È stato un sabato particolare quello di Marc Marquez a Misano: una classica chiusura d’avantreno al Carro nelle FP2 del mattino, una scivolata decisa alla Brutapela nel primo tentativo del Q2, che ha costretto il 93 a disputare il secondo stint con la Ducati Gresini sostitutiva. Eventi che lo hanno relegato alla settima casella sulla griglia di partenza della Sprint, in cui ha subito reagito con un notevole scatto allo spegnimento dei semafori. Dribblando le KTM di Binder e Acosta nelle prime tre curve, Marc si è presto trovato in quarta posizione. Poi un ritmo gara ottimo, se paragonato a quello con cui vinse due settimane fa qui, in Romagna, dove la MotoGP è tornata alzando l’asticella: il passo sul piede dell’1’31”basso (ad un secondo dal record della pista di Pecco Bagnaia) non è bastato all’otto volte campione del mondo per salire sul podio. L’unica sbavatura della Sprint di Marquez è stato un lungo in curva 12 mentre girava in solitaria, dopodiché in quarta posizione ha tagliato il traguardo, a cinque secondi da Pecco Bagnaia, quasi quattro da Enea Bastianini, terzo.
Era lecito aspettarsi qualcosa in più? Probabilmente sì, considerato lo stato di forma dello spagnolo e tenendo conto di una premessa fondamentale: dopo 5 anni è tornato a giocarsi il Mondiale, svuotato di qualsiasi pressione poiché sfavorito, paradossalmente outsider in una mischia di quattro piloti in cui gli altri tre guidano la Ducati più prestante ed evoluta. Invece il sabato romagnolo di Marc quasi somiglia ad un passo indietro lungo qualche mese. Il diretto interessato, però, non è d’accordo: “Se le mie aspettative erano più alte prima di questo weekend? Nella conferenza stampa di giovedì ho dichiarato come il quarto posto fosse il mio obiettivo” – ha controbattuto Marc, secco, nell’incontro con la stampa.
“Sei felice della tua gara?”, è stato quindi chiesto al 93, che ha spiegato: “Sì, felice del risultato, specialmente considerando l’andamento della mattinata. Abbiamo finito nella nostra posizione, quella che rispecchia il nostro ritmo e quella in cui sarei arrivato anche se fossi partito davanti”. Una delle risposte più interessanti è arrivata poco più tardi: “Perché continuo a cadere in qualifica? Perché la vita è questa (tutti i giornalisti presenti ridono, ndr)…provi e sbagli, provi e sbagli, provi e sbagli. Il problema è che dobbiamo provare ed imparare di fronte a milioni di persone. Continuerò a provarci, perché devo capire il motivo per cui non mi sento comodo sulla moto. Sfortunatamente sono caduto alla 3 in qualifica, ma anche nella Sprint ho avuto un momento critico lì. Continuerò a provarci – ha ripetuto - la vita è questa, a costo di finire nella ghiaia. Di certo il fatto di vincere, di lottare al top, ti dà più confidenza per provare cose nuove. In passato magari provavo, ma i risultati non arrivavano mai, così in automatico sperimentavo meno. Ora che ho buone sensazioni cerco cose nuove quando ne ho bisogno. Oggi in Q2 mi sono assicurato subito un buon lap time, poi ho cercato qualcosa in più. L’unico errore della giornata, alla fine, è stata la scivolata in FP2”.
Infine, in un momento in cui è particolarmente difficile decifrare l’andamento di Marquez rispetto a Bagnaia e Martín, ci ha pensato direttamente il 93 a fornire qualche elemento in più per chi ama avventurarsi in pronostici: in sostanza, conviene puntare tutto sull’otto volte campione del mondo sugli asfalti con poco grip, abbracciare la prudenza nelle piste che offrono alti livelli di aderenza. Il motivo? La nuova gomma posteriore fornita da Michelin ad inizio stagione, che Marc definisce “meravigliosa”, limita uno dei suoi storici punti forti: lasciar scivolare il posteriore e far girare la moto di sovrasterzo. Ma sui circuiti con tanto grip, semplicemente, il nuovo posteriore Michelin non ne vuole sapere di scivolare. “È da tutta la stagione che mi sento scomodo con la nuova gomma posteriore. Quando le gomme hanno sei o sette giri – ha spiegato Marquez - riesci a fare alcune curve più veloci rispetto a quando hai le gomme fresche. Questo weekend abbiamo provato qualche novità elettronica per capire come si rapporta questo problema al mio stile di guida. Non ho mai avuto questo meraviglioso grip al posteriore, è un’aderenza a cui non sono mai stato abituato nel corso della mia carriera. Il mio modo di fare il time attack è molto diverso da quello che la situazione odierna richiede. È la cosa più difficile da cambiare per me. Rispetto a Misano 1 adesso c’è più grip, si può usare più coppia e sono le condizioni in cui io soffro di più. Ad Aragon il grip era molto basso e i miei punti di forza venivano esaltati”.