Allena il corpo, allena la mente, Matteo Berrettini ha ritrovato il sorriso ed è pronto a tornare. Affetto, nuovi stimoli ed energie mentali, questi sono i concetti con cui possiamo riassumere la conferenza stampa tenuta da Matteo Berrettini che, davanti a quasi cento giornalisti (e addetti ai lavori), ha raccontato quali sono i suoi obiettivi prossimi, cosa lo ha spinto a risollevarsi quando vedeva tutto nero e perché cambiare allenatore è stato importante per la sua rinascita.
Nell’ultimo periodo, purtroppo per i motivi sbagliati (gli infortuni), abbiamo imparato a conoscere anche il Matteo persona, che con tanta vulnerabilità si è aperto davanti a media e tifosi, mostrando un lato fragile, nascosto molte volte dagli sportivi di quel livello. Ogni tanto ci dimentichiamo che questi giocatori, che vediamo in tv e ci appaiono indistruttibili come supereroi, sono solo ragazzi che hanno lavorato duro per essere dove sono, ma hanno le stesse fragilità e lati oscuri come ognuno di noi. Se mai ci fosse passato di mente, ecco che Berrettini ce lo ha ricordato immediatamente, raccontando di come l’affetto di tutti, famiglia, tifosi e giornalisti, lo abbia spronato a non mollare e andare avanti con la sua carriera, anche quando, da solo, non vedeva motivi per farlo.
Nello specifico, prima ancora di rispondere alle domande, ci ha tenuto a dire di “aver apprezzato la pazienza e il rispetto, uniti all’affetto, che tutti mi avete dimostrato”. Il periodo più duro è arrivato con l’infortunio agli US Open, in quel momento Matteo racconta di aver “esaurito le energie fisiche e mentali, per la prima volta facevo fatica ad andare a fare fisioterapia, era un momento più grande di me, per superarlo sono tornato alle basi, facendomi le giuste domande giorno dopo giorno”. In quel periodo si è confrontato anche con sportivi fuori dal mondo del tennis, come Paolo Maldini: “Mi ha spiegato che la carriera è lunga e le emozioni si continuano a sentire allo stesso modo” e Alessio Sakara: “Mi ha detto che solo attraverso le difficoltà si tira fuori il carattere, capendo veramente chi siamo”. Una luce, nel mezzo al buio è stata la settimana di Wimbledon: “dove ho capito veramente quanto ami questo sport e i sacrifici che sto facendo e ho fatto, oltre alla bellezza di tornare a giocare quei grandi tornei. Questo e l’affetto mostrato dalla mia famiglia e da coloro che si sono appassionati alla mia carriera, sono stati i due momenti più importanti della scorsastagione”.
La conferenza, parlando dei problemi citati sulle energie mentali di quel periodo, si è spostata sulla salute mentale; come già ribadito più volte, anche in questa occasione Berrettini ha confermato: "Le energie mentali e fisiche vanno di pari passo, stare bene mentalmente ti permette di sentire meno determinati piccoli acciacchi fisici", citando anche il suo lavoro con un mental coach "da quando ho 17 anni, perché prendersi cura della propria mente è importante per tutti, atleti e non".
Adesso però il periodo buio è passato: "il lavoro con Francisco Roig mi ha dato nuovi stimoli, sia io che Santopadre avevamo bisogno di nuovi stimoli, di una sterzata, ci siamo separati, ma se ho passato il momento buio è anche grazie a lui", in particolare l’ex allenatore di Nadal, per Berrettini è un allenatore che:” lavora molto sui dettagli, c’è una bellissima energia, stiamo lavorando su come colpire meglio la palla, posizionandomi bene sia con la parte superiore, che inferiore del corpo. Inoltre, abbiamo fatto dei test fisici per capire la causa di tutti questi infortuni, e, fortunatamente, non sono usciti problemi enormi, solo una scoliosi che mi porto dietro da quando sono piccolo”. A proposito di questi test fisici approfonditi, Matteo ha detto di non avere rimpianti, per non averli fatti prima:“con i se e con i ma non si va da nessuna parte, sono fiero di quello che ho fatto, alla fine se guardo indietro e ripenso alla mia carriera fin qui sorrido”.
Gli allenamenti si stanno svolgendo nel modo migliore “mi sto allenando da un mese consecutivo senza particolari problemi, in Australia pensavo di poter giocare, ma allenandomi in prossimità del torneo sono emersi tre o quattro fastidi fisici, che ci hanno fatto capire che sarebbe stato meglio non rischiare, accorciare i tempi non avrebbe avuto senso”. La data del rientro è fissata per il 12 marzo, data di inizio del torneo di Phoenix, tra Indian Wells e Miami:” voglio prendermi il giusto tempo per prepararmi al meglio, ho aspettato queste settimane per farlo, aspettarne una in più non fa differenza, giocherò Phoenix e Miami, prima di preparare al meglio la stagione sulla terra rossa”. Inoltre, Matteo si è detto fiducioso di poter tornare a essere il giocatore che era prima “non guardo il ranking al momento, certo a vederlo brucia, ma ogni volta che ho giocato ho dimostrato di potercompetere con i migliori, se tornerò numero 6, 10 o 15 poco importa, l’obiettivo è costruire una base di 20-25 tornei per ritrovare ritmo e fiducia, e in seguito pensare di vincere qualcosa di importante”.
Non potevano mancare due battute su Sinner “ci siamo sentiti molto in questo periodo, stargli vicino a Malaga mi ha fatto bene, ha creato in me un effetto molla per ripartire, il segreto del tennis italiano, in questo momento, è che tutti ci aiutiamo a vicenda” e ancora “gli ruberei la risposta, l’ho vista in azione dal vivo in Coppa Davis e faceva impressione”. Infine, c’è stato spazio anche per indagare i sogni e i dubbi del tennista romano “il sogno principale è quello di tornare a giocare gli Internazionali d’Italia a Roma, sono due anni che manco, se ci penso mi sento male”, oltre che “alzare un trofeo importante”, sui dubbi invece, confessa di averne tanti “è normale avere dubbi e paure, vuol dire che ci tieni, avevo paura di non riuscire più a divertirmi, ma adesso è superata”.
È stato bello rivedere il suo sorriso, raccontare di un periodo buio in modo diretto e vulnerabile è qualcosa che pochi sportivi hanno fatto, Matteo Berrettini è uno di quelli. Lui e noi dovremmo andarne fieri.