I giovani piloti italiani della MotoGP dovranno saperci fare con le tardone. Il titolo in origine doveva essere questo, poi s’è deciso di cambiare perché, in effetti, già il titolo scelto in seguito è sufficiente a spiegare che si tratta di una battuta e, se vogliamo, di una provocazione. Ma anche dello specchio di qualcosa che accade un po’ ovunque, in tutti gli ambiti e gli ambienti del quotidiano: se sei giovane, in Italia, devi faticare di più e spesso con strumenti che altri hanno accantonato. Non stiamo a discutere se sia giusto o meno, non è certo questa la sede adatta, ma del fatto (che magari è solo una coincidenza) che anche in MotoGP quest’anno andrà così per Enea Bastianini, Luca Marini e Franco Morbidelli. Uno, l’ultimo, è pure vicecampione del mondo, ma non è bastato per tirarlo fuori da una sorte che è toccata anche agli altri due, che invece sono esordienti.
A guardare griglia e schieramento del prossimo mondiale, infatti, ci si accorge che i tre (che paradossalmente vivono anche molto vicini: due a Tavullia e uno a Rimini) saranno gli unici con moto dell’anno precedente. E’ vero: il regolamento non ha consentito grosse modifiche e probabilmente le differenze con le 2021 non saranno enormi, ma di fatto nessun altro correrà con moto vecchie. Recentemente Honda ha annunciato che anche Takaaki Nakagami avrà la stessa versione della RC213V di Marc Marquez, Pol Espargarò e Alex Marquez, con quattro moto identiche anche se vestite con i colori di due team differenti. Stessa scelta l’ha operata anche KTM già dall’inizio del mondiale scorso, quando si è assicurata l’accordo con Danilo Petrucci. Quest’ultimo e Iker Lecuona, infatti, guideranno due RC16 uguali a quelle del team ufficiale, avendo la possibilità di “lottare ad armi pari” con Miguel Oliveira e Brad Binder.
Ducati, infine, non è stata da meno, visto che anche il Team Pramac potrà mettere a disposizione di Johann Zarco e Jorge Martin due Desmosedici come quelle factory di Jack Miller e Francesco Bagnaia. Per l’azienda italiana non era ipotizzabile che le moto 2021 fossero addirittura sei e i piloti del Team Avintia dovranno accontentarsi della moto con cui Johann Zarco ha fatto benissimo l’anno passato (Tito Rabat decisamente meno). Per Luca Marini ed Enea Bastianini, quindi, un mezzo meno aggiornato, ma non per questo meno competitivo. Lo pensa anche Valentino Rossi, che in una recente intervista si è detto convinto che la Desmosedici è oggi una moto più che buona e che, quindi “Bastianini e Marini potranno fare bene sin dal primo anno. L’impatto con la MotoGP –ha aggiunto Rossi – è forte per tutti, ma Luca ed Enea finiranno in un buon team e avranno a disposizione una buona moto”.
Non un gran problema, almeno a detta di Valentino Rossi, il fatto che le due moto di cui si parla non conteranno sugli ultimi sviluppi portati da Borgo Panigale. Viene da chiedersi se sarà lo stesso anche per l’altro pilota che dovrà accontentarsi del materiale vecchio: Franco Morbidelli. La sua Yamaha Spec A, nonostante le insistenze ammesse anche da Razlan Razali, non sarà rimpiazzata da una più fiammante 2021, ma come si bisbiglia da tempo nell’ambiente non è affatto detto che sia un male. Yamaha, infatti, nella passata stagione ha perso letteralmente la bussola nello sviluppo delle due M1 ufficiali e Morbidelli con la vecchia moto ha invece saputo imporsi. Resta il fatto, però, che uno sforzo in più da parte di un colosso come Yamaha poteva essere compiuto, se non altro per tenersi al pari degli altri (Aprilia e Suzuki escluse, che però non hanno un secondo team) e per dimostrare di credere in un ragazzo che, a dispetto dell’età, ha saputo far fruttare le minori risorse (in termini di moto e materiali) fino a conquistare il titolo di vice campione del mondo.