Ogni volta che Marc Marquez è finito sotto i ferri abbiamo alzato il telefono per chiamarlo. E lui, il dottor Loris Pegoli - specialista in ortopedia, traumatologia e chirurgia della mano (noto in campo sportivo anche per essere stato il medico che ha trattato la mano di Gonzalo Higuain ai tempi della Juventus e salvato la mano del pluricampione di arti marziali Giorgio Petrosyan) - non ci ha mai mandato a quel paese, scegliendo, piuttosto, di spiegare con termini adatti a noi comuni mortali che cosa sta succedendo.
Lo abbiamo chiamato anche questa volta, dopo che dalla Spagna e dalla Germania si sono diffusi allarmi sulla possibilità che Marc Marquez possa sottoporsi anche ad un quarto intervento chirurgico per le complicanze dovute a una infezione. Si è parlato di “fissatori esterni”, di “braccio più corto”, di “osteomielite” e, addirittura, di “amputazione”. E chiaramente, come molti e condizionati anche dal tremendo silenzio delle così dette fonti ufficiali, non ci abbiamo capito più niente. Ecco perché ci siamo nuovamente rivolti al dottor Loris Pegoli. Che ci ha fatto, giustamente, la solita premessa: “Non conosco con precisione il quadro clinico e le indagini strumentali da prendere in esame, quindi tutto quello che posso dire è sulle notizie che sono circolate”. Per la precisione sulle due uniche note ufficiali diffuse da Honda: quella in cui si confermava che Marc Marquez si era di nuovo operato per una pseudoartrosi e quella di un paio di giorni dopo in cui si rendeva noto che l’otto volte campione del mondo sta facendo i conti con una infezione e che è stato pertanto sottoposto ad una terapia antibiotica.
“In linea di principio in caso di presenza di un’infezione – ha spiegato il dottor Pegoli – lo scopo primario è eliminarla, poiché potrebbe causare un suo sviluppo un interessamento ed una compromissione anche di altre strutture anatomiche, non solo quelle ossee; il posizionamento di altri mezzi di sintesi ed ancor di più il posizionamento di innesti di osso prelevati da altre sedi in caso di persistenza di un infezione potrebbe vanificare il trattamento”.
Difficile, quindi, capire cosa sia successo davvero e come è stata gestita la questione da un punto di vista delle comunicazioni ufficiali, con le notizie che poi si sono diffuse che, però, hanno alimentato un gioco al rialzo sulla pelle di Marc Marquez. “Gli antibiotici – ci ha infatti detto il dottor Pegoli – ci auguriamo tutti faranno il loro dovere e Marc Marquez guarirà. Potenzialmente, tra guarigione dell’infezione, guarigione della frattura e riabilitazione postoperatoria, potrebbe farcela in tre o quattro mesi. E’ chiaro che se dovessero esserci complicanze questi tempi si allungherebbero. Vi è chi ha paventato una amputazione: in casi estremi l’amputazione può essere una soluzione, ma da qui a dire che è ciò che rischia Marquez mi sembra davvero esagerato”.
Non rischia l’amputazione, dunque, ma non è del tutto da escludere che possa davvero tornare sotto i ferri nel giro di qualche giorno: “Se l’infezione non si risolve non ci sarà altra strada – prosegue il dottor Pegoli – a quel punto sarebbe forse più opportuno rinunciare definitivamente alle così dette placche e procedere con tecniche alternative che permettano al focolaio infettivo di essere sconfitto e pensare alla sintesi definitiva dell’osso solo alla fine”.
Quando si parla di amputazione, ormai è chiaro, si fa dunque molta confusione: Marc Marquez non resterà senza un braccio. “E’ possibile, piuttosto, che una volta guarita l’infezione, per evitare un accorciamento eventuale dell’osso, si debba ricorrere ad ulteriore innesto tra i due monconi dell’osso non guarito ed alla conseguente stabilizzazione – ha concluso il dottor Pegoli - Non certo una bella prospettiva soprattutto in termini di tempi di recupero, ma bisogna dire che da un punto di vista strettamente sportivo non sarebbe un gran problema per uno che di mestiere guida motociclette, perché non ne comprometterebbe le performance.
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