Franco Morbidelli è quarto per la seconda volta consecutiva. Per la seconda volta dopo un duello micidiale, all’ultimo giro. Un duello perso con Marc Marquez, di un nulla, vinto invece contro Fermín Aldeguer dopo aver rischiato come se si stessero giocando un titolo. Morbidelli dice di non essere davvero felice per il risultato perché di fatto partiva dalla prima fila e perché, forse, questo weekend ha lavorato troppo sulla qualifica e non abbastanza sulla gara.
Tutto comunque scompare quando gli facciamo una domanda semplice: Kevin Schwantz, intervistato da Andrea Migno per Mig Babol, ha detto che sei il suo pilota preferito. Franco, sei il pilota preferito del pilota preferito da tutti. Che effetto fa? Lui si ferma un momento, sorridere. “Aaah. Kevin lo conosco, potrei dire che è un amico. Tramite Aldo (Drudi, ndr) andiamo spesso a cena insieme, in America sono stato a casa sua e ho avuto la possibilità di conoscere quello che ancora prima di Vale è stato il mio idolo. Io sono nato con il mito di Kevin Schwantz in casa, dopo è arrivato Valentino Rossi che è stato il mito della mia infanzia. Ma io sono-nato con Kevin Schwantz. Sono nato con i suoi video, avevo una sua gara dove ha vinto a Goiania, proprio a Goiania, che guardavo in loop, perché si vedeva che il suo stile di guida era diverso e perché mio padre me ne parlava sempre. E tutti i meccanici della zona ne parlavano sempre, e tutti i piloti ne parlavano sempre. Avere la possibilità di conoscerlo è una grande fortuna per me, io cerco sempre di trarre il meglio quando lo vedo, cerco sempre di avere i migliori consigli da lui perché lui ne può dare ancora tantissimi, lui è uno… è un super appassionato, è un Dio del motociclismo e averlo ancora a disposizione è una grandissima fortuna e io mi ritengo molto, molto fortunato. Poi il fatto che io gli piaccia mi riempie ancora di più di orgoglio. Mi sciolgo, tra un po’ mi sciolgo”.
Lo dice tutto d’un fiato, probabilmente starebbe a parlarne per ore. Non è un’esagerazione dire che oggi, ad Aragon, abbiamo visto Franco Morbidelli ripensare a quando era bambino, alla sua famiglia, a quel mito irraggiungibile che c’era ancora prima di Valentino. Kevin Schwantz per gente come lui era una divinità, una storia così esotica, meravigliosa e lontana che pure immaginarlo diventava difficile. Quanto sarà alto, come sarà senza tuta, cosa gli piace mangiare. E ancora che musica ascolta, che film gli piacciono, che barzellette gli si potrebbero raccontare per farlo ridere, che moto tiene in garage. Ne resta poi una su tutte, sempre la stessa: chissà se c’è un pilota che gli piace.
Chissà chi è.
