È andata un po' meno bene di quanto i più ottimisti (chi vi scrive è tra questi) avevano ipotizzato dopo le prime prove libere, ma è andata comunque abbastanza bene. Marc Marquez ha tagliato il traguardo del Gran Premio del Portogallo, in settima posizione, a tredici secondi dalla vetta. È rientrato ai box fra gli applausi, si è tolto il casco e si è lasciato andare ad un pianto liberatorio.
“Sono una persona a cui piace tenere le emozioni dentro, ma non mi sono controllato" ha detto nel dopo gara. "Era impossibile questo weekend, è stato diverso rispetto alle altre gare della mia carriera. Ho fatto un passo avanti molto importante, non solo nella mia carriera ma nella mia vita. Non ho pianto per dolore o altro, era per tutto questo tempo, per il team, tutto il resto. Abbiamo fatto un bel weekend, il risultato non è così importante ma mi sono sentito ancora pilota. E sono felice”. E a chi gli ha chiesto se il braccio lo abbia limitato nei movimenti, Marc ha risposto così: “Sì, non guidavo come sempre. L’unico momento è stato per un giro, perché in tre giri mi sarei distrutto a guidare col mio stile. Faccio ancora fatica, mi fa male il tricipite, non posso usare il gomito come mi piace, ma è così: sono arrivato qui a Portimao per iniziare il recupero, ma non è finito e non finirà a Jerez. Mentalmente però mi sto liberando. Quello che mi manca adesso è continuare ad allenarmi in palestra e in moto. Fa tanta differenza. In questi due mesi posso andare in moto sono nei weekend di gara, questo abbiamo stabilito con i dottori. Non posso stressare troppo l’osso e abbiamo deciso di fare così. Penso che da metà stagione riuscirò ad essere davvero a posto”.
Il problema vero è la moto
Ma se Marquez ha confermato di essere sulla strada della guarigione, a destare una certa preoccupazione è, ora, la moto che si ritrova per le mani. Il 2020, da questo punto di vista, è stato un anno interlocutorio. Vero è che, nella prima gara della stagione, quel GP di Jerez che gli è costato un infortunio, Marquez era sembrato, per certi versi, in grado di girare intorno ai suoi avversari, ma è altrettanto vero che le due cadute avevano evidenziato una guida decisamente sul filo del rasoio, non ingrado - probabilmente - di testimoniare fino in fondo le doti di quel prototipo, rispetto ai progressi fatti dalla concorrenza. L'assenza di Marc per il resto del campionato ha poi fatto il resto, con un Crutchlow sempre sulle barricate, molto critico con il materiale a sua disposizione, un Nakagami a corrente alterna e un Alex Marquez che sembrava aver trovato il bandolo della matassa soltanto nelle fasi finali della stagione.
Insomma a che punto fosse la Honda, lo scorso anno, era semplicemente impossibile da capire. Un interrogativo che le due gare in Qatar di questo 2021 non hanno sciolto e che pare trovare una possibile risposta soltanto alla luce delle prestazioni firmate dal suo più titolato pilota, in questo week-end di Portimao. Le performance di Marc Marquez sembrano, infatti, aver evidenziato tutti i limiti di un progetto che continua a dimostrarsi quantomeno di difficile interpretazione. Marc è la prima Honda al traguardo, con Pol Espargaro fuori per un inconveniente tecnico, Nakagami a mezzo servizio dopo la botta rimediata in prova e il fratello Alex, che ha chiuso dietro di lui ma che pare sostanzialmente desaparecido dopo il trasferimento nel team LCR.
A rendere ancor più evidenti le difficoltà di questa Honda ci pensano, poi, gli altri team: Yamaha ha firmato la terza vittoria consecutiva (non avveniva dal 2010 che le prime tre gare avessero la firma di Iwata), Ducati si è presentata al via della stagione con molte novità tecniche e una grande velocità con tutti i piloti, e Suzuki ha confermato il suo straordinario equilibrio.
Il primo pilota Honda in classifica generale è Pol Espargaro, tredicesimo, distanziato di soli due punti da Marc Marquez (che ha una sola gara all'attivo) e con gli altri compagni di marca in quindicesima e sedicesima posizione. Ancor più disastrosa, se possibile, è la situazione nella classifica dei team, che vede Honda in sesta posizione, sopravanzata, oltre che da Yamaha, Suzuki e Ducati, anche dal team Pramac e da Aprilia. Insomma, se l'infortunio al braccio sembra essere finalmente sulla via della defintiva guarigione, se - in ogni caso - un Marquez con un braccio solo molla quattro decimi, in prova, al suo più vicino compagno di marca, l'unico vero limite per un possibile recupero in chiave mondiale sembra incredibilmente essere solo e soltanto la sua moto.