Ieri era il compleanno di Valentino Rossi, 43 anni. Oggi, invece, è il turno di Marc Marquez che ne compie 29. Un giorno soltanto a dividerli, come il mondiale che balla tra loro due, i più grandi piloti della storia della MotoGP moderna. Una storia che, sulla scia della Formula 1 con Drive to Survive, è diventata una serie per Amazon Prime disponibile in streaming dal 14 marzo. La stagione 2021 è raccontata in otto puntate e, a pensarci bene, il soggetto è un anno irripetibile anche per la MotoGP.
Tra i piloti invitati alla prima assoluta di Madrid c’era anche lui, Marc Marquez, che l’ha vista in compagnia di Jack Miller, Joan Mir, Maverick Vinales e Jorge Martín. Dopo essersi gustato la premiére, Marquez si è presentato alla trasmissione radiofonica El Larguero, a cui ha rilasciato una lunga intervista a cuore aperto che parte subito forte: l’intervistatore di AS esordisce dicendo che la stagione 2022, se facessero una serie, potrebbe chiamarsi “Il Ritorno del Re” e celebrare Marc Marquez. Lui, di contro, si è appena trasferito nella capitale spagnola (da Cervera, che invece è catalana e secessionista) per stare a stretto contatto con i medici e tenere sotto controllo i problemi alla spalla. “La MotoGP vuole crescere e aprirsi su altre piattaforme come Amazon e vederci dall'interno e dalle nostre intimità - racconta Marquez - è bello e i fan lo apprezzano. In Italia mi chiamano Cabroncito”, scherza Marc, prima di tornare serio: “La verità è che sto bene, sorrido ancora ed è la cosa più importante dopo aver toccato il fondo per due anni. Se sono tornato? Diciamo che sto tornando. Tornerò davvero quando il mio livello in pista sarà quello di prima. Fino al 2019 toccavo il cielo, era l’apice della mia carriera di atleta e lì ho dovuto vivere l'altra faccia della medaglia, che sono gli infortuni. Ne subisci uno, ne esci, entri in un altro… Ora sembra che la luce alla fine del tunnel brilli un po' di più”.
Dal 2019 al 2022: “Ho toccato il cielo con un dito e pianto da solo in una stanza”
Gli infortuni, spiega Marquez, l’hanno in parte cambiato: “Beh, Il dolore cambia il tuo carattere - le sue parole - Questa è una cosa che non mi è mai successa prima. Non è la situazione o l'incertezza, è che non ti diverti. L'anno scorso, ad esempio, stavo correndo nel mondiale ma con dolore e fastidio, cose che hanno cambiato il mio carattere e tutti intorno a me hanno sofferto. Ho chiesto a tutti di perdonarmi, perché quando soffrivo il mio carattere cambiava ed ero meno ricettivo a tutto. Loro però hanno capito”.
Il dolore però, non c’è da stupirsi, non è mai in cima alla lista delle sue preoccupazioni: “Tre operazioni alle braccia ti fanno soffrire, ma più del dolore è l'incertezza di ciò che accadrà. Una volta che torni e vedi che non puoi farcela c'è un dolore psicologico molto difficile da accettare. Ho fatto un esercizio che mi ha aiutato, ovvero guardare solo al momento senza creare aspettative. Tutto questo mi ha aiutato a uscire da quel tunnel e, quando ne stavo uscendo con due vittorie consecutive e sembrava che tutto stesse andando bene, in una sessione di allenamento sono caduto e mi sono ritrovato questo infortunio alla vista che mi ha procurato un inverno di paura. La doppia visione è molto peggio di una lesione ossea, perché in una lesione al braccio hai un piano e vedi che migliora, che c'è una progressione e ti dicono sempre che, con il tempo, guarirà. Ma la diplopia… l’ho già avuta nel 2011, conoscevo i rischi. Il dottor Bernardo Sánchez Dalmau, che è stato sempre molto sincero e onesto, mi ha presentato tre scenari: “Aspettiamo tre mesi. Se non guarisce c'è un'operazione che si potrà provare tre volte. E se con quell'operazione non va, beh ragazzo, forse non avrai più la vista per guidare di nuovo una moto, ma forse ti basterà condurre una vita normale”. Ecco, in quel momento non potevo nemmeno avere una vita normale e lo sport è passato in secondo piano”
Poi fa una pausa e si confessa: “Quando il dottore te lo dice finisci a piangere da solo in una stanza, perché sai bene cosa può succedere. Non importa quanto sei ottimista e quanto vuoi guidare la moto e uscirne, devi essere realistico. Raccontarsi favole è una cazzata, devi parlare chiaro e sapere che c’è la possibilità che non potrai più essere in grado di condurre una vita normale. Ora il dottore dice che è un miracolo che dopo due mesi e mezzo o tre mesi la mia vista sia guarita e non abbia avuto conseguenze”.
