Andare alle gare è un’altra cosa. Sembra una di quelle frasi usate come mantra per giustificare le trasferte e sottolineare che è vero che i contenuti ci sono e che – tra social, uffici stampa e Tv – non è difficile raccontare un fine settimana di gara, però la verità vera è che in effetti esserci è un’altra cosa. Solo che si capisce quando ci si va davvero, ritrovandosi dentro momenti che poi, ripensandoci a freddo, non si è nemmeno sicuri d’aver vissuto. A Misano, ad esempio, è successo oggi, dentro una sala stampa che di solito è chiassosa, ma che a pochissimi minuti dall’inizio della Sprint, esattamente in quella fase in cui di solito si cazzeggia, s’è letteralmente ammutolita. Perché da Cremona arrivano le immagini di Gara1 del round di SBK che si sta disputando lì e perché davanti a tutti c’era Danilo Petrucci (tra l’altro seguito da Andrea Iannone, poi caduto, e Nicolò Bulega) e il silenzio di quelli che fino a qualche anno fa tendevano il microfono o il registratore al Petrux è stato il segno, come l’esplosione di gioia autentica di pochi minuti dopo, che la parte umana non si racconta. Che le storie le porti dietro e a volte restano non pubblicate.
Una riflessione che è venuta da fare dopo il media scrum di Marco Bezzecchi, un’oretta dopo la bandiera a scacchi della Sprint di Misano. E c’è di mezzo proprio Danilo Petrucci, che del Bez è un grandissimo tifoso e quei minuti successivi alla parte seria, dedicata alle dichiarazioni del pilota, prima in Inglese e poi in Italiano. Una parte seria in cui il Bez ha raccontato la sua Sprint, le difficoltà che ha nei primi giri con la gomma, la delusione per il tempo in qualifica che è stato più alto rispetto a quello fatto sempre a Misano quindici giorni fa e la voglia di regalarsi (e regalare alla VR46) almeno un altro podio prima del trasferimento in Aprilia, nel 2025. Tutte cose che è giusto raccontare e che sicuramente sono il centro di un fine settimana di gara. Ma che si trovano ovunque. Mentre c’è tutta un’altra parte che appunto c’è, ma alla fine non si racconta mai. Solo che, come è stata una cosa straordinaria la doppia data a Misano, ogni tanto si può fare pure uno strappo alla regola. E si può raccontare, ad esempio, degli occhi veri, ma veri davvero, di Marco Bezzecchi quando s’è parlato della prima vittoria in Superbike centrata proprio da Danilo Petrucci. “Siamo grandi amici – ha detto – Gli voglio bene perché lui è una persona bella davvero, sono contentissimo che abbia vinto. Mi scoccia solo che per venire qua non sono riuscito a farmi un selfie con lui”.
Una frase che per un attimo ha spiazzato, con il Bez che poi ha spiegato: “Prima che venissi qua, nel box c’erano i monitor accesi su Sky e stavano intervistando proprio Danilo. Volevo farmi un selfie con la mia faccia davanti alla tv e poi mandarglielo insieme ai complimenti, ma non ho fatto in tempo. Sono contento da matti per Danilo, perché ha fatto qualcosa che resta nella storia. C’era già entrato vincendo sia in MotoGP che in una tappa della Dakar, ma adesso c’è entrato proprio con un calcio volante di quelli incredibili, vincendo anche in Superbike. Non c’era riuscito mai nessuno e sarà molto difficile che altri possano riuscirci”. Tra i due c’è un legame forte che, come ha raccontato proprio a MOW Danilo Petrucci qualche mese fa, è figlio della ralla: babbi che hanno avuto a che fare con i camion e modi semplici e genuini.
Semplici e genuini come lo sono, appunto, anche quei momenti che stanno intorno a tutto ciò che si racconta di solito e che fa notizia. Tipo l’altro vissuto oggi, sempre con Bezzecchi e subito dopo aver parlato di Petrucci, quando il pilota della VR46, nonostante la stanchezza e magari pure la voglia di andare a rilassarsi un attimo, s’è prestato per dare consigli sulle traiettorie da seguire nel pistino per minimoto di Cattolica in cui quasi tutti i piloti italiani hanno dato le prime manate di gas. Il motivo? Un goliardico Gran Premio giornalistico organizzato ormai da un paio d’anni da noi di MOW con i colleghi delle altre testate in occasione del GP di Misano, tra colleghi più o meno giovani, più o meno in forma, più o meno capaci e in quei momenti in cui non si è più avversari che giocano a “passarsi il buco”, ma si diventa avversari per gioco. Sopra le Ohvale (a volte anche i kart) e proprio su quel pistino che da queste parti è un pezzo di storia e su cui si allenano spessissimo il Bez e tutti gli altri piloti dell’Academy. Con il paradosso di ritrovarsi a confronto con un pilota vero - e pure forte - che dice dove frenare, come prendere questa o quella curva e pure l’autoironica supponenza di poter essere capaci di mettere in pratica anche uno solo di quei consigli. Con il Bez, però, che oggi ha avuto quello definitivo: “bisogna non chiudere il gas, tenerlo aperto e il segreto è farlo al primo giro. Perché se ti riesce vuol dire che puoi rifarlo e poi se lo rifai ti passa anche la paura”. Praticamente una pataccata, ma che vale un compendio di filosofia. E che rimette insieme le competizioni e la vita, di tutti e non solo dei piloti. Ma solo se alle gare, tutte le gare, ci vai.