Mentre la MotoGP si coccola nel lento avvicinamento al gran finale di Barcellona, gli addetti ai lavori riabbracciano la matematica e tornano studenti, nel tentativo di snocciolare la funzione statistica più originale da spiaccicare su un grafico per rappresentare le chances di titolo di Bagnaia e Martín. Danilo Petrucci ad Eicma ha optato per un diplomatico nonché sorprendente fifty-fifty, portando Pecco sullo stesso piano di Jorge nonostante i 24 punti di svantaggio. Fabio Quartararo ha puntato il 90% delle sue quote sull’attuale leader del Mondiale, il resto sull’italiano col numero 1 sul cupolino che, al momento, insegue.
Eppure serpeggia la sensazione che uno spiffero d’aria sia sufficiente per far precipitare dalla scrivania quei fogli intrisi di percentuali, calcoli, numeri e postulati. I Mondiali che si assegnano all’ultima domenica, nella storia del motorsport, hanno spesso visto le aspettative crollare di fronte ad un colpo di genio, ad una scorrettezza, ad un improvviso problema tecnico, alla pioggia che cade nel momento meno opportuno, alla giornata storta che potrebbe materializzarsi in un qualunque martedì di allenamento e invece decide di presentarsi proprio lì, nelle ventiquattr’ore che contengono la gara più importante della tua vita.
Così, mentre in Malesia Martín diceva che “una cosa che ho imparato è non avere fretta, non precipitarmi”, sminuendo il dispiacere per non aver trasformato il suo primo match point iridato, la sensazione è che a Barcellona vorrà davvero chiudere i discorsi prima di domenica. Totalizzare due punti in più di Bagnaia nella Sprint Race lo libererebbe anzitempo di un peso psicologico enorme, gli sbloccherebbe una domenica da affrontare con una leggerezza sconosciuta: il titolo mondiale in tasca, l’ultima gara con la Desmosedici senza la pressione del risultato, prima della festa al box Pramac al tramonto e in chissà quale locale delle ramblas alla sera.
Banale concludere che Bagnaia voglia e debba evitare tutto ciò: la gara breve del sabato, appuntamento che non ha esattamente gradito quest’anno (senza le Sprint Pecco si troverebbe a +24 sullo spagnolo), sarà uno snodo fondamentale del weekend del Montmelò, poiché arrivare davanti al numero 89 vorrebbe dire spostare la partita alla domenica. Significherebbe prolungare i tormenti di Martín, che non ha nascosto quanto gli ultimi weekend di gara siano stati dispendiosi sotto il punto di vista delle energie mentali. Dopo il Gran Premio del Giappone Jorge disse: “I fine settimana sono molto difficili, c'è molta pressione. È complicato, cerco di concentrarmi molto sulle mie sensazioni in moto. Quando scendi dalla moto c'è tanto rumore, ci sono tanti pensieri, tanti mal di testa, ma nel momento in cui scendo in pista, quella pressione scompare. Questo è l'importante. Se quella pressione prendesse il sopravvento, o quei pensieri prendessero il sopravvento, mi bloccherei e non saprei come andare in moto. Appena finita la gara ero molto più rilassato”.
A Sepang, non a caso, Jorge si è più volte sentito chiedere: “Hai dormito questa notte?“. “Ho dormito tutte le notti – la replica - normalmente tra domenica e lunedì non dormo bene perché sono troppo stanco”. Una risposta sorprendente, per certi versi preoccupante, perché non riuscire a prendere sonno per la stanchezza rende l’idea di quanto in questa MotoGP siano logoranti gli ultimi weekend di gara della stagione per un pilota che per la prima volta in carriera si trova a gareggiare con uno zaino sulle spalle che pesa come un titolo mondiale.
Eppure la maturazione di Martín nel 2024 si riflette proprio nella gestione molto più oculata dello stress e dei momenti caldi, fronteggiati con una pazienza nuova, figlia di un’attenzione volta a contenere istinti e pulsioni che gli anni scorsi aveva soglie di sbarramento più basse. “Una cosa che ho imparato è non avere fretta, non precipitarmi”, ha ammesso infatti a Kuala Lumpur, riferendosi a quella bagarre spettacolo con Pecco durata tre giri, a margine dei quali Martín ha sapientemente deciso di mollare la presa e mettere in cassaforte il secondo posto. Un duello che Bagnaia avrebbe volentieri portato avanti, sperando che Jorge cascasse (non necessariamente in senso figurato) nelle pieghe dell’agonismo, di una battaglia che non aveva bisogno di combattere.
Ma Martín non ha abboccato, e adesso ci si chiede quale possa essere la strategia di Pecco Bagnaia a Barcellona. Trascinare il rivale in un altro corpo a corpo? Opzione già esplorata senza successo, anche se ritentare non dovrebbe nuocere. Rallentare il ritmo della gara per portare Martín nelle fauci del gruppone? Complicato, perché presupporrebbe una superiorità velocistica netta di Pecco nei confronti di Jorge, premessa che ultimamente non si è verificata, in un mese e mezzo di trasferte asiatiche in cui sono stati loro due – insieme – a staccarsi dal resto della griglia di partenza. Giocare sporco e cercare il contatto? Non esiste niente di più lontano da Pecco Bagnaia. Sperare? Con 24 punti di svantaggio e 37 ancora a disposizione, sperare è un’alternativa più che lecita. Sperare che Jorge, nella pista in cui non ha mai vinto, imbocchi un paio di giornate storte, separate da una notte insonne. Lui, quel Pecco Bagnaia che quest’anno è andato in doppia cifra di vittorie (solo cinque piloti nella storia, oltre a lui, ci sono riusciti) ed è comunque costretto a sperare, intanto dovrà produrre un altro weekend perfetto. L’ultima settimana della MotoGP 2024 è appena cominciata.