio andare ai test in Malesia, andare avanti, capire le cose, capire la squadra – ha detto Marc Marquez - Sono come un bambino con le scarpe nuove”. Scarpe da mettere subito, prima possibile, per capire fino a dove potranno camminare, magari mentre gli occhi cercano di carpire segreti: da Alex, da Nadia, ma pure dagli altri di Ducati. “Per ora il mio obiettivo sono Pecco Bagnaia e Jorge Martin” – ha spiegato il 93. Nessuna spavalderia, nessuna particolare timidezza e, se andiamo a stringere, una sola sintesi. Che poi è la stessa sintesi di Nadia Padovani: “Come squadra abbiamo già vinto, ma mica basta così! Puntiamo in alto”. Ecco, viene da dire che è bastata una presentazione per rendersi conto che quelli che sulla Gresini c’hanno scommesso sul serio, probabilmente, avevano già visto qualcosa che il solo cronometro non basterebbe a spiegare da solo.