Otto titoli mondiale, 82 gran premi vinti, 134 podi e 90 pole. Tutto questo prima dell’inizio del calvario con la frattura all’omero destro e le tre operazioni: “Ho pregato in cielo per riavere l’uso del braccio – ha raccontato Mar Marquez a La Repubblica – Il dolore non se ne va, prima il gomito, poi la spalla” ha aggiunto.
Parole che fanno male, non solo dal punto di vista sportivo, ma umano. Ma Marc Marquez ci tiene a consideare anche il lati positivi dell’ultimo anno: “Ho recuperato l’uso del braccio destro e credetemi non sto parlando di andare in moto, ma mi riferisco alla vita normale. Mangiare, farsi la barba, giocare con i miei cani. Non ho pensato ad altro”. Il ritorno dopo l’infortunio gli ha fatto capire che ci sono sempre degli imprevisti e che non è tutto così rapido come possa sembrare. Ci vuole pazienza. Il dolore prima o poi passa, ma l’aspetto mentale è la parte più dura: “A livello mentale è durissimo. Quando sei appena operato, psicologicamente non è così complicato. Ti fa male fisicamente, provi dolore: e non pensi. Ora invece: la mente va in un posto, perché hai ripreso a pensare. Però con il corpo non ci arrivi. Succede in palestra, cosi come in moto: la tua testa ti dice una cosa, la realtà è un'altra. A Le Mans ero in testa e viaggiavo libero, ma all’improvviso ho scoperto di non essere preparato a fare tanti giri a quel livello. Una frustrazione enorme” ha continuato.
Marc Marquez non nasconde quindi i problemi in gara. Gli avversari non hanno più paura di lui e lo spagnolo, per sopravvivenza, si è dovuto mettere in scia agli altri durante le qualifiche del Mugello: “è la legge del motociclismo, quando uno soffre cerca di sopravvivere. Il più debole sfrutta il più forte, e io nelle qualifiche ho scelto Vinales, il migliore: un tempo seguivano me. Adesso è il mio turno”. Lo spagnolo ha poi parlato della tragedia che ha colpito Jason Dupasquier: “Ci ha ricordato i rischi che corriamo salendo in moto, nel minuto di silenzio ho cercato di non pensare a nulla altrimenti me ne sarei andato. Gli organizzatori hanno deciso di andare avanti, ma chiunque poteva decidere di fermarsi, nessuno lo avrebbe rimproverato”.