Il peggio sembra essere alle spalle. Dopo due anni neri, bui, storti come un omero ruotato di 34 gradi rispetto al normale. Il Marc Marquez che è arrivato nel paddock nel sabato di Misano è un uomo diverso da quello che si è visto negli ultimi tempi. Disteso, sorridente, con l’occhio vispo e la risposta pronta. Il viso spesso contratto è finalmente un ricordo, sintomo che il dolore (fisico e morale) sta pian piano scomparendo. Ringiovanito e ancora più profondo di prima, ancor più maturo. Quando parla del suo rientro alle gare non usa mai la parola “definitivo”, lascia sempre un margine di incertezza, una barriera di sicurezza e scaramanzia. Però ha ricevuto il via libera dai medici – quello definitivo – per tornare in moto. L’osso è consolidato, non avrà problemi. Riadattarsi è la parola chiave del nuovo inizio di Marc Marquez, che intanto sarà in sella alla sua Honda martedì nei test. E poi chissà.
“Stiamo andando nella giusta direzione con la riabilitazione, ma ho ancora bisogno di tempo. Nelle ultime due settimane ho aumentato molto il carico in palestra, ma i muscoli hanno bisogno di riadattarsi come io devo riadattarmi ad alcuni movimenti anche della quotidianità, perché per un anno e mezzo sono stato con un braccio ruotato di 34 gradi rispetto al normale. I dottori mi hanno detto che solo in inverno, forse, farò lo step definitivo. Però sono già in una condizione accettabile per guidare la moto, ovviamente non sono ancora al 100%” – ha detto Marquez ai microfoni dei giornalisti nel media debrief del sabato misanese. Il fenomeno di Cervera, poi, si è espresso sul suo futuro più prossimo, tra dubbi e certezze: “Farò i test martedì, mercoledì non so ancora se sarò in pista. Dipende da come mi sveglierò mercoledì mattina. Se vado in pista è perché i dottori mi hanno detto che non c’è nessun pericolo per l’osso. Il mio limite al momento sono i muscoli che devono riadattarsi, perché a volte spingendo tanto sulla moto, nella mia condizione, possono crearsi piccole lesioni a muscoli e tendini. E in quel caso dovrò fermarmi per riposare. Ma l’unico modo per tornare al 100% e per riadattare i muscoli è guidare la moto”.
Alla domanda sul possibile rientro ad Aragon, per poi riposarsi nel back to back Giappone-Thailandia, Marquez ha risposto: “Quando tornerò in un weekend di gara vuol dire che sarò pronto farle tutte, non per farne una e saltare quella dopo. Ho forzato davvero tanto nelle ultime settimane per fare questi test a Misano, è molto importante sia per me che per Honda. È sicuramente meglio tornare in sella in un test, con più possibilità di gestirsi e con meno pressione. Martedì e mercoledì capirò se potrò esserci ad Aragon, altrimenti aspetterò ancora un po'. Siamo in un momento in cui capiamo giorno per giorno quello che sarà”. L’evoluzione della carriera di Marquez ha portato tanti appassionati al paragone con Mick Doohan, con il grave infortunio alla gamba nel ’92 che non gli ha impedito di conquistare i successivi 5 titoli mondiali: “Ho parlato molto con Mick Doohan e ci parlerò ancora. Mi ha spiegato la situazione che ha avuto con la gamba, che alla fine è molto simile alla mia gestione del braccio nell’ultimo anno e mezzo, in cui ho riadattato il mio stile di guida alle esigenze del braccio. Ma anche in condizioni difficili sono sempre rimasto al top, e ho vinto 3 gare”.
Marquez, alla fine, ha commentato la recente separazione con il suo storico manager Emilia Alzamora, lasciando intendere come negli ultimi due anni i problemi fisici non siano stati l’unica complicazione: “Ringrazierò sempre Emilio per quello che ha fatto per me, dagli esordi fino ai titoli in MotoGP. Sono stati quasi 20 anni di carriera in cui si è dedicato a me full time e ha dato il massimo. Io non sono lo stesso Marc di 10 anni fa, le relazioni possono cambiare quando hai 30 anni rispetto a quando ne hai 20, e bisogna capire il momento giusto per fermarsi e chiudere nel modo migliore. Ci siamo seduti attorno ad un tavolo e abbiamo condiviso in pieno la decisione, perché già negli ultimi due o tre anni le cose si erano deteriorate”.