Per chi ama la Formula 1, i due GP italiani sono più che semplici circuiti. Da un lato il tempio della velocità di Monza, con le sue curve storiche e i rettilinei che mettono alla prova i piloti e le vetture che devono tener conto della fedeltà data alla scuderia di Maranello, per non deludere le aspettative della gara, e dall’altro il ricordo tecnico, quasi spirituale di una pista dal disegno tortuoso come Imola, accompagnata da quel misto di sfida che tutti riconoscono senza ombra di dubbio.Da mesi si susseguono voci di un possibile abbandono di uno dei due, un’ipotesi che fa rabbrividire i tifosi, ma che, economicamente, inizia a sembrare sempre più probabile. Domenicali lo ha ammesso e lo ripete che entrambi gli eventi sono sotto contratto fino al 2025, ma il futuro è ormai troppo incerto. Eppure le emozioni pesano. Scegliere sembra impossibile: Monza è l’Italia intera, Imola è il passato, la memoria di Senna, il richiamo a una tradizione e prove di abilità di guida inevitabili. Ma questo sport è un mondo che gira sempre più attorno ai numeri: dai contratti miliardari dei team ai milioni di spettatori, ai milioni… di dollari. Perché le emozioni da sole non bastano più per assicurarsi un posto in calendario e lo abbiamo visto anche in passato con altri GP. E sotto la lente della FIA questa volta ci è finita l’Italia, che ha davanti una domanda al momento senza risposta: quale dei due è meglio? Sia Liberty Media che Stefano Domenicali hanno avviato le trattative, ma a che prezzo si rinuncia a una rispetto a un’ altra?
Secondo le ultime stime, il costo per mantenere un Gran Premio italiano si aggira sui 30 milioni di euro all'anno per ciascun circuito, una cifra considerevole, in rialzo rispetto agli attuali contratti. Non sorprende quindi il perché non ci si chieda più dell’aumento dei costi dei biglietti soprattutto a Monza, visto che questo incremento è giustificato. I numeri parlano chiaro: Monza da sola genera un guadagno di circa 40 milioni di euro grazie a oltre 336.000 spettatori, un dato che spiega chiaramente i motivi per cui il circuito brianzolo sia così centrale nelle decisioni. Gli investimenti recenti non vanno perduti, la storicità del tracciato viene protetta e il contributo monzese di circa 142 milioni di euro aiuta l’economia locale. Parliamo di un importo che vale più del doppio rispetto agli 85 milioni di Imola. Perché quindi rinunciare a questa importante fonte di entrate? Questo non solo offre un notevole vantaggio in termini di turismo e visibilità internazionale, ma rappresenta anche una considerazione cruciale per Liberty Media, che inevitabilmente pone Imola al secondo posto. Anche se entrambi i circuiti rivestono un ruolo fondamentale per l'identità del motorsport italiano, le spese di mantenimento per garantirne la permanenza sono estremamente elevate. Monza, ad esempio, richiede flussi continui di investimenti, almeno il 30% in più di Imola, ma riesce comunque a soddisfare le pressanti richieste della FIA. Il circuito emiliano invece, pur essendo un autentico gioiello storico, non si sostiene da solo e far correre le monoposto impone un peso finanziario considerevole sulle sue casse che nemmeno il prezzo dei biglietti, relativamente basso rispetto al tracciato lombardo, basta a alleggerire. In questo senso, Monza ha tutte le carte in regola per essere la favorita nel calendario.
Eppure il destino di Imola non è ancora segnato e con il contratto in scadenza nel 2025, c’è ancora tempo per trovare un accordo che salvi entrambi i Gran Premi. Del circuito di Enzo e Dino Ferrari non si ignora il valore, è una pista amata dai piloti per le sue caratteristiche uniche e potrebbe trovare davvero un sostegno all'interno della stessa FIA, che vi vede un’eredità importante. Tuttavia affetto e ricordi possano influenzare le decisioni, in Formula 1 si sceglie con la calcolatrice in mano. Il sacrificio sembra inevitabilmente destinato a colpire uno dei due circuiti in particolare, ma fino a quando la bandiera a scacchi non scenderà sul Gran Premio finale del 2025, i tifosi possono ancora nutrire la speranza di un colpo di scena che potrebbe cambiare le sorti di entrambi i tracciati.