“Ti fermo prima della domanda”, dice Pecco Bagnaia a un giornalista che, durante la conferenza stampa sulle qualifiche del GP di Misano, chiede del casco di Dennis Rodman. “Ho scelto di farlo solo per quello che ha dato allo sport”.
L’altro non è soddisfatto, insiste: “Sicuro. Ma Rodman picchiava la moglie ed è stato condannato per questo. Ha una lunga serie di crimini nel curriculum, è migliore amico di Kim Jong-un, uno dei peggiori dittatori del mondo. Pensavo che avresti dato più attenzione ai suoi lati più brutti e tristi prima di promuoverlo ai giovani”. Mentre parla, attorno è il gelo. D’altronde non è il genere di contenuti che si sentono normalmente in un’intervista ufficiale della MotoGP, oltretutto in diretta.
Pecco risponde con calma, prova a spiegarsi: “So quello che ha fatto, ma come ho detto l’ho scelto perché nella mia situazione, in questo campionato devo pensare fuori dagli schemi. Sono un fan dell’NBA e lui nello sport sapeva fare la differenza. Non mi interessa di quello che faceva fuori dal campo. In partita faceva la differenza, era un rimbalzista incredibile”.
Bagnaia ha ragione. Primo: Dennis Rodman era davvero un rimbalzista eccezionale. Il rimbalzista, nel basket, significa diretornare all’attacco, reagire agli errori, partire in contropiede e fare ancora paura. Descrizione perfettamente a fuoco per Bagnaia, specialmente considerando che in questa seconda parte di stagione - come lo scorso anno - nessuno ha guidato come lui. E poi c’è l’idea, bellissima. Di caschi verniciati con una pettinatura iconica non se ne sono mai visti in MotoGP, Bagnaia ha fatto qualcosa di nuovo e l’ha fatto per mandare un messaggio a Quartararo, faceva così anche Valentino Rossi con le sue idee migliori. I caschi speciali sono più belli così. E poi, con quello stile, è un casco che sembra uscito dritto dagli anni Novanta, è riuscito. Entrando nel merito, ecco un paio di esempi: Kevin Spacey è un grande attore a prescindere dalla sua vita privata. Maradona è stato un dio del calcio nonostante la cocaina. Le rockstar hanno avuto ogni tipo di dipendenza e prodotto un'infinita serie di abusi, ma li ascolti lo stesso. E Dennis Rodman la gente se lo ricorda per come giocava a Basket, non perché è completamente pazzo.
Infine, e soprattutto: perché chiedere ai piloti di essere più sinceri, più veri insomma, se poi ad ogni passo appena fuori dal recinto si dimentica che sono piloti? Sportivi, agonisti, gente così. Che pensa a dare il gas più forte degli altri. Non è a loro che va chiesto di insegnare la morale, quello è il lavoro dei genitori. Tutti gli altri, gli adulti insomma, dovrebbero arrivarci da soli.