Il calcio, lo sport in generale, vive in un eterno presente; non ha memoria e considera la gratitudine un sentimento debole e sfigato. La seconda consecutiva eliminazione dai mondiali, questa volta a opera della Macedonia del Nord, il che presume l’esistenza di una Macedonia del Sud (sono andato su Wikipedia e ho scoperto che in questa nazione vivono circa 2 milioni di persone, meno che a Milano insomma), spazza via ogni ricordo festoso della scorsa estate: la notte di Wembley, l’abbraccio tra Mancini e Vialli, le parate di Gigio Donnarumma. Quell’effetto trainante, una specie di nuovo miracolo italiano con la vittoria agli Europei, il record di medaglie alle Olimpiadi, il governo Draghi finalmente autorevole e capace, si è dissolto come una bolla di sapone. Troppo simile alla Sampdoria la Nazionale del Mancio, che vinse una sola volta, per culo o per mancanza di reali avversari. Era il 1990 e a parte un paio di eccezioni romane, lo scudetto non si è più mosso dall’asse Juventus – Milan – Inter. Qualcosa vorrà ben dire?
Noi (ma mi verrebbe da dire loro, sono un tifoso dunque se vinco dico noi, se perdono sono gli altri) siamo stati cacciati indecorosamente dai mondiali in Qatar - come siamo democratici a non partecipare quando le finali si svolgono in paesi dove c’è la dittatura! - e questa eliminazione un fatto positivo lo ha portato. Per qualche giorno segnaliamo un mesto ritorno alla normalità: da virologi o esperti militari e di politica estera siamo tornati tutti commissari tecnici. Da cose di cui non capivamo un cazzo, ma parlavamo e parlavamo disperdendo opinioni non richieste in giro, eccoci di nuovo a dissertare di formazioni, schemi, tattiche. Peccato coincida con un’altra cocente delusione, ma è nella sconfitta che gli italiani esaltano le loro specifiche incompetenze.
E allora dico la mia, come tanti. Via tutti, tutti a casa, fuori dalle palle e dai palloni. Per primo Gabriele Gravina: avesse un po’ di sale in zucca invece di continuare a sparlare della Superlega si farebbe latore di una modesta quanto intelligente proposta. Una Superlega mondiale, con le nazioni titolate sempre presenti - Brasile, Italia, Germania, Francia, Spagna, Argentina ci devono essere comunque - per titoli, prestigio e lignaggio. Ora ditemi se la Macedonia dovesse eliminare il Portogallo che ricaduta avrebbe sul mondiale in Qatar? Ste favole belle di Cenerentola hanno rotto, caro Gravina: il Chievo non solo non ha vinto il campionato, è pure fallito, gli scudetti se li dividono 3 club e i grandi incassi si fanno al massimo a Roma e Milano. Gravina, di calcio non capisci nulla, vai a casa.
Roberto Mancini, dimettiti. Hai fatto peggio di Ventura quindi vattene. Non solo hai insistito sul bollito Insigne, su un centravanti che segna solo con la Lazio, hai fatto battere il rigore a Jorginho, uno che nel 2006 non avrebbe scaldato neppure la panca, hai ravanato oriundi a destra e manca per arrivare a 22 giocatori senza rischiare su talenti magari acerbi ma meglio dei Joao Pedro, senza capire i messaggi del campionato. La tua onta si chiamerà per sempre Macedonia del Nord e vanificherà gli Europei, gli scudetti, la Premier. Lo show non può continuare e mi dispiace per gli spot delle Marche dove si mangia bene.
E la squadra? Attenuanti zero. Cosa è rimasto dello spirito vincente di Euro 2021? Niente, tranne il fatto che se si infortunano gli juventini (Chiesa, Bonucci, Chiellini ormai agli sgoccioli) la Nazionale non esiste. I trionfi del 1982 e del 2006, nonostante farsopoli, parlavano più bianconero che azzurro. Nel frattempo Donnarumma si è imbrocchito, pagando la scelta scellerata di Parigi, gli attaccanti del Sassuolo non possono reggere l’intero reparto - fuori Scamacca, l’avete capito? - Tonali doveva giocare da subito e Jorginho non essere mai più convocato. Gli esperti calcolano il danno economico, io sto pensando alla noia del prossimo autunno quando sarà ferma la serie A e dovremmo cercarci una squadra alternativa da tifare. Che almeno paghino il danno immenso e telefonino a Gian Piero Ventura per scusarsi.