S’è messo davanti, è rimasto davanti e ha chiuso davanti. Marc Marquez in Texas è stato il dominatore incontrastato del GP delle Americhe e dopo, in conferenza stampa, ha pure continuato. Perché ha risposto a tutte le domande senza sottrarsi nemmeno a quelle più antipatiche senza ricorrere al solito politichese a cui i piloti ci hanno abituati. E mandando un chiaro messaggio sia ai suoi tifosi, sia agli avversari, sia a chi si occupa della gestione del suo patrimonio. Solo in un caso, però, scherzava palesemente.
Se resto questo Marc Marquez non potrò vincere il mondiale neanche nel 2022
Il primo spunto è un dubbio. Atroce, ma al momento reale. Perché Marc Marquez ieri è stato molto chiaro, spegnendo anche l’entusiasmo dei suoi tifosi: “Il braccio non è guarito – ha detto – l’osso non si è completamente rinsaldato e la sofferenza è tanta. Lavorerò per migliorare ancora, ma se la mia condizione fisica resta questa non potrò lottare per il mondiale neanche nel 2022”. Parole pesanti e che non hanno il sapore di una mossa per nascondersi, ma che sono figlie di una consapevolezza ormai evidente ogni volta che l’otto volte campione del mondo apre la bocca. E’ anche un messaggio per Honda, come una sorta di appello a mettergli in mano una moto che sia in grado di aiutarlo piuttosto che obbligarlo a dover guidare sopra i problemi. “Una moto nuova e migliore serve e serve tanto, ma sono fiducioso perché Honda sta lavorando sodo” – ha detto Marc Marquez. Chi non serve, almeno per adesso, è il chirurgo, con il fenomeno di Cervera che ha spiegato di non dover tornare a breve in sala operatoria: “In questo momento non è prevista nessuna operazione – ha spiegato - devo lavorare sul braccio che, non dimentichiamolo, è stato un anno fermo. Ci vuole tempo: prima di Misano ho fatto un controllo e si è visto che l’osso non è ancora completamente attaccato, bisogna avere pazienza”.
La differenza? A Austin hanno sofferto tutti, io invece soffro sempre
Qualcuno ha detto che la sua frase è stata un po’ troppo presuntuosa, ma la superbia – ammesso che di superbia si possa parlare – dopo una vittoria non è qualcosa che stride così tanto. Perché Marc Marquez ha spiegato a modo suo l’enorme differenza che è riuscito a fare ad Austin: “Le buche e le condizioni della pista hanno fatto in modo che tutti soffrissero un po’ qui in Texas – ha detto il 93 – Io, invece, soffro sempre in ogni pista”. Un po’ come dire: ad armi pari vinco ancora io. E ci sta, perché in effetti è quello che verrebbe da dire a chiunque dopo aver visto un gran premio in cui lo spagnolo ha dominato senza appello. “E’ chiaro che ho ancora dei problemi – ha concluso - Il T1, per esempio, è sempre stato il mio punto forte, ma oggi ero in difficoltà, ero sempre in ritardo nei cambi di direzione. Ho fatto fatica, ma questa volta anche gli altri l’hanno fatta. Il problema è che io ho fatto la stessa fatica anche a Misano, devo lavorare il doppio. Ora torneremo a Misano e so già che sarà molto difficile, poi voglio vedere nelle ultime due gare a che livello sarò”.
Rinunciare al Cota Circuit? Mai! Piuttosto paga lui…
Il Cota Circuit gli piace e l’essere riuscito a vincere tra i cordoli del Texas per sette volte su otto in totale (nel 2019 era comunque in testa alla gara quando ha commesso un errore) dimostra che quello americano è un appuntamento che sul calendario della MotoGP non dovrebbe mai mancare per lui. Marc Marquez ne è consapevole e ieri ha risposto con una risata a chi gli chiedeva se fosse disposto a pagare di tasca propria i lavori per sistemare il manto del circuito. Perché, se quei lavori non si faranno, ad Austin l’anno prossimo i piloti si rifiuteranno di correre, come già stabilito nella Safety Commission di venerdì. Un rischio a cui Marquez potrebbe ovviare mettendo mano ai risparmi personali, visto che il costo dei lavori è stato stimato su cinque milioni di Euro (circa un quinto del suo stipendio annuale). Battute a parte, accettate con il sorriso, però, Marquez ha ammesso che qualcosa si dovrà fare, anche se le buche, ameno per lui, hanno rappresentato un divertimento più che un pericolo: “A me questo circuito piace molto, qui sono forte, però è vero che dalla curva due alla 11 bisogna fare qualcosa: quest’anno eravamo ancora dentro al limite, ma bisogna intervenire e fare qualcosa. E’ vero anche che venerdì la situazione sembrava disastrosa, poi è migliorata ed è diventata più accettabile, perfino divertente. Sai che la buca è lì, sta a te decidere se andare più forte o più piano”.