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Max Biaggi: “Clima ostile nel motociclismo perché non ero del Nord”. E poi il calcio, la scoperta tardiva delle moto e l'incontro che gli ha cambiato la vita

  • di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

26 febbraio 2024

Max Biaggi: “Clima ostile nel motociclismo perché non ero del Nord”. E poi il calcio, la scoperta tardiva delle moto e l'incontro che gli ha cambiato la vita
È stato uno dei piloti più famosi e vincenti delle due ruote italiane, e pensare che all’inizio voleva fare il calciatore e che con le moto ha cominciato tardissimo rispetto alle abitudini: Max Biaggi parla della sua carriera, della sua vita privata, delle difficoltà “culturali” trovate nel Motomondiale (a suo dire perché non era nel Nord e questo dava fastidio) e di quell’incontro casuale che ha cambiato la sua storia: ecco le parole del campione romano

di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

Siamo proprio sicuri di conoscere tutto sul conto di Max Biaggi? Romano, classe ’71, quattro volte campione del mondo nella categoria 250, e due volte in Superbike. Ma non solo, stiamo parlando dell’uomo che possiede il record di velocità per quanto riguarda la guida di una moto elettrica (ben 470,257 km). Insomma, una vera leggenda del motociclismo italiano, che ha deciso di mettersi a nudo nelle pagine del quotidiano Libero, in una lunga intervista rilasciata a Hoara Borselli. Nella chiacchierata Max, o Il Corsaro come viene chiamato dagli appassionati di due ruote, ha raccontato molti momenti della sua vita professionale, così come di quella privata, dal rapporto speciale con il padre a quello con la sua ex compagna Eleonora Pedron, e poi i figli, lo spaventoso incidente del 2017, il sogno di diventare un calciatore e quell’incontro casuale che gli ha letteralmente cambiato la vita…

Max Biaggi
Max Biaggi

“Mi ero appassionato e volevo diventare calciatore - ha rivelato Biaggi parlando della sua infanzia -. […] Fino a diciassette anni non sapevo nulla di moto. […] Poi, un pomeriggio, mentre stavo al solito bar con gli amici, arriva uno di loro con la sua moto fiammante, la livrea, la tuta, il casco, i guanti… Rimasi folgorato”. Max parla di un vero e proprio colpo di fulmine, che è sfociato in amore nel giorno del suo diciottesimo compleanno, quando suo padre gli comprò la sua prima moto. “Ho chiesto di andare subito a provarla in pista” ha confessato durante l’intervista, ed è in quel momento che la sua vita è cambiata per sempre. “Iniziai a girare, a provarla, a fare rettilinei e curve - ha raccontato Biaggi alla Borselli -. Mio padre mi guardava divertito. A un certo punto gli si avvicinò un amico che gli disse: ‘Pietro, da quanto corre tuo figlio?’. ‘È il primo giorno che sale su una moto’. L’amico era Alberto Ieva, campione italiano delle 50cc.”. Dunque, un approdo al mondo del motociclismo molto tardivo, e un successo, sotto molti aspetti imprevisto (e forse insperato), ma “la mia perseveranza - ha rivelato Biaggi - è stata quasi diabolica”. Nel corso dell’intervista il motociclista ha parlato anche di come non fosse ben visto agli inizi della sua carriera, a causa del suo ingresso improvviso nel mondo professionistico delle due ruote, ma anche di una strana faccenda di campanilismo: “All'inizio il clima attorno a me era molto ostile. [...] Nel mondo delle moto - ha detto l’ex pilota - i grandi campioni erano tutti del Nord. Dall’Emilia Romagna in giù c’era il vuoto. Ero il primo che aveva scardinato un sistema appannaggio solo del Nord Italia. Essere romano e macinare successi è stato un grande motivo di diffidenza nei miei confronti”. E infine il paragone tra i piloti della sua generazione e quelli di oggi: “La differenza - secondo Biaggi - la fa la tecnologia. Il telefonino, i social. Oggi i ragazzi non montano in sella se prima non hanno postato sui social ciò che stanno facendo”.

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