Fermi tutti. Non sono un dottore o un fisioterapista, anzi, se proprio vogliamo dirla tutta sono completamente ignorante in ambito medico e ho solo 17 anni. Ma, certo, non ci vuole un genio a capire che le condizioni attuali di Marc Marquez sono preoccupanti, ma una cosa bisogna dirla: non merita dita puntate contro e deve essere lasciato in pace.
Prima i due interventi, poi lo stop per tutta la stagione, adesso l’ennesima operazione e la presunta infezione all’omero che potrebbe portare a conseguenze nefaste per uno sportivo.
E’ vero, è stato un errore tornare in pista due giorni dopo l’operazione, e non doveva nemmeno forzare così tanto il braccio con quelle famose venti flessioni per convincere i medici a farsi dare l’ok. Ma qualcuno gli aveva chiesto di farle.Siamo sicuri che è stato lui ad aver sbagliato? Un pilota vuole correre e se nessuno gli spiega che non è il caso, fa quello che gli dice l’istinto. E l’istinto di Marc Marquez è esserci, cannibalizzare asfalto, cordoli e avversari. Ovvio, i rimorsi ci sono e ci starà certamente facendo i conti. Ma le domande sono altre: se Marc non avesse provato quel miracoloso recupero, a quest’ora staremmo qui a parlare di pavido? Di uno che non aveva nemmeno voluto provarci? Non c’è bisogno di continuare a polemizzare, proprio perché adesso è il momento delle conseguenze. Che bastano sempre da sole. Senza commenti.
Le sta pagando Marc Marquez in primis, perché ad oggi non è possibile nemmeno sapere come e quando tornerà a correre, e le sta pagando Honda, perché adesso si ritrova per il secondo anno consecutivo con il suo fuoriclasse out e anche un po’ in crisi di credibilità agli occhi dei suoi stessi tifosi.
E’ così fondamentale trovare il colpevole di tutto ciò? E’ chiaro che colpevoli sono tutti, ognuno di quelli che hanno avuto un ruolo nella vicenda Marquez ha contribuito a portare il Cabroncito in questa situazione. Serve, piuttosto, il sostegno a un campione che sta attraversando un momento decisamente buio. Può piacerti o no, ma dovremmo lasciare da parte le bandiere, i colori e pure i ricordi del passato. Da umani e da appassionati. Dovremmo sentirci tutti vicini a Marquez, perché nessun pilota merita di passare quello che sta vivendo lui in questo momento. Un animale da gara merita di stare nel suo habitat naturale: la pista.
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