Domenica, ad Assen, Marco Bezzecchi ha regalato a Valentino Rossi e soci il primo podio in MotoGP. È il 46° pilota italiano a salire sul podio, nello specifico un clamoroso secondo posto dopo una qualifica con cui si era aggiudicato la quarta casella in griglia. Se è vero che la Ducati è competitiva, è anche vero che a guidarla sono otto piloti diversi e che lui, assieme a Fabio Di Giannantonio, la guida da esordiente. Marco è un pilota esplosivo, tutto cuore, capace di dare il meglio dove serve coraggio, manetta e testa sgombra. Così, nei curvoni veloci e nelle piste che vanno a sentimento riesce a fare la differenza pur essendo alla sua prima stagione. Ma la differenza sugli altri, una differenza imbarazzante, la fa quando rilascia le interviste: “Ho subito sbagarrato con Jack per tornare su - ha detto al microfono di Sandro Donato Grosso per Sky dopo la gara - Volevo veramente stare coi primi perché mi sentivo di poter andare forte. Quando Fabio ha sbagliato ho visto la porta aperta ho detto diobò, provo a stare con Pecco e vediamo cosa scappa fuori. Ho spinto come un dannato e ho cercato di distaccare quelli dietro e gestire la gomma, ma incredibilmente non è servito tanto perché ho avuto sempre un buon grip, la gomma si è comportata bene… sono contento”. Bezzecchi parla con il dizionario del pilota romagnolo, quello che dice sbagarrare e diobò, che quando gli chiede cosa manca per stare sempre lì davanti risponde così: “Mi devo ancora abituare bene a forzare bene sul davanti. La nostra moto se la metti sotto sforzo in staccata e la tieni carica fa veramente quello che vuoi. Il problema è che devi avere tanta confidenza per farlo e io in certi punti mi cago ancora addosso”.
Quando gli chiedono di Valentino Rossi, forse mai così contento di vedere una gara dal divano di casa, Bezzecchi la mette giù facile: “Mi hanno dato anche la bandiera di Vale, è stato bellissimo, l’ho presa anche se forse i commissari la volevano dare a Pecco. Volevo salutarlo Vale, gli mando un abbraccio… grazie di tutto, sei un bro”. Gli ha detto proprio così, sei un bro. E su Instagram, quando Valentino ha pubblicato un post per ringraziare lui e Pecco, Marco ci ha scritto “GRAZIE A TE CAZZO!” tanto che quello si è premurato di rispondere con un ironico: “non dire le parolacce!”.
È tutto in famiglia come la serie tv, è tutto spontaneo e ci mancava moltissimo. Qualcuno dice già che con quei ricci lunghi e il cerotto al naso ricorda Marco Simoncelli, un altro raggazzo che veniva da quel piccolo angolo di mondo in cui diobò lo usano come intercalare e le corse sono una ragione di vita. Marco Bezzecchi non gioca a briscola nel box, ma è anche lui tutto cuore. Va forte nelle piste dove servono coraggio e velocità, come Mugello (5°), Assen (2°) e, chissà, forse anche Silverstone e Phillip Island. Difficile dire se (e quanto) Marco Bezzecchi assomiglia a Marco Simoncelli: conta poco, lascia il tempo che trova e, soprattutto, i piloti non vengono prodotti con lo stampino. Vederlo davanti a sbagarrare però fa bene al cuore e, oltre a quello, a uno sport sempre più a rischio di omologazione tra social, sponsor e uffici stampa.