Matteo Flamigni è stato, per anni, l’uomo dei miracoli di Valentino Rossi. Quello che gli preparava una mappatura per impennare, che lo ha fatto vincere contro Lorenzo, Stoner, Pedrosa. E che, nel giorno in cui il 46 ha deciso di lasciare la MotoGP, è stato promosso da ingegnere elettronico a capotecnico per il Mooney VR46 Racing Team. Esordiente lui, la squadra e anche il pilota, Marco Bezzecchi. Ma, nonostante tutto, le cose sono andate di gran lunga meglio del previsto: un 5° posto al Mugello e un 2° posto ad Assen che Flamigni, in un’intervista con gli spagnoli di MotoSan, definisce così: “Fare qualcosa del genere già nella prima metà del campionato e su una pista come Assen, che sappiamo essere molto tecnica e impegnativa, è incredibile. Il podio mi ha sorpreso nel senso che non mi aspettavo un secondo posto così, come l’ha portato a casa lui. Marco è un pilota molto talentuoso, molto intelligente e molto veloce , ascolta, riesce a migliorare ogni sessione. Gara dopo gara c'è stata una crescita costante, il podio è un po' una conferma del percorso che abbiamo percorso, frutto del lavoro di questi mesi”.
L’ostacolo più grande, secondo Flamigni, è l’esperienza: “Ora c’è bisogno di fare più run possibili per acquisire informazioni. Marco sta imparando a gestire le gomme in ottica gara e ad ogni GP fa sempre un miglioramento nella comprensione dei meccanismi. Difficile chiedergli di più, è sulla buona strada”. Poi aggiunge che anche lui, a ben vedere, ha reagito bene: “Senza falsa modestia, anch'io mi vedo oltre le mie aspettative. Non pensavo di potermi calare così bene in questo ruolo, nel senso che mi piace e mi sono trovato subito a mio agio. Mi piace avere la gestione della moto nel suo insieme, non solo l'elettronica. Mi dà la possibilità di sbizzarrirmi con qualche spunto a livello di configurazione e mi piace avere questo campo libero per esprimere ciò che ho imparato anche da Vale in tutti questi anni, sfruttando la mia esperienza. lo faccio bene!”.
Non manca, comunque, un’analisi tecnica: “Otto Ducati in pista? Da tecnico vedo più possibilità per sviluppare le moto velocemente, non un problema per i piloti che si ‘rubano’ i punti. Ducati ha una moto che quasi tutti i piloti possono spingere al limite. Ma mi piace perché si motivano a vicenda, tendono ad andare sempre più veloci solo per stare davanti al compagno di squadra e questo è un bene. Ricordo che quando ero alla Yamaha, con Vale lui e Jorge curva dopo curva hanno abbassato il record della pista solo per stare uno davanti all'altro. Pecco, quando vuole, è ancora davanti agli altri piloti Ducati. Se togliessimo gli zeri, oggi Bagnaia sarebbe molto più vicino a Quartararo, e comunque credo che senza grosse sfortune in questa seconda parte di stagione potrà davvero lottare per il titolo fino all'ultima curva”.
Tornando alla Yamaha invece, Flamigni alza le mani: “La moto sembra quella di sempre, non so quali problemi abbiano con gli altri piloti.È difficile per me parlarne perché non lavoro più con la M1, anche se Quartararo in questo momento sta sicuramente facendo la differenza. Ora, però, si è creata una situazione un po' in stile Márquez-Honda, con un solo pilota in grado di sfruttare la moto”.