La domanda gliel’ha fatta Matteo Miserocchi (storico collaboratore del Corriere di Romagna che ogni tanto regala la sua firma anche a noi di MOW) e Marc Marquez ha tirato fuori il primo colpo di teatro di questo fine settimana di gara a Misano. Una pausa. Poi un sorriso e il gesto di chi è pronto a una risposta in politichese, ma, all’ultimo, un lampo negli occhi e un perentorio: “Che andassero! Quelli che pensano questo o scrivono questo, che andassero”. La domanda, anzi, la provocazione, era stata su quelli che da giorni vanno sostenendo che Marc Marquez a Barcellona non ha spinto per non rischiare di ritrovarsi a festeggiare il titolo di campione del mondo proprio a Misano, davanti al popolo giallo che è storicamente di Valentino Rossi. Narrazioni da social a cui l’otto volte campione del mondo, quasi nove, ha risposto così con un modo di dire in spagnolo che significa, letteralmente, “che andassero”. Il dove è facile da intuire, anche se Marc non l’ha esplicitato e, con la solita astuzia anche dialettica, s’è poi rivolto ai giornalisti spagnoli con un “traducete voi per chi non è spagnolo”.

Tutto, quindi, in una manciata di secondi di un giovedì che apre un fine settimana in cui si parlerà ancora a lungo, ma forse, finalmente, per quello che avrà da dire la pista piuttosto che per una storia fritta, rifritta e invecchiata di dieci anni. “Io ci ho provato a Barcellona, ma c’è stato un pilota più veloce – ha ribadito – e non è stato possibile arrivare qui a Misano con un match point. L'ho già detto: non mi interessa dove o quando, ma sto cercando di ottenerlo il prima possibile. Non ho fretta di essere campione. Il mio obiettivo è chiuderla prima possibile, ma non significa che ci sia fretta, anzi, questa situazione è pericolosa perché può portare a commettere errori stupidi. Potrei cadere, come è successo ad Álex e come è sempre successo e non voglio, anche perché queste ultime gare serviranno anche a indirizzare il 2026 e io voglio continuare su questa strada. Posso cadere, ma cerco di non fare una caduta stupida perché queste ultime gare stanno già iniziando a costruire verso il 2026, e voglio continuare sulla stessa strada".
L’obiettivo per Misano, quindi, è continuare a macinare punti e, contestualmente, non mettere a rischio neanche un metro della strada che manca sia verso il titolo mondiale, sia verso una restante parte di stagione che potrebbe trasformarsi, per lui, nel vantaggio di un lunghissimo test per il 2026. “Ora si parla che vincerò in Giappone – ha aggiunto - Io non la vedo così facile. Penso che sia positivo avere un match point, ma non la vedo facile in Giappone perché significherebbe che Alex avrà ottenuto pochissimo sia qui che là e Alex adesso, invece, è veramente in forma. Quindi manterremo la nostra mentalità e l’obiettivo è non scendere dal podio. Sì, sarà la mia priorità numero uno da qui alla fine della stagione”.

Marc Marquez sembra avere una sola grande paura: perdere la concentrazione. E i mille impegni di questi giorni a Misano potrebbero non aiutare, anche se non ha alcuna intenzione di tirarsi indietro. “Sono un pilota Ducati e questo significa che è il loro Gran Premio di casa – prosegue ancora Marquez - Abbiamo un sacco di impegni, quasi più che in Catalogna, ma siamo pronti e pronti a goderci un weekend di motociclismo, in una bella atmosfera. Ci saranno fischi? Sicuramente. Ci saranno applausi? Sicuramente anche quelli, ma cercheremo di dare il cento per cento in pista, che è ciò che conta". E’ la mentalità del campione, con Marquez che risponde anche sulla differenza che c’è, appunto, tra i piloti bravi e i grandi piloti. “Per me – dice – la differenza sta nella capacità di gestire tutto: momenti, pressione, persone intorno a te, squadra, impegni del weekend. È gestire tutto. Puoi essere un pilota veloce, ma se l'Euro ti preme più della moto, allora non vincerai. Puoi essere un pilota veloce, ma se la festa ti attrae più del lavoro, allora non ce la farai. Puoi essere un pilota veloce con molto talento, ma se la pressione ti colpisce più che nei test, per esempio, non vincerai. Gestire tutto questo è ciò che fa la differenza. Ci sono molti piloti veloci".
A Marc Marquez, infine, è stata posta anche la stessa domanda toccata in mattina a Pecco Bagnaia, sul rapporto che c’è tra loro due e sull’aiuto che lui potrebbe dare al compagno di squadra in difficoltà, con il 93 che però ha tagliato corto: “Non è il mio ruolo e non è mia responsabilità aiutare Peco perché ha già persone intorno con molta esperienza nel Motomondiale: tutta l'Academy, Ducati, collaboratori che sono con lui. Ma, alla fine, non vuoi vedere nessuno soffrire più del solito. Ovviamente, vuoi battere tutti, che sia tuo fratello, il tuo compagno di squadra o chiunque altro, ma sono anche interessato a far sì che Ducati continui a crescere. E affinché Ducati continui a evolversi, serve che entrambi i piloti vadano forte, che entrambi i piloti diano il giusto feedback, rendendo molto più facile per gli ingegneri continuare a sviluppare la moto".
