Mentre parliamo se ne sta seduta a pensare a questa ennesima nuova avventura che le si prospetta davanti - questo mondo da scoprire che inizierà dal primo weekend di gara del campionato di Formula 1 in Bahrain - e sorride, con le gambe incrociate e appoggiate al fianco di un tavolo, nella posa di una bambina costretta a stare ferma. Fermarsi non le appartiene, non è roba sua. Perché anche se tutti la chiamano Vicky il suo vero nome, Vittoria, dice di lei più di quanto si possa immaginare. E Vittoria è così, da sempre. Un nome, un destino: correre, in ogni modo e in ogni tempo, per provare a battere gli altri e sé stessa, per essere migliore e più forte, veloce, diversa. Vittoria "Vicky" Piria, che ha mantenuto il sogno di quando bambina lo era davvero, quello di essere una pilota, di vivere di velocità, ma con il passare del tempo ha saputo adattare quel sogno all'ambiente intorno a lei, trovando anche nei rifiuti, e nelle delusioni, lo spazio per incrociare nuove sfide e provare a vincerle. Oggi, all'alba dei suoi 30 anni, è pronta per stravolgere tutto ancora una volta entrando a far parte della squadra di Sky Sport Formula 1 con il commento da studio al fianco del giornalista Davide Camicioli, raccogliendo l'eredità lasciata da Federica Masolin e Davide Valsecchi. Sedute con le gambe incrociate appoggiate a quel tavolo ci siamo parlate, in esclusiva, poco prima dell'annuncio ufficiale del suo passaggio a Sky come nuovo volto della Formula 1, per provare a mettere in ordine paure ed emozioni, prospettive e ambizioni. Tra macchine, barche (sì, ora corre anche con quelle), ricordi di grandi sogni - come quando ha pensato di poter arrivare in Formula 1 - domande sul futuro delle donne nel motorsport e impressioni su questo campionato. Un'intervista con il vento in faccia, proprio come vive lei.
Vicky, hai una nuova sfida alle porte: sei ufficialmente uno dei volti di Sky Sport per la Formula 1. Come ti senti?
Mi sento in clima pre gara. Fin da quando correvo con i kart questi mesi invernali, quelli da dicembre a febbraio, per me erano mesi difficili. È il periodo in cui non corri ma aspetti conferme per la stagione alle porte, mesi di organizzazione, di domande e risposte. Però sono felice perché ormai siamo agli sgoccioli del campionato e tra poco si parte: questa per me è una sfida bellissima, sono molto motivata, molto concentrata nel fare del mio meglio e anche molto onorata perché entrare a far parte di una realtà come Sky Sport per me è soprattutto un onore.
Tu e Davide Camicioli andrete a sostituire una coppia molto amata, quella formata da Federica Masolin e Davide Valsecchi. Hai paura del confronto?
Io per prima sono una grande fan di Federica e Davide e mi dispiace che non facciano più parte della squadra della Formula 1 perché sono dei grandi professionisti e soprattutto delle grandissime persone, dentro e fuori dal circuito. So che sono una coppia molto amata e so che forse noi, sostituendoli, saremo criticati per un po'. Quello che mi auguro, pensando al mio ruolo, è che non ci sia un confronto impietoso tra il prima e il dopo perché non stiamo parlando di "prendere il posto di un altro". Io avrò un mio ruolo, diverso da quello che aveva Davide perché veniamo da esperienze diverse in pista e fuori, abbiamo una sensibilità diversa e vediamo le cose in modo diverso. Mi piacerebbe portare qualcosa di nuovo proprio per questo, qualcosa di fresco, di mio.
Che rapporto hai con gli haters?
Correndo in pista da quando ho otto anni ci ho fatto il callo. Soprattutto perché quando ho iniziato io a correre essere una donna ed essere pilota non era qualcosa di cui si parlava come oggi. Basti pensare che quando sono passata in Formula 3 sono stata la prima ragazza ad aver mai firmato per quella categoria. Ora per fortuna è diverso ma diciamo che quando cresci come sono cresciuta io gli haters non possono avere un grande peso. Per questo nuovo ruolo a Sky spero di avere commenti costruttivi per migliorarmi, e non commenti di puro odio. Però vabbè, non ci ho mai dato troppa importanza.
Con Davide lavorerete dagli studi di Sky o vi vedremo in pista?
Faremo entrambe le cose. Si partirà subito dal paddock con il weekend del Bahrain per vivere l'esperienza e riuscire a trasmettere le emozioni della nuova stagione. Poi faremo anche tanto studio perché Sky ha uno studio pazzesco che ci permetterà di giocare moltissimo, far vedere statistiche, immagini, contenuti. Non vedo l'ora.
