Marco Bezzecchi parte 20°. Alla fine del primo giro è 15°. Poi però torna un po’ indietro, soffre, lavora. Sembra che la rimonta del sabato, in cui è riuscito a chiudere 8°, non sarà possibile nella gara lunga. Eppure è proprio in ottava posizione che taglierà il traguardo ad Aragon. Il passaggio fondamentale è attorno al 15° giro, quando si trova a tre secondi da Mir, Vinales e Di Giannantonio che però cominciano a lottare. In poco tempo dimezza il distacco, poi riprende Fabio, Maverick si stende al 19° giro e Mir gli finisce davanti. Di buono c’è il passo del quarantasette e quattro, che scende addirittura al quarantasei alto a un paio di giri dalla fine. Gli unici a girare così forte sono Marc Marquez, Alex Marquez e Marco Bezzecchi. Così, quando si siede per raccontarci la sua gara, partiamo da qui.
Eravate forse in tre a girare in ’46.
“Tre amici al bar”, risponde lui con un sorriso.
Ah, amici forse no.
“Perché, chi erano?”
Marc e Alex.
“Ah, non amiconi ma neanche… normale dai, rivali!”.
È un Marco Bezzecchi leggero, maturo, anche contento della giornata, perché ci sono tanti modi per arrivare ottavi e questo è di gran lunga il più piacevole. Lui però tira dritto: “Da un lato sono dispiaciuto, dall’altra soddisfatto. Ma c’è una differenza tra l’essere soddisfatti e contenti. Sono sicuramente soddisfatto di quello che ho fatto se guardiamo da dove partivo ma non sono contento, perché si poteva fare di più”.
Gli chiediamo se sfruttare i test per lavorare sul giro secco essere una buona idea. Traspare un po’ di dispiacere per essere solo, senza Jorge Martín a lavorare con lui, ma pure la consapevolezza che nonostante tutto le cose stiano girando sempre più dalla parte giusta: “Purtroppo non posso concentrarmi solo sul giro secco perché sono praticamente da solo a fare lo sviluppo e devo provare tante cose, cercare di dare dei buoni feedback ed è dall’inizio della stagione che mi porto dietro questa cosa di non poter mai fare un vero e proprio time attack. Ovviamente non una cosa decisa dalla squadra, dalla Aprilia o da me. Purtroppo la situazione adesso è questa, chiaramente faremo delle prove perché è il mio obiettivo migliorare in quella zona lì. Anche a Silverstone, dove comunque ho vinto, partivo undicesimo. Qua andavo molto bene ma sono scivolato, ho sempre qualche rottura di cazzo in qualifica. Sicuramente voglio migliorare, ma non è domani il giorno per provare”.
Non è rassegnazione però, è appunto consapevolezza. Quella che riesci a tirare fuori dopo una vittoria e due rimonte che in questa MotoGP sono merce rara. L’ultima battuta Marco la dedica al GP d’Italia, tra due settimane: “Al Mugello sarà come sempre un esordio con l’Aprilia, ovviamente ho voglia di girare in Italia davanti ai tifosi, davanti a tutti i miei amici e in una pista così bella. Non che le altre non lo fossero, però per noi italiani vale un po’ di più il Mugello”.
