Lui dice di no e, anzi, si infervora con chi prova a provocarlo, ma Luca Marini, dopo un intero fine settimana vissuto dall’ultima posizione, un pensiero sulla scelta di lasciare Ducati per Honda deve averlo fatto. Perché in Qatar per lui è andato tutto terribilmente storto e perché, anche se si sapeva che sarebbe stato tutt’altro che facile, nessuno poteva aspettarsi un inizio così. Ultimo sempre, dal primo all’ultimo giorno, con distacchi siderali e il miglior tempo sul giro superiore all’1,54, quando tutti sono scesi intorno all’1,53. Il pilota di Tavullia, però, continua a difendere la scelta.
“Tutto serve – ha detto nel post gara – ieri nella Sprint ho osservato da vicino la Ducati di Morbidelli. Nella gara lunga, invece, quando ho visto che avevo qualcuno dietro ho deciso di lasciarlo passare per capire il comportamento della moto. Quel qualcuno era Jack Miller, sono stato a lungo con lui e ho studiato da vicino la KTM. Jack non è più performante in frenata, ma la KTM ha molto grip sulla ruota posteriore, soprattutto in entrata di curva: si può guidare in modo molto preciso fino all'apice della curva e poi accelerare dolcemente. È lì che attualmente io ho le maggiori difficoltà con la Honda”.
Un fine settimana terribile trasformato, quindi, in un fine settimana di studio e di lavoro, con Marini che, invece di non vedere l’ora di tornare a casa sotto la doccia, aggiunge: “Voglio parlare prima possibile con gli altri piloti Honda per confrontarmi con loro”. Guardare i dati e capire, quindi, senza perdere l’entusiasmo e, anzi, rinnovando l’impegno preso davanti alla sfida che Honda gli ha chiesto di affrontare. C’è da dire, però, che per Johann Zarco e Joan Mir, che pure non hanno brillato, i tempi sono stati comunque decisamente migliori e rimane difficile pensare che i problemi avuti in gara possano essere stati esattamente gli stessi. In questa chiave, però, Marini ha fornito una spiegazione in più, pur restando sul vago.
“Ho avuto un piccolo problema in gara, ma non dirò che tipo di problema – ha concluso - per questo motivo il mio ritmo era così lento. Ma anche senza quel problema non sarei stato in grado di lottare per posizioni migliori come i miei colleghi di marchio. Abbiamo bisogno di tempo per provare cose diverse. Questa è stata solo la prima gara. Dobbiamo mantenere la calma e sapere che il nostro punto di partenza è molto indietro rispetto a quello dei costruttori europei. Possiamo recuperare, ma è un processo che richiede tempo e calma”.