That’s Life, come Frank Sinatra: Marc Marquez spiega così, senza grosse cerimonie, il nuovo capitolo della sua carriera, quello in cui non è più lui ad essere inseguito ma è costretto ad inseguire. Anche (e soprattutto) nel confronti del compagno di squadra, primo nemico di ogni pilota perché il confronto è sempre ad armi pari. Ecco, Marc Marquez quel confronto non l’ha mai perso da quando è approdato in MotoGP: gli anni con Pedrosa l’hanno visto subito fare da prima guida, la convivenza con Jorge Lorenzo è stata poco più che una passeggiata e anche Pol Espargarò, che si è trovato a fare i conti con un Marc infortunato per buona parte della stagione, gli è arrivato dietro a fine anno.
Con Joan Mir le cose potrebbero cambiare, o forse sono già cambiate col fatto che Marquez non si era mai ritrovato un compagno di squadra più giovane di lui, fatta esclusione per la brevissima parentesi con il fratello Alex nel 2020: “È un campione del mondo e un pilota con grande talento e disciplina”, aveva raccontato durante la presentazione di HRC. “L’ho visto allenarsi e so che ha grandi capacità che lo aiuteranno ad adattarsi alla moto”.
Cosa che in parte Joan ha già fatto, chiudendo i test di Sepang in 12° posizione mentre Marc ha fatto segnare il 10° tempo: se il potenziale della moto lo si misura con Marquez, allora Mir non è poi così lontano. Il che, continua Marc, non è necessariamente un qualcosa di negativo: “Joan è un grande pilota e avere un compagno di squadra veloce penso che mi aiuterà a crescere. Se corri per il team Repsol Honda avrai sempre compagni competitivi, l’idea di chi gestisce la squadra è sempre quella di avere due piloti in grado di vincere le gare. Questo aiuta anche ad alzare il livello nel box”.
A questo punto Marc si lascia andare ad una considerazione che solo un paio d’anni fa non avrebbe mai esternato: “Comunque è la legge della vita”, ha dichiarato. "Un giorno arriverà un compagno di squadra e ti batterà. Nel calcio un momento sei l’imprescindibile prima scelta e il minuto dopo sei in panchina, sostituito. Succede, è il lato duro dello sport. Il mio obiettivo è far sì che quel momento si verifichi il più tardi possibile per il maggior numero di anni. Ma chiaramente quando hai un compagno come Joan, che ha vinto le gare, un campionato in MotoGP e un altro in Moto3 diventa più complicato. Ad ogni modo per me questo è un ‘problema’ che accetto volentieri, perché significa che lotteremo entrambi per posizioni importanti”.
Certo che vederli lottare per lo stesso obiettivo proprio come faranno nel team ufficiale Ducati sarebbe l'ennesimo valore aggiunto ad un campionato che si preannuncia già storico.