Dopo una stagione al buio, lontana dalle telecamere, la F1 Academy è entrata a far parte del paddock della Formula 1, accompagnando il circus durante il Gran Premio dell’Arabia Saudita. Le 16 ragazze preannunciate come super competitive hanno retto le attese, dando spettacolo in entrambe le gare con tanto talento e voglia di vincere, ma è anche a Susie Wolff che si deve il bilancio positivo del primo vero weekend di gara della categoria tutta femminile. Infatti, il primo anno della categoria ideata dalla Formula 1 per promuovere l’entrata di sempre più ragazze nel mondo dei motori ha sicuramente dato le giuste basi al progetto, che ha raccolto i primi piccoli successi per poi prepararsi al 2024. La gestione è stata affidata a una delle donne che sicuramente hanno avuto più impatto nel motorsport, Susie Wolff, pilota e team manager, che in un solo anno è riuscita a trasformare quella che rischiava di diventare una seconda WSeries in una feeder serie della Formula 1 di alto livello. Cominciando dalla scelta di voler accompagnare il circus in qualche tappa, a differenza del 2023 quando la F1 Academy ha corso con altre serie internazionali, per arrivare al coinvolgimento diretto di tutti i team presenti in Formula 1 e di sponsor di grande spessore. E non è un caso quindi vedere tutto questo interesse in quella che potrebbe essere davvero la svolta nel motorsport femminile.
A partire da questa stagione non ci sono più solo i team più competitivi delle formule propedeutiche a lavorare per il futuro delle donne nel motorsport, tra cui Prema Racing o Rodin Motorsport, ma anche direttamente le squadre di Formula 1. Infatti, ogni team ha scelto una ragazza da inserire nella propria academy per giovani piloti o da supportare nella stagione del 2024, donandogli anche la livrea per la propria Tatuus. Ci sono quindi rappresentanti della McLaren, come la giovane Bianca Bustamante, della Haas, che ha scelto Chloe Chambers, o della Alpine, che vanta la testa della classifica piloti con Abbi Pulling. La partnership tra i team e il campionato è stata sicuramente chiave per migliorare le performance e la competitività della griglia, adesso ricca di quindici pilote titolari supportate da aziende importantissime. Oltre ai team infatti, sono entrati in gioco anche i nuovi sponsor della categoria, come Tommy Hilfiger e Charlotte Tilbury, che a loro volta hanno scelto un atleta da supportare, insieme a PUMA, Red Bull e alla stessa F1 Academy che ha deciso di dare la livrea alla vettura di Jessica Edgar, una delle concorrenti più competitive della scorsa stagione. Un connubio di aziende e di persone unite per permettere di crescere e di portare avanti sempre più ragazze nell’industria.
Ma com’è andato il primo round a Jeddah? Il circuito cittadino più veloce del mondo ha visto andare in scena due gare ricche di azione, con abbastanza sorpassi, parecchio difficili vista la conformazione del tracciato, e anche qualche dramma tra le varie ragazze, che si sono speronate più di una volta. A dominare entrambe le gare è stata la stella del Mercedes Junior Team, Doriane Pin, che non ha perso tempo nell’imporre il suo passo con una doppia pole position che le ha dato modo di partire davanti a tutte in entrambe le occasioni. Subito dietro di lei c’erano Abbi Pulling e Maya Weug, la giovane promessa della Ferrari Driver Academy, che ci hanno provato a tenerle testa, arrivandole spesso vicino ma mai abbastanza da poter provare il sorpasso. Una volta conclusa però la gara del sabato, a Doriane Pin è arrivata una salata penalità per non essersi fermata al parco chiuso una volta terminata la gara, continuando un secondo giro di raffreddamento. Sebbene in passato le situazioni così non siano state penalizzate così amaramente, alla francese del team Prema Racing sono stati dati ben 20 secondi di penalità, che l’hanno portata a trovarsi in nona posizione consegnando così il trofeo alla britannica Abbi Pulling.
Un ribaltamento della classifica che sicuramente mescola le carte in tavola, visto il passo della francese, e che apre subito una lotta serrata al titolo. Nel midfield si sono ben comportate invece Nerea Martì, con la livrea di Tommy Hilfiger, sul podio nella seconda gara, e Bianca Bustamante, atleta McLaren, che ha dimostrato quanto essenziale sia stata l’esperienza guadagnata lo scorso anno. Chloe Chambers è stata la miglior rookie senza dubbio, anche se Lia Block ha dimostrato di avere davvero un gran passo al volante di queste vetture, dopo lo switch dal rally sulle orme del padre Ken, seguita dalla sua compagna di squadra Aurelia Nobels, atleta Ferrari ma con PUMA come sponsor titolare. Le due hanno dovuto però fare i conti con la sfortuna, dopo dei contatti che le hanno costrette al ritiro nella seconda gara. Più in difficoltà rispetto allo scorso anno si sono trovate invece le sorelle Al Qubaisi, supportate da Red Bull Racing nel caso di Hamda e da Visa Cash APP RB in quello di Amna, costrette alla rincorsa per rosicchiare qualche punticino.
Gare avvincenti, pilote preparate e sponsor attivi: rispetto all’anno scorso sembra quasi di vedere un altro campionato. Susie Wolff ha davvero dato il meglio di sé, prendendo una categoria in affidamento che ha reso un campionato davvero interessante. Lo scorso anno la F1 Academy arrivava più come una mossa d’immagine da parte della F1, che sembrava avesse ideato una categoria femminile solo per dire di averlo fatto, senza l’interesse poi di farla crescere nella direzione giusta per portarla sempre più vicina al suo obiettivo. Quella del 2023 sembra allora una stagione di prova, che non è nemmeno stata trasmessa in TV o sui social media ufficiali, rimanendo totalmente in ombra, utile solo per la ricerca della prima campionessa, Marta Garcia, che sarà al via della Formula Regional nel 2024. Al contrario, è stato un anno evidentemente necessario per capire quali fossero le cose mancanti nel motorsport femminile e come si possa rendere il tutto una cosa ordinaria e non rara. A prova di ciò, questa stagione sarà trasmessa insieme a tutto il pacchetto della Formula 1, con telecronache dedicate e interviste alle protagoniste da parte della maggioranza dei media outlet impegnati con il motorsport, per dare l’opportunità di vedere la categoria a tutti i curiosi e per dimostrare che anche la F1 Academy può funzionare. Certo, si è ancora lontani dall'obiettivo finale, ma con questo passo ci si potrebbe arrivare prima del previsto.
Insomma, il primo round della F1 Academy a Jeddah ha fatto parecchio rumore. Perché Doriane, Abbi, Maya e le altre giovani pilote hanno dimostrato che anche loro possono e sanno essere autrici di gare autentiche e interessanti. Perché vedere tutti i rappresentanti dei team della Formula 1, inclusi piloti e team principal, in griglia ad aspettare la propria vettura o sotto al podio per celebrare il grande risultato ottenuto è stato emozionante. Proprio come lo è Lewis Hamilton, a fianco di Susie Wolff sia alla partenza che all’arrivo, per supportare da vicino quello che anche per lui, che di motorsport ormai ne sa quasi più di tutti, è il futuro. E il riscontro mediatico che tutto ciò ha avuto parla da solo: c’è bisogno di una F1 Academy. “Per credere in qualcosa devi prima poterlo vedere” ha scritto Susie Wolff sul post dedicato prima dell’inizio del weekend, e forse è proprio lì che sta l’importanza di una categoria come questa. Nel dare un esempio a chi deve arrivare, ma anche a chi nel motorsport c’è da tempo.