In questi giorni la connessione tra MotoGP e Superbike è stata riaccesa dai test di Toprak Razgatlioglu sulla Yamaha M1 a Jerez, un secondo assaggio dopo il debutto ad Aragon - in condizioni difficili - che potrebbero portare il turco nel motomondiale già dal 2024. Non solo: in entrambe le categorie c’è una Ducati davanti a tutti e la MotoGP sta imparando a fare i conti con una gara al sabato come è, da anni, una tradizione delle derivate di serie. Per capirci qualcosa in più abbiamo telefonato a Max Temporali, che oltre a darci una piccola anticipazione su quello che vedremo tra una settimana in Olanda, ad Assen, ci ha raccontato la sua realtà dietro al test di Razgatlioglu, i rivali di Bautista e anche le sue aspettative su Marc Marquez.
Che idea ti sei fatto del test di Toprak Razgatlioglu sulla Yamaha M1 a Jerez? Pare sia andato anche relativamente forte.
“Intanto mi viene un po’ da sorridere perché leggendo in giro sembrerebbe quasi che la Yamaha stia testando il pilota quando secondo me è l’esatto contrario: è lui che sta testando loro per capire se vale la pena fare il salto. Penso che con tutto quello che c’è sulle spalle di questo ragazzo - peso politico, geografico e via dicendo - lui in MotoGP potrebbe entrare domani. Però deve capire se gli conviene e credo che questo test abbia fatto un po’ da termometro. Tu dici che è andato relativamente forte, io invece credo sia andato veramente forte”.
Cosa te lo fa pensare?
“Chiaramente è difficile dare un peso specifico alla sua prestazione senza conoscere le condizioni del test, però arrivare ai quei tempi per un pilota che viene da un mondo così diverso secondo me è molto indicativo, anche solo le gomme cambiano tutto. Quanto hanno impiegato Michele Pirro o Lorenzo Savadori, che percepiamo come piloti da MotoGP, a capire la Michelin? La verità è che ci vuole tempo. Dalla Moto2 il salto è più breve perché parti con gomme (Dunlop, ndr.) che sono delle carcasse di piombo, quindi quando passi in MotoGP è tutto di guadagnato. Pirelli invece viaggia nella direzione opposta, l’altro giorno ho anche scritto un post su questo”.
Hai scritto che con queste Pirelli, pur non essendo la situazione ideale, si può girare in pista anche senza termocoperte.
“Esatto, e questo ci fa capire come sono fatte le gomme della Superbike: monti una Pirelli SCX, vai dentro senza termocoperte come è capitato a me per una serie di sfortune e ti ritrovi una gomma che in tre o quattro curve ti fa pelare il ginocchio per terra per poi cominciare a trovare il tuo passo. Con le gomme della MotoGP questo non lo fai e i piloti si abituano di conseguenza, il fatto che Razga sia già così veloce con le Michelin per me è incredibile. Poi quello che ha Toprak e agli altri manca è una cultura del sacrificio spaventosa, faccio un esempio oltre al fatto che gira sempre su qualunque circuito per migliorarsi: l'anno scorso Kenan Sofuoglu (il suo manager, ndr.), quando sembrava che Toprak si fosse un po’ montato la testa dopo il titolo gli ha tolto tutti i premi vinti con il mondiale. È tornato, tra virgolette, povero, e pensa soltanto a fare il pilota. Allo stesso tempo è uno che se gli chiedi una foto ti ringrazia tre o quattro volte. È una persona particolare, farebbe bene anche all’ambiente della MotoGP”.
L’unica perplessità è che per togliere il famoso ultimo decimo gli ci potrebbe volere anche un anno, ma un decimo in questa MotoGP fa tutta la differenza del mondo.
“È vero, difficile dire quanto ci vorrà. Però questo secondo me è un altro discorso, credo che la MotoGP abbia un po’ abbassato l’asticella per rendere il tutto più spettacolare. Le gare di moto non sono mai state così, con questi distacchi, non è che adesso corrono solo campioni e prima era pieno di somari. Una volta c'erano più possibilità di dimostrare il talento, sia per i piloti che per i preparatori. E quando non c’era il monogomma anche su quel versante”.
A proposito, in Superbike c’è un Alvaro Bautista che sembra imprendibile: fatta esclusione per una Superpole race vinta da Razgatlioglu si è portato a casa già 5 vittorie.
“Ormai è competitivo in tutto. Prima guidava fortissimo solo in determinate condizioni, adesso è sempre forte, anche nei sorpassi. Ha grande fiducia in sé stesso e nella moto, il pacchetto ha raggiunto il suo massimo”.
Quanto andrà avanti così? A fine dell’anno scorso non sembrava così convinto di continuare a lungo.
“Quando vinci è tutto più facile, molto probabilmente altri due anni li correrà ancora. Chi lo segue dice che si allena più adesso di quando correva in MotoGP. Oltretutto Alvaro sa bene che di avversari veri adesso non ce ne sono, ne ha due che però sono più fragili rispetto al 2022 e Razga… ci sarà ancora l’anno prossimo? Spero di sì, perché altrimenti torneremo ad avere una Superbike com’era quella dominata da Jonathan Rea. Questo a meno che Danilo Petrucci faccia qualcosa di clamoroso e si trovi una moto ufficiale, ma per ora credo che il dominio di Alvaro andrà avanti così quest’anno e il prossimo”.
Locatelli, Bassani e Rinaldi sembrano più in forma rispetto allo scorso anno. Che sensazione ti hanno restituito in questo inizio di stagione?
