È un giovedì di febbraio inoltrato e Roger Federer pubblica nelle sue storie Instagram un video di venti secondi in cui gioca a tennis. Quanto basta per bagnare gli occhi di milioni di discepoli e vedove sparsi per il pianeta, che oggi rabbrividiscono di fronte all’assenza di un rovescio ad una mano tra i primi dieci classificati del ranking ATP. Iniziative promozionali a parte, Federer non si faceva vedere su un campo da tennis da almeno un anno e mezzo. Più precisamente, da un’esibizione a Tokyo dell’ottobre 2022, poco dopo il ritiro. Capite la sorpresa? Nessuno, all’ora di pranzo di un grigissimo giovedì invernale, si aspettava di ritrovare sua Maestà sul piccolo schermo.
La giornata adesso prende un’altra piega, perché Roger colpisce nove dritti e tre rovesci contro l’avversario più vecchio del mondo: il muro. Lo fa con un garbo e una morbidezza tali da cambiarti le prospettive, da riportarti un po' indietro nel tempo, come se quella parete emotiva che rintuzza qualsiasi timido slancio verso il buonumore potessi improvvisamente abbatterla. Ti spinge a crederlo la Wilson di Federer, che come ai tempi d’oro somiglia più ad una bacchetta magica che ad una racchetta. Mentre per l’ottava volta passi al setaccio quei venti secondi di estasi tennistica, noti una cosa: Roger è veloce di gambe, sembra muoversi proprio bene. Decisamente meglio rispetto alla partita di addio della Laver Cap con Nadal, dove un ginocchio destro fragilissimo lo costrinse a giocare praticamente da fermo.
A proposito, Rafa? Si sta allenando anche lui, dovrebbe tornare in campo tra una decina di giorni a Las Vegas per un’esibizione in compagnia di Carlos Alcaraz, prima del Master 1000 californiano di Indian Wells. Niente è andato secondo i piani di Nadal in questo inizio di 2024: al terzo match ufficiale del suo ritorno, contro Jordan Thompson a Brisbane, si è fatto nuovamente male. L’ennesima battuta d’arresto, l’ennesimo pessimo segnale, arrivato alla prima occasione in cui Rafa è stato portato oltre le due ore di gioco. Proprio nel momento in cui i problemi fisici sembravano aver dato tregua a un Nadal ripresentatosi competitivo, ecco che il corpo ha reagito nel peggiore dei modi. Una microlacerazione nella zona dell’ileopsoas lo ha obbligato a saltare Australian Open, Doha e Dubai.
Nelle ultime settimane la linea comunicativa di Nadal ha subito un’inversione di tendenza. Se prima Rafa rimandava ad un giorno non troppo lontano ma comunque indeterminato l’annuncio del ritiro, ecco che a metà febbraio il 38enne di Manacor ha dichiarato al media spagnolo Cadena Cope che qualsiasi decisione in merito verrà presa e ufficializzata prima del Roland Garros, prima di maggio. Come se l’intoppo di Brisbane avesse convinto Rafa ad avvicinare la data di scadenza entro la quale scegliere. In questo modo Rafa ha indotto a pensare che l’ultimo torneo da professionista possa giocarlo proprio sulla sua terra, quella di Parigi. Dopo aver salutato a dovere il pubblico di Madrid e Barcellona, dove il campo centrale gli è già stato intitolato.
Tuttavia viene difficile immaginare l’addio definitivo di Rafa al tennis al termine di una partita del Grande Slam; col rischio di dover lasciare il campo da un momento dall’altro, magari a margine di una bruciante sconfitta nei primi turni. Molto più indicato sarebbe un ritiro in stile Roger, con il mondo dello sport che si stringerebbe attorno a Rafa in una serata completamente dedicatagli, nel corso della quale Nadal avrebbe tutto il tempo per slegarsi da quel rettangolo di gioco in cui ha vinto, perso, gioito e pianto. Potrebbe trattarsi di un altro doppio alla Laver Cup, con Federer al suo fianco. I due si sono visti lo scorso mese a Maiorca coi rispettivi manager, chissà che non abbiano parlato proprio di questo. Roger è tornato ad allenarsi, si tiene pronto. Noi, intanto, prepariamo nuovi fazzoletti.