Ieri, insieme a Maverick Vinales e a Lorenzo Savadori, ha presentato al mondo la sua nuova moto: l’Aprilia RS-GP che s’è già conquistata il nomignolo di freccia nera. Ma solo oggi Aleix Espargarò s’è ritrovato ad essere ancora più inca**ato della sua Aprilia. Perché le condizioni del circuito di Mandalika, dove i piloti della MotoGP sono impegnati in tre giorni di test ufficiali, erano indecenti e perché dopo una abbondante pioggia sull’asfalto s’era accumulato molto fango. Da qui la decisione da parte della commissione di sventolare la bandiera rossa e sospendere tutte le operazioni per circa novanta minuti. Poi è accaduto un fatto che ha decisamente pochi precedenti: gli organizzatori hanno chiesto a tutti i piloti di uscire dal box in sella ai loro prototipi per pulire la pista. E Aleix Espargrò ha sbottato: “Le condizioni non erano buone e quando hanno costretto tutti i piloti a fare 20 giri è stata liberata solo una linea, la decisione non mi è piaciuta, è stata una brutta giornata credo”.
Una brutta giornata che, però, per Aleix Espargarò s’è chiusa con un tempo che lascia molto ben sperare per il futuro, dietro solo alla Honda di suo fratello Pol: “Ad eccezione di quella decisione che mi ha fatto molto arrabbiare – ha aggiunto lo spagnolo dell’Aprilia – è stata una giornata più che positiva, le cose girano per il meglio”. Soddisfazione, quindi, per quanto provato in pista, ma anche tanta rabbia per aver dovuto rispondere “signor sì” a chi, invece, non avrebbe titolo per impartirgli ordini: “Solo il mio capo può dirmi quello che devo fare – ha aggiunto Aleix – Se il mio capo mi chiede di uscire in strada in costume lo faccio, ma obblighi che arrivano da altri non sono tollerabili. La pista non era in condizioni per guidare, molto fango e polvere e ogni pilota, insieme al suo team, deve decidere quando uscire, quanto spingere e cosa fare, ma l'organizzazione ci ha obbligati tutti a uscire per pulire la pista e io non sono qui per fare le pulizie. L'Aprilia mi ha sostenuto e mi ha detto che se non volevo uscire non dovevo, ma ho deciso di farlo per solidarietà con i miei colleghi".