Marc Marquez è tornato in pista. Dopo un mese e mezzo di assenza, quattro gare vissute dal divano di casa e la diatriba sul doppio long lap penalty ricevuto a Portimao risoltasi solo all'inizio di questa settimana, ecco che l'otto volte campione del mondo ha finalmente riassaporato le sensazioni di ciò che più ama fare: guidare una MotoGP. La frattura al primo metacarpo della mano destra, messa subito alla prova con una rotolata senza conseguenze nella ghiaia delle "Esses Bleus", sembra essersi consolidata. Dopodiché Marc è tornato sull'asfalto dei Paesi della Loira con piglio ancor più aggressivo, portando al debutto il nuovo telaio Kalex che la Honda gli ha chiesto di provare. Un test importante nella concitazione delle prime prove libere del weekend di Le Mans, che potrebbero già essere decisive per l'ingresso in Q2, date le previsioni meteo incerte. Marquez e telaio Kalex, considerando il poco tempo a disposizione per conoscersi e prendere confidenza, non se la sono cavata male: l'otto volte campione del mondo, nelle P1, ha siglato il dodicesimo tempo a mezzo secondo di distacco dal leader Jack Miller.
Il Cabroncito ha anche approfittato del ritorno nel paddock per esprimere il suo punto di vista sui due long lap penalty rimediati dopo lo strike di Portimao e che, dopo la sentenza della Corte d'Appello della FIM, non dovrà più scontare. I giudici della Federazione Internazionale Motociclismo hanno accolto il ricorso della Honda, considerando estinta la penalità inflitta a Marc. Lo Steward Panel guidato da Freddie Spencer in Portogallo aveva esplicitamente scritto che il 93 avrebbe dovuto "effettuare il doppio long lap penalty nel Gran Premio d'Argentina". HRC si è appellata a questa dicitura dopo la successiva decisione, da parte dello Steward Panel, di sospendere la sanzione fino a quando Marc - considerato "unfit" per i GP di Argentina, Americhe e Spagna - non sarebbe rientrato in pista. La Corte d'Appello della FIM, all'inizio di questa settimana, ha dato ragione alla Casa giapponese (Marquez non sconterà alcuna penalità domenica), ammettendo di fatto la presenza di una falla nel regolamento della MotoGP. È altamente probabile che un pilota penalizzato, perché coinvolto in un incidente, possa infortunarsi ed essere "unfit" per la gara successiva. E allora quando, in questo caso, verrà applicata la penalità nei suoi confronti? Non c'è alcuna disciplina, in merito, nel regolamento della MotoGP. Per questo, più volte, si è detto che il caso Marquez avrebbe dettato giurisprudenza.
La sentenza della FIM riafferma l'automatismo secondo cui la penalità inflitta ad un pilota si estingue nel momento in cui questo è impossibilitato a scontarla perché considerato "unfit" - infortunato e non abilitato a gareggiare - dall'equipe medica ufficiale della MotoGP. Nel paddock però, soprattutto tra i membri dello Steward Panel, ci sarebbe la volontà di colmare questo squarcio regolamentare per la prossima stagione, ovvero mantenendo in vigore le sanzioni fino al momento in cui il pilota in questione risulta nuovamente idoneo a correre. Marc Marquez considera sbagliata questa eventualità: "Ero d'accordo sulla penalità che avevo ricevuto a Portimao. L'errore era mio e gli errori si pagano. È stato chiaro sin da subito che avrei dovuto scontare la penalità in Argentina, ovvero la gara successiva del campionato e non la prima gara che avrebbe corso il pilota. Lo Steward Panel verbalmente e anche su carta, con una seconda sentenza, mi aveva confermato questa cosa dopo che avevo chiesto rassicurazioni. Ora penso che la regola verrà cambiata, ho letto che vogliono far scontare una penalità del genere nel primo GP che un pilota decide di correre, ma secondo me è sbagliato. Se si cambia la regola rischia di essere pericoloso per i piloti, perché ci si potrebbero prendere più rischi per rientrare prima e provare a correre solo per scontare la penalità. Io ad esempio potevo andare a Jerez, fare due giri in gara, scontare la penalità, e tornare ai box. Mi sembra che anche Marini in Moto2 avesse fatto un qualcosa del genere, ma è normale. Secondo me così si forzano i piloti a tornare prima e si crea una cattiva immagine. Devono trovare un sistema diverso, ma non posso dirlo io, non sono il capo della FIM. La penalità più dura per me è stata restare quattro gare a casa".