In molti, quasi tutti, riconoscono i piloti dal numero di gara. Qualcuno individua i circuiti del mondiale da una curva, dalla vernice sui cordoli. In pochi invece, anzi in pochissimi riescono a riconoscere un tracciato dal rumore della moto che ci passa sopra. Marc Marquez, in un video di Box Repsol che lo vede protagonista in una sorta di Sarabanda della MotoGP, dimostra di sapere fare anche quello. Il gioco è semplice: Marc indossa le cuffie e ascolta il suono della sua Honda che parte dal rettilineo e prosegue per il suo giro, qualcosa di simile a quanto fatto durante i Caschi d’oro di MotoSprint, quando però al posto del rumore della moto c’era la chitarra elettrica di Giulio Maceroni e, soprattutto, non si partiva dal rettilineo. Quella volta Michele Pirro indovinò il circuito di Misano, raccontando di averci fatto tanti di quei chilometri da rendere la cosa possibile. Per Marc Marquez però la sfida è stata diversa.
Il primo circuito è Phillip Island, che dopo il rettilineo ha una lunga curva a destra da percorrere a circa a 200Km/h. Poi tocca al Mugello, con il curvone della San Donato e la prima variante. Il terzo è il Sachsenring, dove Marc ha vinto praticamente ad ogni occasione. Per l'ultimo il motore ha un suono un po’ diverso, meno cupo, e capiamo dopo perché: “È Laguna Seca! All’inizio stavo per dire Le Mans, perché la prima curva è praticamente uguale”. Marc Marquez le ha indovinate tutte, manco fosse l’Uomo Gatto di Sarabanda. A Jorge Martín, che nei commenti confessa di non averne imbroccata una, Marc risponde che “Con il suono della tua moto ti concentri e le prendi tutte”, come a dire che non c’è trucco e che un pilota della MotoGP può riuscirci senza troppi problemi. Probabilmente anche Pirro, con la Desmosedici a suonare al posto della chitarra, sarebbe riuscito a rispondere con meno incertezze svelta. Questo esercizio riprende un po' quel tipo di meditazione che alcuni piloti adottano prima di una gara, quando ripassano il circuito ad occhi chiusi: la testa si muove e loro pensano al giro, ai movimenti e alle sensazioni trasmesse dalla moto, finendo spesso e volentieri per “girare” su tempi del tutto in linea con quelli fatti segnare nella realtà.