Era tutto pronto, c’era l’atmosfera, l’avversario di assoluto valore, i colleghi tra gli spalti (Djokovic, Alcaraz e Swiatek i più noti), la prestazione eroica, ma niente da fare, Rafa Nadal non ha ceduto, ha ringraziato tutti per l’amore che gli hanno donato, ma non ha annunciato il ritiro. La partita contro Zverev è stata eccezionale, tre ore di pura battaglia, in cui lo spagnolo ha mostrato il miglior livello di tennis da quando è rientrato a gennaio, c’è voluto il miglior Sasha per poter alzare le braccia al cielo a fine partita e cancellare l’incubo di due anni fa. Il tedesco, a fine partita, è stato un signore, riducendo al minimo le parole nell’intervista in campo, per lasciare spazio al rivale. Nadal ha preso la parola e quando tutti si aspettavano che salutasse definitivamente il pubblico del Roland Garros, ha invece dichiarato di non essere sicuro al 100%, che quella sarebbe stata la sua ultima partita, nel torneo che più di tutti ha alimentato la sua leggenda. A Roma la situazione è stata simile, dopo la sconfitta con Hurkacz, gli organizzatori avevano preparato una cerimonia postpartita per dare il giusto saluto al maiorchino. Nadal ha però rifiutato di partecipare, affermando di non aver mai dichiarato, che quella sarebbe stata al 100% l’ultima partita a Roma della sua vita.
Solo a Madrid, Rafa è stato chiaro, annunciando come quella con Lehechka sia stata la sua ultima partita lì, accettando il tributo pianificato dagli organizzatori e salutando il pubblico per l’ultima volta. Questo perché Madrid è sempre stato un torneo complicato per condizioni ambientali, si gioca in altura e il campo è piuttosto veloce per essere in terra rossa, evidentemente Rafa ha ritenuto che tra tutti, quello fosse il campo dove sarebbe stato veramente impossibile tornare il prossimo anno, al 100%. Al di là del gioco delle percentuali, probabilmente questa confusione è dovuta al fatto che realmente Nadal non sappia cosa fare. Dentro di sé sente di poter essere ancora competitivo ai massimi livelli e la partita contro Zverev (giocatore più in forma del momento), in cui ha servito per il secondo set e ha avuto un break di vantaggio nel terzo, ha confermato questa sensazione.
Comprensibile il paragone, ma non è la stessa situazione di Federer. Lo svizzero, dopo l’ottimo 2019 (dove perse in finale a Wimbledon contro Djokovic, in quello che probabilmente, se avesse vinto, sarebbe stato l’epilogo perfetto nella sua testa) ha continuato più per inerzia, che per convinzione, forzando il rientro anche dopo l’infortunio subito agli Australian Open 2020, giocando la sua ultima partita ufficiale nei quarti a Wimbledon 2021, muovendosi a malapena e subendo un 6-0 finale da Hubert Hurkacz. Un fine triste per una leggenda di questo sport, in parte risollevata dal doppio giocato con Nadal alla Laver Cup dell’anno dopo, ma solo per le emozionanti scene successive alla partita, che per la partita in sé.
Per Nadal la situazione non è ancora così grave, nella sua testa c’è una voce che gli dice di poter essere ancora competitivo, a patto di poter avere un periodo senza infortuni, durante il quale allenarsi nel modo in cui vuole, quanto vuole. Nessuno sa se questa voce ha ragione, neanche lui, ma la domanda da farsi è solo se vale la pena starla ad ascoltare e quindi provarci oppure no. Una risposta più concreta a questa domanda arriverà dopo le Olimpiadi di Parigi, che si svolgeranno tra due mesi; se Nadal riuscirà a prepararle senza intoppi (quasi sicuramente salterà Wimbledon per farlo), capirà veramente a che livello può giocare e di conseguenza vedrà se ha ancora una stagione dentro di sé.
C’è un ma a questa storia, rappresentato dalla partecipazione di Rafa alla Laver Cup di settembre. A voler pensare male, si potrebbe vedere in questi addii mancati, un modo per salutare tutti in quell’occasione, in stile Federer, magari proprio con un doppio in coppia con lo svizzero. Sarebbe una fine pacchiana e poco in linea con il personaggio, ma non si sa mai, un pensiero in quella direzione è lecito. Insomma, a ben vedere, sembra chiaro come di certo non ci sia nulla, sicuramente Nadal non si sente ancora un ex giocatore, in campo solamente per salutare il pubblico a fine torneo e godersi il tributo preparato dagli organizzatori. Il sacro fuoco agonistico brucia ancora dentro di lui e se perqualsiasi ragione, il fisico dovesse rispondere un’altra volta ai comandi della testa, ecco che l’epopea Nadal, a cui tutti avevano già messo la parola fine, potrebbe avere un altro capitolo.