Arrivi come unica vera "new entry" del gruppo di Sky Sport Formula 1 (Davide Camicioli era già parte del gruppo di Sky Motori, ndr): che cosa ti piacerebbe aggiungere di Vicky in questo contesto?
Mi piacerebbe far capire a chi ci guarda da casa un po' quello che si nasconde dietro ai piloti: i loro gesti, la loro preparazione, quello che in certi momenti della loro carriera può passargli nella testa. La cosa bella poi è che conosco alcuni piloti, per esempio Carlos o Charles, e li conosco da prima che diventassero piloti di Formula 1, da quando correvano nelle serie minori. Alla fine, sai, le persone cambiano e diventano sicuramente più mature con il tempo, però i tratti personali sono quelli e mi piacerebbe portare sul piatto quello che loro sono e sono stati anche prima. Le loro qualità, i punti deboli...
Tu sei madrelingua inglese, questo aspetto ti sarà sicuramente utile...
Assolutamente. Mia madre è inglese e mio padre è italiano, io nella mia carriera ho corso sia con team inglesi che con team italiani e conosco bene le differenze. Sia nel modo di vivere il motorsport che nel modo di raccontarlo. Basti pensare banalmente allo humor inglese, all'aria che si respira in una squadra britannica rispetto ad una italiana. E poi sicuramente la mia conoscenza della lingua può aiutarmi, soprattutto nei weekend in cui saremo in pista, nel cercare di intercettare qualche discorso nel paddock e riportarlo.
Per intraprendere questa avventura con Sky hai dovuto lasciare Mediaset, il tuo programma Drive Up e la conduzione della Formula E. È stata una scelta difficile?
Lavorare in Mediaset per me è stata un'esperienza bellissima per cui sarò sempre grata e che sempre porterò con me. Con Drive Up mi divertivo tantissimo perché passavo le giornate a provare delle macchine pazzesche e mi dispiace molto non far più parte di questo progetto. Per me non è stata una scelta facile ma sarò sempre la loro prima tifosa e sostenitrice.
Ok il ruolo di presentatrice ma tu sei prima di tutto una pilota e continuerai a esserlo. Dove ti vedremo quest'anno?
Continuerò il mio percorso in GT. Come sai questo è il mio terzo anno in GT dopo una lunga carriera in monoposto e devo dire che mi sta dando delle grandi soddisfazioni. Non abbiamo ancora definito il campionato 2024 ma spero di poter correre nel Gran Turismo Italiano, sempre con il mio team Enrico Fulgenzi Racing, con cui lo scorso anno ci siamo tolti delle grandi soddisfazioni.
E poi adesso ci sono anche le barche perché correre con la auto non ti bastava...
Sì, ci sono anche le barche! Ho iniziato a correre nell'E1 Series, il primo campionato mondiale di motonautica elettrica, per il team di Sergio Perez. Per me questa è un'esperienza totalmente nuova e mi fa sentire un po' come quando ai tempi del kart era tutto nuovo, ogni cosa era una scoperta. Abbiamo iniziato il campionato a Jeddah poche settimane fa e la prossima tappa sarà Venezia, non vedo l'ora.
So che hai anche preso la patente della moto. Non è che ti metti a correre pure con quelle?
No, per il momento con la moto mi basta andare a prendermi un gelato. Ma mai dire mai, fino a un anno fa non avrei mai pensato di iniziare a correre con le barche...
Barche, moto, monoposto, super car, velocità... C'è qualcosa che ti fa paura?
Mi fa paura non riuscire a essere la versione migliore di me stessa in tutte le cose. Quando ho capito che non sarei riuscita a realizzare il mio grande sogno, quello di diventare un pilota di Formula 1, il sogno si è trasformato nel vivere di questo mondo. Un desiderio che ho realizzato, perché io oggi posso dire di vivere di motori, ma sono una perfezionista e sono molto dura con me stessa, lo sono sempre stata. Faccio tante cose diverse per lavoro e l'idea di non poter essere la versione migliore di me in tutto quello che faccio mi spaventa.
Facciamo un passo indietro. Quando è cominciato tutto e come è cominciato?
È iniziato tutto in maniera casuale: ero piccola e a mio fratello era stato regalato un kart da nostro padre. Io ero gelosa e volevo le attenzioni di papà quindi mi sono impuntata per provarlo. Da lì è scattata la scintilla.
Dove eravate?
A Rozzano, era un pomeriggio di settembre. Tra l'altro il mio primo giro col kart è stato pessimo perché avevo delle gomme nuove fredde e sono andata a sbattere contro un albero. Non mi chiedere perché c'era un albero lì ma io ho quest'immagine di me contro un albero. Per fortuna nessun danno, mi sono innamorata subito. Poi sono partite dalle garette regionali in Umbria, dove ci eravamo trasferiti, ma roba da poco: quelle cose che quando vinci ti regalano una torta o una forma di formaggio. E poi un passo dopo l'altro sono arrivata nelle monoposto.
