L’ondata autunnale di nuovi casi di Coronavirus sta bussando forte in Europa, a cominciare dalla Francia dove ieri sono stati registrati 16.000 casi, il numero più alto di sempre mai raggiunto dai cugini d’oltralpe. In Francia, nello specifico a Le Mans, la MotoGP correrà l’11 ottobre. In Spagna, invece, il record di contagi è quello europeo, con 700mila casi fatti registrare dall’inizio della pandemia. In terra iberica, a 400 chilometri da una Madrid sotto un nuovo lockdown, si correrà il doppio appuntamento di Aragòn il 18 ed il 25 ottobre. Nella MotoGP il virus è già arrivato, in primis ad uno sfortunatissimo Jorge Martin: il pilota del Team Ajo si è probabilmente giocato il titolo della Moto2 (per il quale era il grande favorito) a causa del Covid19, ma non è il solo. Ora che lo spagnolo può tornare in pista si sono aggiunti altri 5 positivi reduci dalla doppietta di Misano: nello specifico si tratta di due uomini della Dorna e di tre meccanici, fortunatamente asintomatici, i quali dovranno rimanere in quarantena e non potranno prendere parte al prossimo Gran Premio. La domanda quindi sorge spontanea: se a marzo il mondiale non è (giustamente) partito, cosa potrebbe impedire all’organizzatore di fermare il circus con qualche gara d’anticipo rispetto al calendario ufficiale? Nulla. La verità è che, per quanto sarebbe triste, nessuno potrebbe opporsi ad una decisione simile.
La MotoGP non è fatta soltanto di piloti che, come ci insegnò Troy Bayliss, darebbero una falange del mignolo per correre una gara. Ci sono i meccanici, gli addetti stampa, i trasportatori, i media, gli organizzatori e tutti gli altri. Persone che avrebbero l’insindacabile diritto di starsene a casa, senza rischiare né un dito né tantomeno il coronavirus. Ma cosa succederebbe se il mondiale dovesse interrompersi bruscamente?
Vincerebbe chi ha più punti…
Il titolo andrebbe al pilota con più punti al momento dell’annuncio, come se venisse esposta la bandiera rossa dopo i tre quarti di gara utili ad ufficializzare il risultato. Sarebbe brutto per gli appassionati, ma anche per i piloti. Il primo a rimanerci male probabilmente finirebbe per essere proprio chi ha vinto: il mondo delle corse non gli riconoscerebbe mai del tutto il risultato, anche considerando il distacco che divide i primi piloti in classifica. Vincere senza Marquez è vincere davvero (checché ne dica Alberto Puig), farlo senza correre tutte le gare in programma è già diverso.
Per i team una seconda, profondissima, crisi
Saltare i GP è un grande dispiacere per gli appassionati, ma è anche un enorme problema finanziario per i team indipendenti, che siano impegnati in MotoGP o nelle altre categorie. Gli sponsor pagano affinché i loghi delle loro aziende si vedano in gara, magari nelle posizioni che contano, e non è un mistero che gli sponsor siano tra le prime fonti di sostentamento dei team. Niente gara, niente soldi. La Dorna, quando il paddock si è dovuto fermare da marzo a luglio, ha svolto un grande lavoro per tutelare le squadre meno solide in termini economici, ma non è scontato che possa farlo una seconda volta.
Ripartire sarebbe ancor più complicato, specialmente per Marquez
Lo sviluppo dei motori è stato congelato per tutto il 2021 proprio per permettere alle squadre di contenere le spese ed aggiustare il bilancio di fine anno. Niente più gare però significherebbe anche niente più test, o comunque un’importante riduzione delle occasioni utili a provare nuove soluzioni ciclistiche ed aerodinamiche. Il primo a rimanere danneggiato da questa situazione sarebbe Marc Marquez, che in questi giorni è a colloquio con i giapponesi per stabilire un programma di test in gara da svolgere durante le ultime gare della stagione.
Meno sicurezze per il 2021 significa meno investimenti e meno qualità
Investire nella MotoGP, che tu sia una Pay TV come Sky o un servizio Streaming come DAZN, è un impegno gravoso. Dorna si assicura la maggior parte dei propri introiti attraverso la vendita di diritti TV, e lo fa in tutto il mondo. Logicamente i guadagni provenienti da un paese come l’Italia o la Spagna sono ben superiori rispetto a quelli garantiti da paesi meno legati alla MotoGP, dove i tifosi sono pochi e le gare vengono trasmesse in chiaro. Se il 2020 del motomondiale dovesse chiudersi in anticipo, per Carmelo Ezpeleta diventerebbe ancor più complicato sedurre clienti meno affezionati a questo sport. Meno soldi per Dorna, meno soldi per i team. A queste problematiche se ne aggiungerebbero tante altre, magari meno evidenti ma ugualmente destabilizzanti per chi lavora nel paddock. Certo è che davanti a questo scenario le diatribe sulla regola del verde, sulle gomme e sulla Safety Commission sono acqua fresca. A noi non resta che goderci il GP di Catalunya come se fosse l’ultimo dell’anno, cosa che faremo anche per le altre 5 gare della stagione.