Alex Marquez è riflessivo come lo vedi dalla televisione, eppure dal vivo è più divertente e - cosa fondamentale - non restituisce mai l’immagine di uno che è lì per lavoro: vive di corse e tanto gli basta, semmai punta a finire più in alto e, considerando quanto fatto in passato, Le Mans può rappresentare l’occasione giusta. L’obiettivo chiaramente è la prima vittoria in MotoGP, mai così vicina come quest’anno che ha a disposizione una moto che funziona e un team micidiale su cui fare affidamento. Alex parla benissimo italiano, così quando ci presentiamo all’appuntamento nell’hospitality della Gresini Racing per un’intervista concordata non c’è nemmeno bisogno di passare all’inglese. Lui mette da parte un vasetto di burro d’arachidi e una fetta di pane e si produce in un largo sorriso.
Come è andato il tuo approdo in Gresini Racing? Insomma, di cosa ha paura un pilota quando firma con una squadra nuova?
“Hai paura di guidare la moto campione del mondo e non portare a casa risultati. Quella è la paura di un pilota come me che veniva dalla Honda, o comunque da una moto peggiore. Però è una prova a cui ti sottoponi da solo, sai che vai alla moto giusta e devi dimostrare di esserne all'altezza. Che poi è lo stesso motivo per cui ho colto l’opportunità”.
La moto lo sai che va forte, però ci sono dei segnali che magari guardate con gli altri piloti per capire se una squadra funziona? Un po’ come con le ragazze: un sorriso, una parola magica... cose così.
“In pista lo capisci quando vedi che la moto è facile, o comunque che si guida meglio, con sicurezza. Non devi fare sempre il miracolo, come sulla Honda. E un altro buon segnale è vedere che la moto funziona con molti piloti”.
Oltretutto con gli altri sette piloti Ducati hai modo di confrontarti molto sui dati. Come sfrutti questa cosa? E dov’è che sei più bravo di loro?
“Sono forte col gas, con la trazione. Pecco invece è molto consistente sui 24 giri ed è fortissimo in staccata, lì fa la differenza. Io provo a non guardare troppo tutti e sette i piloti, perché si rischia di perdere un po’ la strada. Allora per esempio arriviamo a Le Mans e so che qui il più forte è Pecco, così faccio la comparison con lui. Ma non vado a vedere Martín il giorno dopo, o magari Zarco. Guardo Pecco e Bezzecchi magari, perché capisco meglio il loro stile di guida”.
Sei uno dei piloti più alti della MotoGP, però a differenza di altri non ti lamenti mai di questo. È parte del tuo metodo di lavoro?
“No, non mi lamento. Non dico che sia fortuna, ma la verità è che pur essendo alto peso 64 chili come mio fratello. Considera che un Alex Rins, che è più basso di me, pesa 70 chili. Io so che essendo alto devo lavorare un po’ di più a casa per mantenermi leggero. So che se comincio a mangiare tanto e a fare palestra arrivo in un attimo a 75 chili. Devo stare un po’ attento, ma è un modo come un altro di lavorare a casa”.
A Jerez abbiamo visto libere e qualifiche nel tuo box, vedere tuo padre davanti ai monitor è impressionante: parla proprio con te!
“Sì, lui pensa che io lo senta con la radio! Lui è sempre molto nervoso, ma penso sia normale esserlo quando hai un figlio che si gioca la vita tutti i weekend. A lui piace molto questo mondo, ma abbiamo un rapporto normale”.
Guardate mai le gare assieme, magari nel motorhome?
“No. Se guardo la gara sono da solo, o magari con mio fratello”.
E di che parlate?
“Mah, quello che vediamo, niente di speciale”.
Di lui scherzando hai detto che è un po’ un bastardo. Però dal documentario di Marc si vede che lo consigli spesso, penso a Mandalika quando gli hai detto che la vita è una e le gare sono tante. Ti senti mai come il fratello grande?
“Beh, abbiamo tre anni di differenza ma alla fine siamo veramente cresciuti insieme e questi tre anni non li percepisco granché, è quasi come fossimo coetanei. Io lo conosco molto bene e so quando sta facendo fatica e so quando ha bisogno di un consiglio, quello lo vedo in un attimo”.
Ti capita di essere l’unico che lui ascolta?
“Può essere, ogni tanto capita. A volte gli dico le cose e lui non ci fa tanto caso, ma io so che dopo torna a ragionarci e magari cambia idea”.
Che rapporto hai con Luca Marini? Due fratelli così vi accomunano e allo stesso tempo vi distanziano molto.
“Io questa di essere il fratello di Marc la vivo da quando sono piccolo, anche con i suo amici. Ed è una cosa normale, per quanto mi riguarda sono molto tranquillo perché se mi vedono come il fratello di qualcuno a me non frega niente. So quello che ho vinto e so che nessuno mi ha regalato niente”.
A proposito, come hai vissuto la storia tra tuo fratello Marc e Valentino Rossi?
“Eh… Non dirò mai davvero come l’ho vissuta, ma è stata una cosa difficile per tutta la famiglia. Ora no, ma in quel periodo non è stato facile per niente”.
A Le Mans nel 2021 hai fatto un bel 6° posto, nel 2020 un podio. È una pista che ti piace?
“Nel 2021 c’è stato il flag-to-flag, nel 2020 era bagnato. Qui con la Honda si faceva molta fatica a causa di tutte le ripartenze in cui non avevamo una buona accelerazione. Con la Ducati si può fare bene, anche se sarà asciutto”.
Però pare ci saranno condizioni miste, in cui tu appunto vai molto forte.
“Si, quando è un po’ coperto, comincia a piovere o è tutto bagnato posso andare veramente bene”.
Se potessi scegliere una pista e correre tutto il campionato lì cosa sceglieresti?
“Aragon, sicuramente. O magari anche Brno, ed è un peccato che non si vada più in quelle due piste che sono eccezionali”.
Tre obiettivi da qui a fine anno? Non per forza relativi alle moto, va bene anche fare un figlio o comprare una macchia nuova.
“La mia vita è questo, vedo solo le moto! Sicuramente penso alla mia prima vittoria in MotoGP, sarebbe bello. Un’altra è chiudere nei primi sette in campionato e la terza è vedere di nuovo mio fratello sul podio. Con le macchine sono a posto, ho una bellissima Audi RS5 e forse la cambierò per una e-tron GT, vediamo”.