"Marc Marquez è il pilota più talentuoso con cui ho corso. Se la Honda non gli darà una buona moto sarà difficile per lui continuare a lottare. Aprilia e Ducati stanno facendo un lavoro incredibile. I marchi italiani hanno raggiunto uno standard veramente elevato, quello che sta succedendo con le Case giapponesi è strano" - parola di Aleix Espargarò, che sciorina al giornalista spagnolo Manuel Pecino il tema più ricorrente, più discusso, degli ultimi mesi nel paddock della MotoGP. Il ritornello è ormai noto: riusciranno Honda e Yamaha in questo 2023 a colmare il gap tecnico che le separa da Ducati e Aprilia? Alla fine dei test di Sepang Massimo Rivola, amministratore delegato di Aprilia, ha definito con "orgoglio italiano" il ruolo che Borgo Panigale e Noale hanno assunto tra i costruttori della top class. Una posizione di assoluto riferimento. Nello sviluppo, nel metodo di lavoro, nella gestione dei piloti. Davide Tardozzi, team manager Ducati, ha replicato complimentandosi con la Casa veneta per le novità portate sull'asfalto malese. Le modifiche telaistiche e aerodinamiche che Aprilia aveva già in parte testato lo scorso autunno (carena a cassapanca con effetto suolo, alette sul codone) sono state d'ispirazione per tutti gli avversari, che a Sepang hanno sperimentato una propria reinterpretazione di questi elementi.
Qualche box più in là ed ecco che, alla fine della tre giorni malese, si respiarava aria ben diversa. Marc Marquez a Sepang ha provato quattro Honda diverse, è stato letteralmente sommerso di lavoro. Un lavoro che, sentendo lo spagnolo, pare esser stato poco proficuo in termini prettamente prestazionali e cronometrici: "Siamo molto distanti dalla Ducati. Alla fine ho scartato tre specifiche e scelto una sola moto come base da cui partire per il 2023, una moto praticamente identica a quella che avevo provato a Valencia". Tuttavia la prima RC213V versione 2023 provata qualche mese fa, ce lo ricordiamo bene, non aveva per nulla soddisfatto Marc. L'otto volte campione del mondo sembra già guardare ai test di Portimao dell'11 e 12 marzo come ultima spiaggia, per sé stesso e Honda, di invertire una crisi tecnica quasi senza precedenti. È proprio questo il tassello del puzzle, della situazione Marquez-Honda, a cui si aggancia il discorso di Aleix Espargarò. "Sarà difficile per Marc continuare a lottare senza una buona moto" - ribadisce il pilota di Granollers, come a dire che l'otto volte campione del mondo, 30 anni suonati e quattro interventi chirurgici sul groppone, si stancherà prima o poi di rattoppare con il suo talento lo squarcio tecnico che Honda paga rispetto ai concorrenti. Più prima che poi, magari. Così da avvicinare l'eventualità di una risoluzione anticipata di quel contratto che tiene legati Marquez e Asaka sino a dicembre 2024. Lo stesso Marc non ha negato categoricamente la possibilità. "Non voglio, non posso, pensarci adesso", dichiarava una decina di giorni fa. È chiaro che se alle frasi non definitive di Marquez si aggiungono le parole sibilline di Espargarò (bisogna sempre fidarsi delle previsioni formulate da un pilota nei confronti di un collega), allora si apre l'intero ventaglio delle ipotesi. Ma quali sono le reali ipotesi?
Yamaha non è un'ipotesi per Marc. Perchè è il team in cui Valentino Rossi ha già fatto la storia, una squadra che a Valentino Rossi è ancora molto legata. Soprattutto, però, va considerato che difficilmente Marquez tradirebbe Honda - la quale ha rigorosamente tutelato il pilota nelle ultime stagioni travagliate - per la sua storica rivale giapponese. Ducati, al momento, rappresenta il sogno proibito per qualsiasi amante delle due ruote. Proibito, a quanto pare, anche per Marc Marquez. Con cadenza mensile, infatti, i vertici di Borgo Panigale dichiarano fermamente di volere restare fedeli ad una politica sui piloti piuttosto cristallina: puntare su giovani talenti e concedere loro la possibilità di diventare campioni in sella ad una Desmosedici. Marc Marquez è già un campione affermatissimo, per questo è escluso dai radar Ducati. Quella Ducati che, dopo l'esperienza Jorge Lorenzo, ha dirottato filosofia. Borgo Panigale, oggi, deve essere una tappa obbligatoria per un pilota di stoffa che ancora non si è realizzato, che non ha ancora vinto un Mondiale in MotoGP. Questo è il messaggio che l'azienda bolognese vuole trasmettere al mondo.
Così si arriva a Mattighofen, Austria, con KTM che parrebbe essere la strada più semplice, scontata e veloce per Marc Marquez, nel caso lasci la Honda. Il manager del fenomeno di Cervera è anche dirigente Red Bull, da sempre legata a Marquez. Da sempre incollata, a caratteri cubitali, sulle carene di una qualsiasi KTM partecipante ad una qualsiasi gara. Che sia MotoGP, Motocross o Dakar, non importa: Red Bull e KTM le vedrete sempre assieme. Il gioco per Marquez sembrerebbe fatto. Tra Bologna e l'Austria, però, il Cabroncito dovrà sicuramente passare per il Veneto. Vicino a Padova c'è Noale e vicino a Noale c'è l'Aprilia. Quell'Aprilia che, al momento, va più forte di KTM in MotoGP. Quell'Aprilia che - in termini di storia, di appeal, di iconografia sportiva, di romanticismo - vince a mani basse il confronto con KTM. Basti pensare che Aprilia è entrata nelle competizioni nel 1974, KTM nel 2005. Aprilia che, nonostante tutto, non ha mai vinto un titolo in top class. Allora se Marc dovesse mai fermarsi a Noale e, da Noale, salire sul tetto del mondo, compierebbe un'impresa paragonabile al 2004 di Valentino Rossi e Yamaha. Perché poi, alla fine, cosa manca davvero alla carriera di Marc Marquez?