C'è stato un momento in cui hai pensato di poter correre in Formula Uno?
Sì, c'è stato un momento. Era durante il Gran Premio di Spa nel 2012 quando mi chiamò Bernie Ecclestone e mi ricordo che abbiamo avuto un colloquio e la prima cosa che lui mi disse è stata: "Cosa posso fare per te? Cosa posso fare per aiutarti?". Io rimasi strabiliata. E lì c'è stato un momento in cui davvero si stavano muovendo tante cose: ho parlato con dei team di Formula Uno per ruoli di terzo pilota e così via. Correvo in GP3 con Trident quell'anno e loro sono stati i primi a credere in me e a supportarmi. Magari se avessimo fatto il lavoro che provammo a fare in quel periodo a una Vicky di 18 anni di oggi le cose sarebbero andate in modo diverso, chi lo sa.
L'ambiente del motorsport è cambiato in questi dieci anni nei confronti delle donne?
Non lo so, forse l'ambiente è rimasto uguale ma sono cambiate le opportunità. Si tratta di un ambiente ancora prevalentemente maschile, dove dominano gli uomini e credo che lo rimarrà ancora a lungo, ma oggi l'interesse verso le giovani pilote è molto più alto e questo è un bene per tutti. A volte spero di svegliarmi e avere di nuovo sedici anni per poter correre con la F1 Academy, per vivermi questo periodo storico del motorsport come ragazza. Per me è stato un po' diverso, ma sono sicura che arriverà una ragazza nei prossimi anni e dimostrerà di avere il talento e la velocità per poter correre in Formula 1.
C'è stato un momento della tua carriera in cui ti sei detta "Questa cosa è più difficile per me perché io sono una donna"?
Certo. Dal punto di vista di sponsor e di aiuti ma anche banalmente dal punto di vista fisico. Mi ricordo quando mi chiamarono per sostituire un pilota che si era fatto male in Formula Renault 2000 dove la macchina era settata per un ragazzo e io fisicamente ho fatto una fatica incredibile ad adattarmi, una roba che mi ricordo ancora oggi. E io sono "fortunata" perché sono alta un metro e 73 e ho due spalle belle grandi, non tutte le ragazze sono come me, così come non tutti i ragazzi sono uguali.
Se potessi cambiare qualcosa della Formula 1 di oggi, che cosa cambieresti?
Lascerei i team più liberi. Cercare di livellare tutti non sta funzionando, quindi aprirei un po', allenterei alcune regole. E poi il calendario: meno gare e circuiti più belli.
C'è un pilota della griglia attuale che sei curiosa di vedere quest'anno?
Oscar Piastri. In McLaren si è dimostrato subito all'altezza del suo compagno di squadra e penso possa esprimere ancora molto del suo potenziale. Lo mettiamo già all'interno della generazione dei Leclerc, dei Russell e dei Norris ma lui è ancora più giovane, è arrivato dopo gli altri e secondo me con una macchina competitiva ci farà divertire.
Un pilota con cui andresti volentieri a cena?
Con Lewis Hamilton. Mi farei raccontare come si cambia uno sport come ha fatto lui.
Hamilton in Ferrari: una grande storia o una scelta di marketing?
Una grandissima storia. E poi alla fine in storie così c'è sempre un fondo di marketing, ma non è qualcosa di negativo. Lui è il pilota più vincente della storia e Ferrari è il brand più forte al mondo, insieme sarà - comunque vada - qualcosa di incredibile. E ben vengano queste scelte un po' folli, questi cambiamenti che arrivano a 40 anni, quando tutti pensano che la tua storia sia già in un'unica direzione. Ci ha stupiti ancora, è fantastico.
Se tu, da pilota, fossi in Charles Leclerc saresti felice dell'arrivo di Hamilton in Ferrari?
Non sarei intimorita. Charles e Lewis sono in due fasi molto diverse della loro carriera e Leclerc sa benissimo quanto uno come Hamilton possa aiutare all'interno della squadra. Se saprà gestire bene la cosa anche lui crescerà molto come pilota, trovandosi accanto un campione che nella sua vita ha vinto tutto e che è stato all'interno di un team vincente per moltissimi anni. Fossi Leclerc dormirei sogni molto tranquilli.
E se, sempre da pilota, ne avessi la possibilità, andresti a fare da compagna di squadra a Max Verstappen in Red Bull?
Lui distrugge tutti quelli che ha accanto però alcuni di loro, come Albon e Gasly, poi si sono comunque costruiti una bella carriera in Formula 1. Quindi sì dai, perché no.
Qual è la caratteristica più importante che deve avere un pilota?
La capacità di adattamento.
E quella per un presentatore?
La capacità di adattamento.
Tu ce l'hai?
Spero proprio di sì. Lo vedremo.