Francesco Bagnaia beve un paio di bicchieri a Ibiza, esce di strada, etilometro. È positivo, nello specifico uno 0,87 g/litro che gli vale il ritiro della patente e - nel migliore dei casi - una grossa multa, oltre ad un passaggio obbligato alla gogna che di questi tempi sembra non venga risparmiata a nessuno. Pecco ha sbagliato, su questo non c’è dubbio. Ma ha ragione Emanuele Pieroni, che su MOW scrive un editoriale e lo intitola Je Suis Pecco: “Ha sbagliato - si legge ancora prima di iniziare l’articolo, nell’introduzione - ma il motociclismo che tanto rimpiangiamo l’hanno fatto piloti che vivevano al limite davvero e che ci hanno emozionato proprio perché ogni tanto quel limite lo superavano pure”. Così abbiamo fatto una telefonata al principe di quei piloti lì, Marco Lucchinelli. Lui mette subito le mani avanti: “Non sono quello giusto, perché sembra che io sia di parte”, ma poi ci dice la sua. Ne vengono fuori aneddoti, pensieri su di un mondo non c’è più e anche un po’ di delusione per questo motorsport, Formula 1 inclusa.
“Per noi era la normalità - racconta subito Marco - Quelli strani erano Giacomo Agostini o gli altri come lui. Ma la normalità dei piloti, finita la gara, era quella di assaltare il bar locale, cominciando dal mio amico Doriano (Romboni, ndr.) e proseguendo con Schwantz, Gardner, Fogarty, Corser, Haga… L’unica cosa che posso recriminare a Bagnaia è di aver guidato, non di aver bevuto. Anzi, è stato anche troppo bravo a Ibiza a bere soltanto. Io a Ibiza ho visto affondare una moto, la wetbike Suzuki di Angel Nieto”.
La wetbike di Angel Nieto?
“Eh si, era un anno che aspettava quell’affare. Quando è arrivato eravamo a Ibiza perché Nieto aveva casa lì e c'era l’idea di fare il rodaggio andando a Formentera. Abbiamo anche incrociato la barca del Re di Spagna con tutta la scorta… Alla fine Nieto ha fatto fare un giro a chiunque volesse della famiglia, poi hanno dato la moto d’acqua a me. Io quella sera lì avevo visto la nebbia, e a Ibiza non l’aveva mai vista nessuno: pensa come ero messo. Praticamente gli ho scaricato la batteria in alto mare, tra Ibiza e Formentera, e ho avuto la brillante idea di tirare su la sella per fare ponte con una barca di amici di Angel, che poi erano i padroni della Derbi. Gli ho affondato la barca. C’era Nieto che se avesse potuto avrebbe pianto! I figli, testimoni, possono raccontarlo”.
E la storia di Pecco Bagnaia, come l’hai vissuta? Ha sbagliato a scusarsi?
“Adesso i piloti sono ragazzini, sarebbero anormali se non sbagliassero mai. Sono già troppo grandi da piccoli. Chi li giudica però dovrebbe essere controllato, perché se mi mettessi a fare un test all’uscita del paddock non ne troverei uno che va via dritto. Non parlo di piloti eh, ma di gente che lavora nell’ambiente. Stanno in hospitality tutto il giorno, bevono, e poi come gli altri guidano. Adesso non è che voglio fare il grande, Bagnaia ha sbagliato a guidare. È l’unica cosa che mi può dare noia, ho vissuto sulla mia pelle l’incidente di mio figlio dove tra l’altro la persona che lo ha colpito non aveva bevuto né altro. Bisogna stare attenti agli altri, questa è la verità. Noi eravamo esagerati, vivevamo proprio per quelle piccole libidini, soddisfazioni così. Mi ricordo in Inghilterra, si andava a caccia alla lepre con la macchina. La sera non c’era niente da fare e così correvamo dietro alle lepri. Ti dirò, l’unica cosa che mi dispiace è che manca sempre un po’ di figa. Ci sono sempre degli uomini coinvolti in queste storie, un po’ rimpiango Iannone”.
Carlo Pernat racconta di quando, negli anni Novanta, a Loris Reggiani venne ritirata la patente per eccesso di velocità: lo prendevate in giro perché l’autovelox l’aveva fotografato ‘solo’ a 220 Km/h.
“Ma si, era così. Mi ricordo una volta, sarà stato il ’76, forse il ’77. Avevo un Mercedes cinquemila, e volevo battere il record di Gilles Villeneuve da Melegnano a Modena. Lui l’ha fatto in qualcosa come tre quarti d’ora. A me non è riuscito perché quello seduto a fianco ha vomitato dalla paura. Se ti fermava la Polizia però ti diceva una cosa tipo ‘Lucchinelli, ma vada a correre a Monza’. Chiudevano anche un occhio, cosa che oggi non fanno perché da piloti o personaggi famosi si pretende la perfezione. Sai, la perfezione non so dove sia”.
Ora i piloti sono atleti, quando correvi eravate rockstar, sempre un po’ oltre.
“I nostri tempi sono stati così, ma non eravamo scemi noi. Quando ero giovane i miei idoli erano Steve McQueen, Marlon Brando, Elvis Presley, Mike Hailwood… Fumavano e bevevano, il forte e il bello faceva così e noi siamo venuti così. Comunque mi è venuto in mente di una volta in Australia. Ero sul ponte che collega Phillip Island alla terra ferma, San Remo Bridge, l’anno che ho vinto il mondiale da manager con Raymond Roche. Il 1990. Fatto sta che la sera pensavo di essere Carlos Sainz e ho fatto 18 milioni di danni con una macchina a noleggio. La mia fortuna è stata che il poliziotto che era venuto a fare gli accertamenti aveva corso con me nel lontano 1977, nonostante il tempo si è ricordato e ha chiuso un occhio. È andata bene, anche perché in Australia oltre a toglierti la patente ti davano anche le botte”.
Parliamo di MotoGP: Fabio Quartararo sta per vincere il secondo mondiale?
“Penso di si, però sembra che se la dovrà sudare. Adesso a Silverstone dovrà fare la gara da dietro per la penalità, come se partisse da casa. Mi sembra che ci siano un po’ troppe regolette attorno alle corse. Il verde, il cordolo, il sorpasso. Forse è un po’ esagerato, quella è gente che rischia la vita e lo sanno anche loro quello che devono fare, altrimenti se vogliamo pensare che siano degli scemi dobbiamo togliergli le moto. E anche a piloti non è che siamo messi bene, se non arriva qualcuno di nuovo non c’è più niente da guardare. Gli incidenti di gara succedono, una volta sbaglia uno e una volta l’altro. E poi anche quello che hanno fatto domenica in Ferrari… Io capisco che era la prima gara e che dovevano far vincere Sainz, ma se ero quello dietro quando arrivavo ai box sentivano una raffica di bestemmie. Ma siete matti? Ti fermo, non ti fermo, entra lui, le gomme… cagate gigantesche, deve vincere quello che picchia di più col piede, che gli dà il gas”.
Passerai a Misano per il World Ducati Week?
“No, ci sono stato a suonare col gruppo al primo anno (nel 2007, ndr), quando c’era Patty Smith io le ho aperto il concerto, niente male. Starò un po’ con mio figlio a casa, in vacanza”.