Alla fine la Champions Charity Race riservata alle leggende è stata un successo: organizzata da Eicma a scopo benefico, la gara di flat track che ha riunito campioni storici del motociclismo su pista e fuoristrada è andata in scena in un frizzante e soleggiato sabato pomeriggio, con il pubblico che ha riempito le tribune della pista costruita per l'occasione nello spazio fieristico Motolive, alle porte di Milano. Un torneo diviso in due gironi, quello dei sei pistaioli (Loris Capirossi, Marco Melandri, Carlos Checa, Troy Bayliss, Randy Mamola e Casey Stoner) e degli altrettanti fuoristradisti (Stefan Everts, Marco Belli, Cristophe Pourcel, Alessio Chiodi, Alex Puzar, Joel Smets). In ogni raggruppamento tre duelli ad eliminazione diretta (con un solo ripescaggio) hanno definito seminali e finali dei due tabelloni, rispettivamente vinti da un maestoso Troy Bayliss e da un ingiocabile Cristophe Pourcel (campione MX2 nel 2006). Troy e Cristophe alla fine si sono confrontati nella finalissima - la King Charity Race, strutturata con le stesse modalità delle precedenti fasi ad eliminazione, coi piloti impegnati in due manche di due giri ciascuna, con blocchi di partenza invertiti - che ha incoronato il francese, vincitore con quattro secondi di vantaggio sulla leggenda australiana (nonostante una pesante sbvatura su una cresta all'ultimissimo passaggio).
Risultato complessivo a parte, però, la manifestazione ha brillato grazie a diversi momenti amarcord: Capirossi e Stoner coi due tempi (Casey per la precisione in sella ad una Beta RX 350) che sfumacchiavano nostalgici in uscita di curva, Mamola quasi sessantacinquenne che come un ragazzino - con quel suo iconico casco rosso e lineare - si è messo in gioco senza sfigurare (è stato eliminato da Stoner al primo turno per soli tre secondi), Troy Bayliss col divertimento negli occhi e il sorriso innocente di chi voleva solo girare e godersela, quasi inconsapevole delle dinamiche di una competizione che l'ha visto assoluto protagonista, Andrea Dovizioso a bordo pista che - appositamente vestito in borghese - prendeva in giro i vecchi colleghi.
Gli occhi del pubblico sono stati ricoperti da una patina lucida sin da subito, quando al primo turno si sono sfidati Capirossi e Melandri, mentre dagli altoparlanti fluiva la telecronaca di Guido Meda (affiancato da Edoardo Vercellesi e Mauro Sanchini) e Rho Fieramilano sembrava improvvisamente il Mugello di qualche anno fa. Ha vinto Marco, che si è messo a ridere nel casco quando ha visto Capirex che, dalla parte opposta della pista, rischiava un clamoroso highside negli ultimi metri pur di recuperare lo svantaggio. Poi, mentre nel girone dei fuoristradisti Everts veniva fermato in semifinale da Pourcel e Puzar da Smets, Melandri prendeva parte ad un altro incontro dai contorni vintage con Bayliss e a Stoner capitava la stessa cosa con Checa. Nella prima seminale Troy si è imposto con qualche decimo di vantaggio sul ravennate, nella successiva Casey e Carlos hanno infiammato il pubblico dell'Arena Motolive di Eicma: il numero 27 si è aggiudicato la prima manche con sei decimi di margine sullo spagnolo, ma ha dilapidato il vantaggio nella seconda manche, quando le braccia urlavano di fatica (solo nelle ultime tre settimane, al netto della nota sindrome della stanchezza cronica di cui soffre, Casey ha potuto prepararsi fisicamente all'evento) e la sua Beta si metteva a bandiera al primo giro, prima di scaricare definitivamente a terra uno dei talenti più cristallini che il motociclismo abbia conosciuto a pochi metri dal traguardo. Poco male: Casey Stoner si è sfilato il casco e ha salutato il pubblico meneghino con il sorriso di chi è tornato a divertirsi, facendo ciò che gli riesce meglio.
Mentre la grinta di Carlos Checa nulla poteva contro la fluidità di Troy Bayliss nella finale dei pistaioli, tra i fuoristradisti (su una pista che, consumandosi, si riempiva di pietre, canali ed umidità, trasmormandosi in qualcosa di più simile al motocross) Pourcel segnava giri record (unico a scendere sotto ai trentasei secondi al giro) per sbarazzarsi di Smets. Nella finalissima dei Re, Troy scuoteva la testa di fronte alla potenza di Pourcel, ma sul podio riacquistava la convinzione che di sabato del genere - trascorsi tra vecchi amici e dosi di motociclismo allo stato puro - dovrebbero essercene molti di più.