Tuttavia Marc spiega che l’esperienza non l’ha reso più forte, anzi: "Sarei stato altrettanto forte senza tutta questa cosa, avrei preferito evitarla. Sì, ti fa vedere un'altra prospettiva e maturare in un modo diverso. E capire lo sport anche in modo leggermente diverso. Sempre con la stessa dedizione, ma ora mi prendo più cura del corpo, sto più attento, Penso un po' di più prima di dire le cose. Non voglio tornare lo stesso Márquez ma essere un’evoluzione. Il mio obiettivo, in ogni caso, è lottare per il mondiale. Questo è molto chiaro per me. Sto lavorando e facendo grandissimi cambiamenti nella mia vita per provare a combattere nel 2022. Forse dall'inizio non partirò nel migliore dei modi, ma l'anno è molto lungo”.
Quando gli viene chiesto se dopo tutto quello che è successo ha un po’ di paura, lui risponde secco: “Se avessi paura, non penserei di lottare per un Mondiale o di gareggiare. Se provi paura o dubbio e pensi che potresti cadere, scendi dalla moto e lascia il tuo posto a qualcun altro”.
La nuova Honda, la nuova stagione.
Non ci avrebbe scommesso nemmeno lui, invece Marc Marquez è riuscito a prendere parte a tutti i test pre stagione, da Sepang a Mandalika, dove ha trovato una moto completamente rivoluzionata: “E' molto diversa - ha spiegato - È il cambiamento più grande che ci sia stato da quando sono in Honda, e sono qui da dieci anni, il che non è poco. In un marchio come Honda, quando vinci, non importa quanto sia critica la moto, è difficile fare grandi cambiamenti. Visto che fino al 2019 stavano vincendo, non sono state apportate grandi modifiche alla moto, ma è vero che in questi ultimi due anni non sono stato praticamente in squadra e i risultati sono mancati. Ciò ha indotto Honda a fare un grande cambiamento per trovare soluzioni. Questa nuova moto non si adatta in modo naturale al mio stile: io ho bisogno di sentire molto l'avantreno ed è una moto che si guida di più con il posteriore. Nel primo test non ho toccato nulla e ho cercato di capire la moto. A Mandalika ho cominciato a cercare quello che mi serve per andare veloce. Non esiste una moto perfetta, ma devi adattarti e il team deve aiutarti a sfruttarla al meglio”.
A questo punto gli viene chiesto che compagno di squadra vorrebbe. Buona parte dei piloti infatti è in via di rinnovo contrattuale, mentre Marc ha firmato con Honda fino al 2024: “Honda deve scegliere il pilota più forte. Non ho mai commentato il mio compagno di squadra né ho posto il veto su nessuno. Quando Pedrosa si è ritirato, infatti, è arrivato Lorenzo, che a priori doveva essere un compagno di squadra scomodo, ma le cose non gli sono andate bene. Poi hanno creduto che Pol avrebbe avuto il livello e penso che quest’anno, per come ha fatto la preseason, sarà candidato al titolo. Vedremo. Non dipende da me. Ho altri tre anni di contratto e il mio obiettivo, chiunque sia il mio compagno di squadra, è batterlo”.
Dopo la vittoria di Rafa Nadal agli Open d’Australia, Marc lo aveva in qualche modo anticipato: il tennista, tornato a vincere quando tutto avrebbe suggerito il ritiro, è uno dei suoi punti di riferimento: “Sto facendo di tutto e di più per tornare al livello in cui ero. Un problema è il braccio, di cui devo continuare a prendermi cura. Infatti, con il Dr. Samuel Antuña abbiamo deciso di metterci in contatto con il Dr. Ángel Cotorro, che è il medico di Rafa Nadal, perché ha un'ottima squadra di fisioterapisti e preparatori, perché voglio ottenere il massimo da questa spalla. So che sarà il mio punto d'Achille durante l'anno e so che devo prendermene cura. Personalmente ho fatto un grande sacrificio, mi trasferirò a Madrid per tutto il 2022 per questo, per mettere tutta la carne al fuoco. Mi fido di loro. Manterranno la mia spalla fresca per tutta la stagione e ho deciso di venire qui. Amo moltissimo la mia Cervera e ci ho vissuto tutta la vita, ma veniamo qui per questo. Ho preso la casa in periferia per stare lontano dal centro, mi è stato detto che c'è molta malavita qui intorno. Comunque ho già localizzato i circuiti”.
Infine, gli chiedono come sarà la MotoGP senza Valentino Rossi: “Non vado d'accordo con Valentino, lo sapete, ma non ho problemi ad ammettere che senza di lui la MotoGP perde un'icona importante e un pilota che ha attirato molto pubblico. La MotoGP però continua. Ci sono nuove generazioni e io sono il primo a dovermi reinventare, in modo che non mi portino fuori dalla griglia. La vita va avanti. Grandissimi piloti si sono ritirati, ma è vero che l'impatto di Valentino è stato molto grande. Il campionato continuerà sicuramente con lo stesso interesse e lo stesso spettacolo in pista. Quello che il tifoso vuole vedere è il sorpasso e lo spettacolo, che è assicurato. Mancherà nelle prime gare ma tutto va avanti e quando le luci si spegneranno in Qatar, la gente aspetterà di vedere chi vince. C'è Quartararo, Bagnaia e tanti piloti”.