“Credo che i nostri abbiano davvero due palle così. Bassani va fortissimo e sia Locatelli che Rinaldi si sono guardati allo specchio senza cercare per forza un confronto col compagno di squadra. Sono piloti, questi, da cui mi aspetto un salto di qualità rispetto all’anno scorso. Entrare nei primi tre del campionato la vedo improbabile, perché se Jonathan Rea volesse fare il terzo potrebbe farlo a tutte le gare, ma lui vuole vincere e questo gli complica la vita. I nostri italiani dovranno ridurre il distacco dai primi tre”.
Tra una settimana la Superbike arriva in Olanda per il terzo round della stagione: cosa dobbiamo aspettarci?
“Dipenderà molto dalle condizioni climatiche, secondo me sarà un gran punto di domanda… che è la ragione per cui andrà seguita!”.
Parliamo della Sprint Race in MotoGP: in Superbike il format è ancora più serrato, tu che idea ti sei fatto dopo due weekend di gara?
“In tutta sincerità dico che più gare vedo e più sono contento, a me di vedere i piloti girare per i fatti loro importa meno. Se facessero quattro gare in un weekend io sarei felice. Poi capisco che il problema diventi loro (di piloti, meccanici…) per tutta una serie di ragioni e canto sono un po’ più critico per quanto riguarda l’aspetto tecnico. Se dovessi mettermi nei panni del telecronista della MotoGP, un mestiere che non è il mio, ed esprimere un parere, direi che queste gare sprint non permettono di sfruttare al meglio le possibilità del format. Vuoi i piloti vicini, esplosività, lotta e qualche leggera sportellata, invece siamo andati oltre: cadute, fratture, piloti fermi che non correranno. E secondo me ancora una volta c’è solo un motivo: le gomme”.
Michelin dovrebbe sviluppare una gomma ad hoc per la Sprint Race?
“Eh, dovrebbero offrire gomme performanti e quindi sicure dalla prima curva. In Superbike al primo giro vedi di tutto, e può piacere o meno ma quella è una gara spettacolare, combattuta. Però i piloti devono essere nelle condizioni di dare tutto in modo sicuro, altrimenti sono più quelli che porti in ospedale. In Supebike ci sono gomme che funzionano bene per la Superpole Race ed altre che si usano per la gara lunga. È vero che c’è anche una politica molto diversa, Michelin fa gomme artigianali per la MotoGP mentre Pirelli lavora con l’idea di creare un prodotto alla portata di tutti. Credo che Michelin dovrebbe fare un passo verso i piloti, e non il contrario. Perché loro, quando entrano in pista, pensano ad una cosa sola. E non è la solita (ride,ndr.)”
Con il nuovo format sono anche cambiati i carichi di lavoro. Pensi che alla fine si abitueranno un po’ tutti a fare di più, ad essere maggiormente sotto pressione e a dover trovare il tempo ad ogni turno?
“È normale che con l’introduzione del nuovo format ci siano state delle lamentele. Poi in realtà le cose si fanno, la Superbike sta in piedi con tre gare e a me la Superpole Race piace sempre molto, non penso che il problema sia quello. Anzi, facciamo un salto indietro negli anni: una volta c’erano le batterie di piloti, erano moltissimi e correvano con l'obiettivo di qualificarsi per la finale, se invece restavi fuori tornavi a casa. Poi rispetto alle prove in gara aumentano i rischi, però tutti hanno voglia di farne una, lo sport resta in piedi perché c’è voglia di confrontarsi con gli altri. Se ci pensi una volta i piloti correvano anche in più classi a weekend, e senza arrivare ad Agostini anche Freddie Spencer correva in due categorie: doppi turni, due qualifiche, due moto, due warm up, due gare”.
È vero, e soprattutto non se n’era mai parlato in questi termini. Vero è anche che adesso sono più ‘atleti' ed è tutto molto al limite.
“Sì, ma prima erano anche più pericolose le gare. Le 500 di una volta erano difficili, se pioveva non c’erano certo le rain di oggi - in Argentina hanno girato appena sei secondi più piano rispetto alle slick - quindi è un gigantesco passo avanti per le prestazioni ma anche per la sicurezza. Se cadevi era più facile spaccarti, c’erano le balle di paglia, i muretti… non la metterei giù tanto pesante, c’è una gara in più e la si porta a casa come stanno facendo giustamente i piloti. Poi è chiaro che oggi i piloti hanno meno tempo libero, una volta potevi fare il pilota per non andare a lavorare, adesso è impegnativo. Finite le gare - tante, troppe - hai gli impegni con gli sponsor, i social, cose così che non ti permettono di staccare”.
Chiudiamo con Marc Marquez: può ancora vincere il mondiale?
“È incredibile che anche senza andare alle gare riesca a far parlare più di tutti gli altri, lo trovo quasi preoccupante per la MotoGP. Quando tornerà farà bene al campionato, avendo vinto 8 mondiali è ancora un riferimento. Purtroppo la Honda non è competitiva e lo sviluppo è quasi fermo praticamente dal 2020. Ad essere sincero non lo vedo neanche nei primi tre a fine campionato, poi pensando alle sue sofferenze spero che qualche podio riesca a portarlo a casa. Ma quest’anno sono arrivati anche gli altri, come Bezzecchi a Bastianini, e gli equilibri sono cambiati. Marc non può più fare le sue magie, se non rischiando grossi errori che poi finirebbe per pagare sulla sua pelle”.