Due anni di infortuni, gare e interventi chirurgici hanno lasciato il segno su Marc Marquez, che per l’ultima operazione ha anche cambiato il suo modo di comunicare. Racconta i suoi progressi, pubblica le foto, tiene aggiornati i tifosi. E, per la prima volta dalla caduta di Jerez 2020, sembra avere tutta la confidenza per tornare a vincere. In una luna lettera aperta ai tifosi, Marquez ha parlato delle sue sensazioni, della paura di non tornare e del dolore che lo ha accompagnato in questo periodo. Spiega che il nuovo intervento era nell’aria già da settembre 2021 - quando comunque era in grado di vincere - e che al suo ritorno in moto, durante i test invernali, aveva già capito di avere un fisico gravemente compromesso. Ci ha provato lo stesso, senza parlarne a nessuno, ben conscio che il suo fisico non gli avrebbe permesso di correre per più di un paio d’anni. La sensazione è che se sta raccontando tutte queste cose è perché i segnali di recupero sono buoni, anche incoraggianti, al punto che potremmo davvero (come aveva previsto la stampa spagnola) rivederlo per i test di Misano. Di seguito la lettera integrale.
La lettera di Marc Marquez sull'infortunio
“Ciao a tutti! È passato un po' di tempo dall'ultima volta che sono stato qui (nel blog di ‘Box Repsol’, ndr.) ma non mi sono dimenticato di voi. Ho ricevuto tanti messaggi di incoraggiamento da voi e sono apprezzati, soprattutto in momenti come questo. Voglio farvi sapere come sto, a che punto è la mia guarigione.
L'idea di fare un'altra operazione c'era dal settembre dell'anno scorso. Controllavamo periodicamente il mio braccio, per vedere l'evoluzione della frattura dopo il terzo intervento. Quando è arrivata la stagione invernale, volevo convincermi di potercela fare, pensando alla frase "il potere è nella mente". Ma all'inizio della stagione, mi sono reso conto che i limiti erano molto grandi. La mia idea era di gareggiare per tutta la stagione – visto che l'osso non era consolidato al cento per cento dalla terza operazione –, ma conoscevo bene i miei limiti e nascondevo il problema per evitare le domande quotidiane. Solo le persone a me più vicine sapevano della situazione.
Il momento decisivo è arrivato intorno al GP di Francia, quando abbiamo svolto una TAC 3D e in seguito deciso di fare una nuova operazione. L'intervento chirurgico negli Stati Uniti mi ha sorpreso molto per come è stato pianificato il periodo pre-operatorio e post-operatorio. È molto diverso dalla Spagna. Il periodo postoperatorio è stato velocissimo, sono stata subito dimesso, mi hanno autorizzato a volare e sono potuto rientrare a casa. La preparazione, invece, è stata pianificata molto accuratamente e tutto è stato fatto con largo anticipo.
Prima dell'operazione ero di ottimo umore, ma nelle ore successive mi sono sentito peggio per l'anestesia e per il dolore. Ho passato un brutto periodo per due o tre giorni, ma non era la prima volta che il mio braccio veniva operato e sapevo già come sarebbe stato, ero consapevole che ci sarebbe stato dolore e che sarebbe diminuito in seguito .
Ora mi sento abbastanza bene, non sento dolore. Ho ancora il braccio immobilizzato e sto facendo esercizi di mobilità passiva leggera. Mi sento motivato, perché la sensazione è buona, e non vedo l’ora di iniziare il recupero non appena i medici me lo diranno per vedere se il mio braccio funziona come dovrebbe.
Spero molto in questo intervento. Prima guidavo in un modo in cui sapevo che non sarei riuscito a resistere per più di uno o due anni. Dopo l'intervento di Rochester c'è la speranza di poter continuare a correre senza dolori e divertirmi sulla moto per molto più tempo. Sto aspettando una radiografia, a seconda di come andrà il risultato sceglieremo il percorso per il recupero. Fino ad allora mi godo un po' di vacanza, perché non possiamo ancora iniziare il recupero al 100 percento.
Al momento, anche se mi sembra di avere molto tempo libero, pianifico bene ogni giorno. Mi alzo presto e vado per un'ora e mezza a piedi. Poi cerco di tenermi occupato con le chiamate con il team, con la mia famiglia o con le cose in casa. Nel pomeriggio ho iniziato a lavorare delicatamente sulla parte inferiore del corpo e un po' sul braccio sinistro.
A volte mi fermo a pensare alla motivazione che mi spinge a farlo: l'unica conclusione è che per me tutto nasce dalla passione e dall'entusiasmo. È così da più di dieci anni e mi spinge anche a pensare all'obiettivo, che è quello di divertirmi e competere ad un buon livello, senza soffrire o provare dolore.
Devo dire che non sono da solo su questa strada per la guarigione. Sono stato supportato da piloti come Àlex Crivillé –che ha vissuto qualcosa di simile–, Alberto Puig –che è la persona con cui ho più contatti, perché è anche il Team Manager del Team Repsol Honda– e anche da Mick Doohan – perché ha riportato diverse ferite gravi. Sono le persone che mi hanno consigliato di più e le ringrazio per il loro supporto.
Ho anche un punto di riferimento in Rafa Nadal, che anche quando la gente pensava che fosse finito ha saputo superare il dolore e vincere ancora. L'ho visto al Madrid Masters 1000. So tutto quello che ha sofferto ed è per questo che per me è un idolo, perché nonostante non sia al massimo, è capace di vincere tornei come il Roland Garros. Ricordo che in una conferenza stampa ha ammesso che il dolore ha cambiato le sue giornate e il suo umore, è una cosa che capisco bene.
Prima di salutarvi, voglio ringraziarvi ancora una volta per il supporto che ricevo da tutti voi. Prometto che farò tutto il possibile per tornare a correre e godermi dei bei momenti insieme”. - Marc Marquez.